Dai 6 mesi in poi per i genitori comincia il delicato periodo dello svezzamento. Compito del genitore è accompagnare il figlio ad essere autonomo e sostenersi adeguatamente da un punto di vista alimentare.
Ma spesso la tavola si trasforma in un ring, un luogo perfetto per il bambino “per avere il coltello dalla parte del manico”. Ricatti, scenate, sfide e dispute all’ultimo boccone sono una palestra privilegiata per i piccoli tiranni.
Le regole da dare ad un figlio in questa fase sono 5
- mangiare senza farsi imboccare
- mangiare tutto ciò che c’è nel piatto
- non giocare col cibo
- mangiare tutti i cibi, anche quelli meno graditi ma importanti per la nutrizione
- non alzarsi da tavola prima di aver finito
La qualità più importante per il genitore in questa fase è la “santa pazienza”. Gentilmente e in modo fermo devi accompagnare il bambino ad acquisire nuove abitudini sane.
Ma cosa fare quando le cose vanno storte e il bambino inizia una escalation di capricci?
Bisogna intervenire subito, perché spesso i piccoli capricci non risolti in questa fase possono sfociare in disagi grandi e in veri disturbi alimentari.
Solitamente il genitore ricorre a 3 soluzioni fallimentari.
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La prima è l’esortazione. Che va dalle sfumature soft (“dai su, per favore mangia”), al ricatto emotivo (“ti prego fallo per la mamma”) all’autoritarismo (“mangia e zitto!”)
La seconda strategia fallimentare è la “corruzione”. “Se finisci di mangiare ti porto alle giostre”. “Se mangi ti regalo un videogame.” Molto diffusa come usanza educativa ma altrettanto deleteria per la crescita.
Terzo tentativo fallimentare è il “fare confronti”. “Vedi tua sorella come è brava, lei mangia invece tu sei monello.”
Ma tutto ciò porta ad una esasperazione del problema e ad un vero e proprio braccio di ferro col bambino ostinato. Il pargolo diventa pian piano un vero artista della provocazione.
Inoltre viene a mancare la sensazione di piacere collegata al cibo ed emergono le difficoltà ad autoregolarsi e conoscere i segnali di fame e sazietà.
Vediamo 3 strategie utili che puoi adottare per risolvere il problema.
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- Evita ogni forma di forzatura a mangiare. Più forzi il bambino e più passa il messaggio che lui mangia per te e non per sè. Questo lo deresponsabilizza e sposta la questione su un piano di potere. Inizia a non forzarlo più e tieni a bada la tua ansia: non morirà di fame, te lo assicuro.
- Evita di parlare del problema. Più parli del problema e più lo ingigantisci. Finora l’argomento centrale di tutta la famiglia è stato solo questo? E’ ora di finirla! Non parlarne più con il bambino e neppure coi familiari. Se ti chiedono qualcosa in merito…sorvola e cambia argomento.
- Vieta per ottenere. Comincia a tenere un po’ a digiuno il bambino, facendogli porzioni minime. Esponi cibi succulenti ma vieta di farglieli mangiare, dicendo che sono “solo per grandi”. Se il bambino fa capricci per sedersi a tavola, vietagli di sedersi dicendo che “la tavola è solo per chi ha fame”. Fagli venire l’acquolina in bocca, ma non concedere il cibo. Queste piccole crudeltà hanno lo scopo di ribaltare la situazione. Il bambino si inizia a ribellare a queste nuove regole e acquista appetito.
Ovviamente i genitori devono essere fermi, uniti e sereni nel loro intento. E’ utile farsi seguire da un bravo Psicologo, perché ogni situazione è diversa.
Ricorda di esporre le 5 regole di cui sopra e di farle rispettare. Inoltre, quando tuo figlio si decide a scendere a patti, non cedere immediatamente, ma molto gradualmente concedi il cibo, quasi fosse una conquista.
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In questo modo la situazione può tornare alla normalità e il cibo tornare ad essere un piacere, un modo di stare insieme, qualcosa di normale che fa sentire grandi e autonomi.
Fammi sapere come va con tuo figlio, lascia il tuo commento e raccontami la tua esperienza.
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Ciao e Buona Vita!
dr. Roberto Ausilio
Psicoterapeuta
www.robertoausilio.it