Da bambini siamo affascinati dalle fiabe, da adulti grazie al cielo spesso continuiamo a esserlo. Le fiabe raccontano i futuri possibili, sperati e desiderati. Gli scenari che possiamo creare sono infiniti, i personaggi temibili e pericolosi o dotati di poteri magici, sempre usati per trasformare il “reale”. Le fiabe sono narrazioni che parlano all’inconscio, con la crescita spesso perdiamo la dote e il talento di raccontare in un modo diverso dal solito il nostro passato, ricordi e memorie si cristallizzano in luoghi pericolosi abitati dalla certezza, da credenze solide, scolpite, come muti abitanti del nostro mondo interno.
Il nostro futuro assume caratteristiche di necessità, evidenza e incontrovertibilità, con questi poteri ci incalza, alimentando narrazioni e futuri possibili, spesso certi nell’insuccesso e nel fallimento. Così succede che i nostri – apparenti- alleati, solidi e immutabili: i pensieri su di noi e sul mondo, iniziano a parlarsi tra di loro, e attraverso strane alchimie a trasformarsi in certezze ancora più potenti delle loro forme semplici, non aggregate. Questo può succedere se non coltiviamo con familiarità, attitudine, volontà e disciplina la competenza di costruire racconti alternativi su noi stessi, sulla nostra famiglia di origine, sulle nostre attuali relazioni, sul futuro che ci attende.
Immaginate di essere in una stanza con tre porte davanti, se apriamo quella centrale, il nostro futuro sarà alimentato dagli attuali ingredienti che tengono vive le nostre credenze e i nostri pensieri, se aprite una delle altre due potrete portare con voi due doti desiderabili, magari osservate in un amico o in un collega. Quali sono queste due doti, questi talenti, queste abilità? Intraprendenza e creatività le meritate solo per aver deciso di non aprire la porta centrale, buon lavoro a scegliere le altre. Aprire la porta della possibilità.
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