Spesso in studio da me arrivano persone, più o meno giovani, nella più totale confusione esistenziale e, una volta sedute, mi dicono:
“Dottoressa, non so nemmeno da dove cominciare. La mia vita non ha senso e forse non l’ha mai avuto. Devo trovarlo altrimenti vivere così è un’agonia“.
Così come ho il ricordo nitido delle parole di un amico che odiava il suo lavoro ritenendolo una vera e propria croce. Mi diceva: “Quando mi sveglio al mattino per andare a lavorare il primo pensiero è “Che-palle”… e quando la sera mi stendo a letto con l’idea che il giorno dopo dovrò riaffrontare quello schifo di ambiente il giorno seguente, il pensiero è nuovamente “Che-palle“.
Come si fa a vivere – bene – a queste condizioni?
Così ho pensato alla mappa dell’”ikigai” di cui stranamente, fino a questo momento, non avevo mai scritto.
IKIGAI è un concetto giapponese spesso tradotto nelle formule “ragion d’essere” o “motivo di vita”, traduzione alla quale si arriva unendo i termini iki, che significa “vita”, “esistenza”, e gai, ovvero “scopo”, “motivo”, “ragione”. Con questo termine i giapponesi fanno quindi riferimento a ciò che ci fa alzare le mattine, al fuoco, all’energia che sentiamo dentro quando facciamo qualcosa che dà senso alla nostra vita stessa.
Trovare il senso della propria vita è fondamentale, anzi, VITALE.
Non averlo significa sacrificarsi ad una vita piatta, spenta, faticosa, costringersi a trascinarsi durante le proprie giornate aspettando semplicemente che i giorni passino.
Qual è il senso della tua vita, il tuo ikigai?
Il proprio senso della vita è un incrocio fra diversi aspetti:
- la PASSIONE: ciò che si ama fare e nella quale si è particolarmente bravi o dotati
- la PROFESSIONE: ciò in cui si è bravi a tal punto da essere pagati per farlo
- la MISSIONE: ciò in cui si è bravi e di cui il mondo ha bisogno
- la VOCAZIONE (in alcuni schemi si trova anche come “gratificazione”): ciò che risulta utile agli altri e che viene apprezzato e remunerato.
L‘ikigai non è quindi equivalente ad un unico, singolo aspetto della propria vita, ma corrisponde alla risultante di tutti questi diversi aspetti, passione-professione-missione-vocazione, e proprio per questo non è facile da trovare.
Presuppone, infatti, che la persona sappia riconoscere:
- cosa ama fare
- in cosa è particolarmente brava
- in cosa quella sua dote è meritevole al punto da essere retribuita
- quale sua attività risponde ad un bisogno della comunità
Come scoprire il proprio ikigai?
Una buona strategia, anche solo per avvicinarsi al pensiero del proprio ikigai, è di fermarsi e riflettere, ovvero flettere, piegarsi indietro, pensare a se stessi e alla propria vita.
Alcune domande possono esserti di aiuto come guida in questa ricerca.
Prendi un foglietto e una penna. Fallo ora. Non rimandare.
Non aver paura di lasciare il foglio in bianco e di fare i conti con la frustrazione del “Oddio! Come sono messo/a!”. Questo è il nostro start, il nostro punto di partenza: spaventerà sempre finché non si assume in se stessi il coraggio per affrontarlo.
Ora fatti queste domande e rimani in silenzio, in ascolto di ciò che viene fuori da te, in uno stato di totale serenità e accoglienza di quanto può emergere… o far fatica ad emergere. Lascia il giudizio fuori dalla porta: in questo momento non ti aiuterebbe e sarebbe solo di ostacolo alla tua ricerca.
- QUAL È LA COSA CHE PIÙ DI TUTTE AMI FARE? (Cantare? Disegnare? Cucinare? Scrivere? Fare conti? Occuparti delle piante? Aggiustare motori? Curare le persone?)
- IN QUALI ATTIVITÀ SEI BRAVO/A E PENSI DI POTER MIGLIORARE ANCORA DI PIÙ SENZA PARTICOLARI FATICHE?
- IN COSA SEI GIÀ BRAVO/A A SUFFICIENZA AL PUNTO DA POTER ESSERE PAGATO/A? (Se non sono brava a cucinare difficilmente mi farò pagare per una porzione di lasagne, così come se non sono brava a insegnare, difficilmente mi metterò a dare ripetizioni agli studenti).
- COME POTRESTI AIUTARE GLI ALTRI E RENDERE IL MONDO UN POSTO MIGLIORE?
Aiuto quindi Sono.
Come hai potuto notare, l’aspetto del contribuire a rendere il mondo migliore, non è assolutamente secondario rispetto agli altri. Io posso rispondere in maniera soddisfacente alle prime 3 domande, ovvero posso avere delle grandi passioni ed essere pagato/a per quello che so fare bene, ma se nella vita non faccio qualcosa che possa aiutare gli altri e procurare un beneficio alla comunità, io non mi sentirò mai davvero realizzato.
Anche Anthony Robbins, leader americano nella formazione, ha posto l’accento su questo aspetto tanto da definirlo il sesto e più alto bisogno dell’essere umano (tra pochi giorni pubblicherò un articolo sui bisogni fondamentali dell’essere umano!).
Contribuire ci fa stare bene e aumenta il benessere globale.
Prenditi tutto il tempo che necessiti per dare una risposta a queste domande. Non avere fretta.
La ricerca del proprio ikigai richiede tempo e pazienza.
Trascriviti quelle domande sul foglietto e lascialo in parte al letto, sul tuo comodino. Quando apriamo dei file mentali, il nostro inconscio rimane su quelli e cercherà in tutti i modi di darci delle risposte.
Datti un tempo ma comincia. Quando inizi a darti delle risposte, attivati per concretizzare i tuoi pensieri o anche solo per scoprire quali sono le tue passioni e le cose che ti potrebbe piacer fare.
Non c’è mai una scadenza alla realizzazione di sé.
La tua potrebbe cominciare adesso.
© DR.SSA ILARIA CADORIN
Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto
www.ilariacadorin.com
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