Dopo la sentenza storica del 26 Giugno in difesa dei diritti degli omosessuali, ecco alcune ricerche psicologiche che sostengono questo grande passo.
Ormai è legge: con la sentenza della Corte Suprema del 26 Giugno i matrimoni omosessuali sono finalmente diventati legali negli Stati Uniti, nessuno escluso. I tempi cambiano, le persone anche e la Storia ha assistito all’evolversi delle opinioni e dei pregiudizi in merito.
Il rapporto tra psicologia e omosessualità è sempre stato un po’ controverso, basti pensare che fino al 1974 il DSM-III (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), aveva definito l’omosessualità a tutti gli effetti malattia. Da quel momento in poi solo l’omosessualità che non era accettata dal soggetto era definita disturbo, in quanto l’individuo fisicamente e “forzatamente” era indotto ad avere una preferenza omosessuale. Solo nel 1997 l’American Psychoanalytic Association (APA) decideva di escludere definitivamente l’omosessualità dall’elenco dei disturbi mentali.
Oggi la situazione è totalmente cambiata. Vaste ricerche hanno argomentato che un bambino cresciuto con genitori omosessuali, non sarà danneggiato in nessun modo e il suo benessere non sarà compromesso. La più grande ricerca fatta sull’argomento è quella di Melbourne nel 2012 su 315 genitori e su 500 bambini tra zero e diciassette anni, con l’obiettivo di misurare il loro stato di salute, ossia il loro benessere fisico, mentale e sociale: ha concluso che i bambini che hanno genitori omosessuali sono in media più felici e sani. Inoltre nel 2013 l’American Academy of Pediatrics (AAP) ha pubblicato un documento fondamentale per gli steps successivi in cui esplicitava: le conclusioni di una ricerca del 2006 i cui risultati sono riassumibili così «Adulti coscienziosi e capaci di fornire cure, siano essi uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori», inoltre ha affermato che dopo ben 30 anni di ricerche si è assodato che l’essere cresciuti da genitori lesbiche e gay non danneggia la salute psicologica dei figli e che «Il benessere dei bambini è influenzato dalla qualità delle relazioni con i genitori, dal senso di sicurezza e competenza di questi e dalla presenza di un sostegno sociale ed economico alle famiglie».
John Bowlby, famosissimo per la Teoria dell’attaccamento, esplicita che un bambino ha necessità di una figura di attaccamento a cui già dalla fine del primo anno di vita darà preferenza. Tradizionalmente il prototipo della figura di attaccamento è la mamma, che rappresenta il nido, la protezione, la sicurezza, mentre il padre è visto come appoggio per la madre e punto di riferimento per il bambino e detentore del controllo dell’equilibrio nel contesto familiare. Ma in quante famiglie i ruoli sono invertiti? Tantissime. Ne deriva che l’aggettivo “tradizionale” per descrivere una famiglia non è più al passo coi tempi, non si inserisce infatti in un contesto più ampio: tradizione significa consuetudine, abitudine, e ciò che è tramandato da generazione in generazione, lontana dal cambiamento. Una figura di attaccamento può essere un padre o una madre, insomma chi da una base sicura al piccolo, tutto qui. Famoso è l’esperimento sui piccoli di macaco del dottor Harry Harlow che, alla madre-surrogato fatta di fili di ferro che li nutriva, preferivano la madre fatta di pezza, soffice e calda che non li nutriva in alcun modo: il bisogno affettivo era più importante di quello nutrizionale. E così è per i piccoli di uomo.
Da quando siamo piccoli siamo abituati a discernere ciò che è buono da ciò che è cattivo secondo degli schemi sociali che sempre più ci influenzano grazie ad esperienze, a ciò che osserviamo e a ciò che ci viene detto. L’idea che l’amore sia prerogativa della coppia uomo-donna è ciò che abbiamo imparato, per cui un bambino trova difficoltà nell’immaginare un amore “diverso”. È da questo che derivano le paure di chi resta perplesso di fronte all’argomento della omosessualità tanto dibattuto: “Un figlio di omosessuali potrebbe essere discriminato, potrebbe essere diverso dagli altri bambini perché cresciuto in un ambiente diverso” è l’opinione comune. Ciò che prima vi ho raccontato è la prova che non esistono “ambienti diversi” secondo un parametro omo o etero ma solo ambienti sicuri, protetti e adeguati o meno. Abbattiamo gli stereotipi, l’unica cosa di cui dovremmo spaventarci è un modo di vedere le cose fin troppo tradizionale.
Cinquanta anni fa, fuori dai locali di New York, in vetrina, c’erano cartelli che precisavano “If you are gay, go away”, erano i tempi delle prime manifestazioni in difesa (e contro) i diritti degli omosessuali. Oggi Obama proclama “Love is Love” e il 26 Giugno la facciata della Casa Bianca si è colorata in nome del matrimonio omosessuale: “If you are gay, don’t go away”.