I videogiochi sono un tema ancora piuttosto controverso nella nostra società. Guardando la televisione, navigando su internet, o leggendo i giornali, osserviamo come ormai sia presente una strana ambivalenza.
Da un lato infatti vediamo come l’industria dei videogiochi abbia ormai raggiunto un impatto paragonabile alla ben più nota industria del cinema. Le riviste e i canali televisivi sono invasi da pubblicità di ogni tipo sulle console di ultima generazione, o sull’ultima avventura, sparatutto, o gioco sportivo più in voga del momento. Dall’altro però sono ancora ben presenti le critiche rivolte a questo tipo di intrattenimento, non ultima quella di Donatella Marazziti, docente di psichiatria a Pisa, e Mario Campanella, presidente di Peter Pan onlus, che in una nota congiunta, rilasciata in merito alla vicenda di violenza avvenuta a Napoli quasi due settimane fa, affermano che “i bulli vengono nutriti dai videogiochi violenti e dalla totale assenza di sanzioni”.
Quindi, chi ha ragione? I produttori e i sempre più numerosi videogiocatori, che da anni cercano di emanciparsi e di vedere la loro passione riconosciuta come una normale forma di intrattenimento, o l’altrettanto nutrita schiera di oppositori, convinti che l’intrattenimento elettronico sia alla base di comportamenti antisociali e violenti? A quanto pare, come spesso accade, la verità sta nel mezzo.
Un recente studio condotto da Andrew Przybylsky e colleghi, presso l’Oxford Internet Institute, sembra suggerire che un uso moderato di videogiochi può avere degli effetti positivi sullo sviluppo dei bambini. La ricerca, pubblicata sulla rivista Pediatrics, ha coinvolto circa 5000 ragazzi di età compresa tra i 10 e i 15 anni, di entrambi i sessi, provenienti da diverse scuole del Regno Unito. Ai partecipanti è stato chiesto quanto del loro tempo fosse impiegato giocando ai videogiochi. Inoltre, hanno risposto anche a domande riguardanti il loro livello di soddisfazione generale, l’iperattività e i disturbi dell’attenzione, l’empatia, e il loro rapporto con i coetanei. I risultati mostrano come tre bambini su quattro giocavano ai videogiochi tutti i giorni, e che coloro che passavano più della metà del proprio tempo libero giocando mostravano un livello di adattamento inferiore rispetto a quello mostrato dagli altri bambini. Quindi i critici hanno ragione? In realtà, non è così semplice. Se da un lato infatti i risultati hanno mostrato come un uso eccessivo dei videogiochi sia legato ad un maggior numero di problematiche legate all’adattamento, i bambini che giocavano ai videogiochi per meno di un’ora al giorno (ovvero per circa un terzo del proprio tempo libero giornaliero) mostravano i livelli più alti di socialità, e rispondevano più frequentemente degli altri di essere soddisfatti della propria vita. Inoltre, sembra avessero anche meno problemi nel gestire i sentimenti negativi e nello stringere amicizie, e mostravano minori livelli di iperattività, sia rispetto ai bambini che avevano risposto di giocare ai videogiochi per più della metà del loro tempo libero, sia rispetto a quei bambini che avevano risposto di non giocare affatto.
I risultati sembrano quindi indicare che i bambini che giocano per circa un’ora al giorno mostrano di essere meglio adattati e di avere minori problemi di condotta rispetto a coloro che non hanno mai giocato ai videogiochi e a coloro che giocano per molto più tempo.
In ogni caso, gli autori hanno specificato che l’influenza dei videogiochi sui bambini resta comunque piuttosto limitata, soprattutto se comparata a fattori più “duraturi” come il far parte di una famiglia sana e stabile, l’avere delle buone relazioni con i propri coetanei, o vivere in un contesto di deprivazione. Secondo Przybylski, “ulteriori ricerche devono essere condotte per comprendere quali sono gli attributi specifici dei videogiochi che li rendono benefici o, al contrario, nocivi. Sarà anche importante identificare come i contesti sociali, come la famiglia, il gruppo dei coetanei, o la comunità determinano il modo in cui i videogiochi influenzano i giovani.”
Lo studio condotto da Przybylsky e colleghi ha certamente il pregio di offrire un punto di vista diverso nei confronti dei videogiochi, i quali rappresentano uno dei mezzi di intrattenimento più popolari tra i giovani, e sono troppo spesso analizzati attraverso una prospettiva demonizzante.