Un figlio quando è piccolo ha una valanga di necessità e scarsissime risorse per soddisfarle. I suoi genitori sono gli unici in grado di aiutarlo.
Se i genitori sono presenti e aiutano il figlio a soddisfare i suoi bisogni, a scoprire piano piano la vita, allora diventano i modelli da seguire più importanti.
Quando i genitori sono assenti, il bambino prima e l’adolescente poi, cerca di colmare quel vuoto con i legami che pesca a caso dall’ambiente che lo circonda – la scuola, gli amici, lo sport – in questo caso i genitori devono solo sperare che vada tutto bene.
Quello che accade dentro le mura domestiche forgia il carattere e la personalità del bambino
La prima cosa che un bambino impara è imitare gli altri. Gran parte della prima fase dell’ apprendimento consiste proprio in questo.
Gli “altri” più importanti per lui sono la mamma e il papà. Il bambino non si limita a osservare le loro azioni e i loro gesti, osserva anche i loro stati emotivi. I bambini sono molto più bravi degli adulti a percepire se qualcosa non va, se ne accorgono subito.
Allora in una famiglia dove tra papà e mamma c’è una forte tensione, ansia, rabbia, tristezza, il bambino imparerà a esperire queste emozioni, le farà sue e anche da adulto farà molta fatica a liberarsene. Al contrario, in una famiglia dove anche nelle difficoltà regna l’armonia, il bambino imparerà a reagire positivamente alle avversità. Perché in fondo nessuno ci obbliga a buttarci giù appena qualcosa non va come desideriamo.
L’assenza lascia il bambino in balia di se stesso
Esiste una terza possibilità, quella in cui nessuno bada al bambino oltre il minimo necessario al suo sostentamento. In questo caso lui è costretto a cercare altri modelli, ne ha bisogno perché ancora non sa come funziona la vita ed è ancora troppo piccolo per inventare un modo di rispondere al mondo esterno.
L’assenza di riferimenti lo lascia in balia della sorte perché appena conoscerà il mondo esterno, cioè andrà all’asilo, cercherà dei riferimenti per sopperire all’assenza dei genitori.
Non è detto che vada male, magari la maestra diventa il suo modello e lui diventa un grande studioso nel tentativo di emularla. Ma non è nemmeno detto che vada bene, magari una volta adolescente il modello diventa un suo amico desideroso di spingere il suo corpo al limite attraverso l’uso di alcol e droghe.
Se i genitori non stabiliscono un contatto con il bambino finché è piccolo, lui una volta cresciuto non avrà alcun motivo per ascoltare quello che gli dicono.
Due regole per educare bene i figli
#1 Essere presenti non significa soddisfare tutti i suoi capricci
La presenza dei genitori passa spesso attraverso i limiti che impongono. Perché un figlio non sarà mai il complice di sua madre o sua padre, sarà sempre qualcosa d’altro, qualcosa spesso in contrasto. Quello che non deve mai mancare tra genitori e figli sono la fiducia e il rispetto, non la complicità.
Come durante una partita dove si commettono e si subiscono falli, si mente sulle rimesse laterali e si rubano calci d’angolo ma alla fine ci si stringe la mano e si ritorna amici. Anche nella vita i genitori mentono ai figli e i figli mentono ai genitori, è normale perché in fondo si gioca in squadre diverse. L’importante è che arrivi il momento di incontrarsi e ridere insieme.
#2 Pazienza ed emozioni
L’unico modo per contrastare la frenesia di un bimbo che cresce è il suo opposto, cioè la calma. Più urli contro un bambino è più lo carichi, come una molla pressata dalla forza della mano, pronta a saltare non appena la mano si sposta.
L’unica cosa che puoi fare è ascoltare, parlare, capire e far capire. Tutt’altro che semplice, tutt’altro che inutile.