I disturbi nell’ eta’ evolutiva

Nella pratica clinica quotidiana si possono presentare diverse tipologie di bambini, ognuno deve essere accolto e considerato nella sua unicità, come figlio di quei genitori, e inserito in quel contesto scolastico, con quelle insegnanti e quei compagni di classe.

Ogni bambino si presenta con la sua particolare modalità di reagire alle frustrazioni e agli eventi stressanti e avrà il suo modo di esprimere un disagio che sta vivendo e un suo modo per comunicarlo a noi clinici e ai propri genitori.

Ma come si possono classificare i disturbi in età evolutiva?

 

Ci sono gli #disturbi esternalizzanti: sono quei disturbi che si presentano quando il bambino rivolge il suo disagio all’ esterno attraverso agiti che rappresentano una difficoltà a modulare la rabbia e la frustrazione. Le principali caratteristiche sono: pretesa che i propri bisogni vengano sempre prima di quelli altrui, opposività e trasgressione, aggressività per riuscire ad ottenere ciò che si vuole.

Riferendoci alle categorie diagnostiche ufficiali, i principali disturbi esternalizzanti sono: disturbo da deficit di attenzione e iperattività, disturbo oppositivo-provocatorio, disturbo della condotta

Quando ci si trova di fronte a questi bambini, siamo in presenza ad una difficoltà da gestire su più fronti, da una parte c’ è infatti il bambino che attraverso i suoi agiti sta cercando di comunicare qualcosa, ma dall’ altro ci sono genitori e insegnanti che il più delle volte mancano di quegli strumenti emotivi che gli permettano di stabilire una relazione adeguata col bambino.

DISTURBI ETà EVOLUTIVA

E poi ci i #disturbi internalizzanti, che si collocano all’ interno del bambino, nella sua sfera emotiva, in quanto la sofferenza e il disagio sono vissuti interiormente. Essi includono i disturbi d’ ansia, depressione, ritiro sociali, problemi psicofisiologici (malattie, dolori fisici, fastidi che non hanno una base medica accertata). I bambini che rientrano in questa categoria tendono ad isolarsi dai contesti del gruppo, ad evitare le interazioni sociali, sono spesso preoccupati, poco attivi.

 

La presenza dei problemi esternalizzanti non esclude problemi internalizzanti, anzi, alcuni soggetti presentano entrambi questi disturbi in comorbilità, cos’ come ci può essere una sovrapposizione di problemi che rientrano nella stessa categoria.

I programmi di intervento ottimali sono quelli che prevedono il coinvolgimento non solo del bambino nell’ intervento clinico e psicopedagogico, ma anche di genitori e insegnanti al fine di effettuare un’ attenta analisi del problema e di stabilire gli obiettivi dell’ intervento

dott.ssa Linda Zulianello, Psicologa, Psicologa forense, Psicopedagogista

fondazioneferriolibo

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ATTENZIONE: QUESTI DISTURBI VENGONO SPESSO TRATTATI (ERRONEAMENTE) COME DEPRESSIONE: