I BAMBINI IMPARANO DALLA PRATICA, NON DALLA TEORIA

Quando sono presenti due o più bambini in una famiglia, risulta spesso inevitabile fare un paragone tra i loro comportamenti e gli atteggiamenti che hanno nei confronti della vita, delle regole, della famiglia.
Ci si trova quindi a rilevare differenze nel loro comportamento, ponendosi il dubbio sulla causa di tanta diversità nonostante le modalità educative e relazionali siano state uguali nei loro confronti. Ci si chiede come mai nonostante le stesse regole impartite, qualcuno le recepisca e le rispetti applicandole e qualcun altro non lo faccia.
Il dubbio costante che caratterizza la crescita di uno o più figli si basa proprio sulla volontà di non sbagliare cercando di essere attenti, forse troppo, a non creare situazioni che possono inficiare la crescita dei bimbi. La tendenza è spesso quella di seguire pedissequamente consigli di esperti, libri, corsi, insomma prescrizioni che non sempre si adattano all’indole dei figli, o perlomeno, non a quella di tutti allo stesso modo. Questo perché i bambini non imparano dalle teorie ma con la pratica.
Impuntarsi con i figli affinché eseguano un compito o si comportino in un certo modo, fino a farli piangere, non crea nessun insegnamento, anzi estenua il bambino generando in lui sentimenti di malessere. L’adulto deve essere consapevole che non tutti i bambini hanno quelle sovrastrutture mentali dei genitori che li aiutano a capire cosa è buono e cosa no: semplicemente non le hanno ancora sviluppate. Pertanto non si può pretendere sempre da loro una reazione matura alle vicissitudini della vita.
Per trasformare un principio educativo in una regola bisogna essere coerenti e chiari, ma è altrettanto vero che è necessario essere “sintonizzati” con il bambino da cui ci aspettiamo il rispetto di quella regola. Accade spesso che i genitori siano legati all’aspetto formale della regola e che trasmettano al bambino proprio questo messaggio, rivolgendosi a lui “con la testa” più che “con il cuore”: è proprio questo che il bambino vorrebbe, un’affinità basata sul rispetto dei suoi limiti di bambino.

Cercare di fare aderire il proprio figlio ad uno schema solo perché scritto in un libro non fa altro che allontanare il genitore da quelle che sono le esigenze ed i limiti dei figli. Essere connessi emotivamente con i figli dovrebbe essere la base per una buona relazione di crescita. Far loro capire che le regole esistono e vanno rispettate altrimenti si incorre in sanzioni, tenendo conto delle loro capacità emotive, percettive e cognitive è un ottimo passo avanti nella relazione.
Essere genitori significa sapere, ma anche saper fare e saper essere. Saper essere significa sintonizzarsi con il sentire “emotivo” del bambino cercando di non trasmettere solo le regole ed il sapere degli adulti. Improvvisare con i figli è un buon metodo per sintonizzarsi con loro, così come uscire dagli schemi di vita tipici dell’adulto permette di creare una relazione più profonda ed autentica con il bambino.
A volte basta porsi in un’ottica di osservazione e d’ascolto per riuscire a trovare la chiave giusta.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta