GREEN NEEDLE O BRAINSTORM? TI SVELO IL MISTERO

green needle o brainstorm

Questo giochino, meglio conosciuto come “Green needle or brainstorm?”, sta letteralmente facendo impazzire il web. È partito da Tik Tok e sta diventando virale su tutte le altre piattaforme.

Perché sta spopolando così alla svelta? Perché è un bel rompicapo!

In realtà, più che di un semplice gioco, si tratta di un vero e proprio esempio di come funziona la nostra mente.

GREEN NEEDLE O BRAINSTORM: DI CHE COSA SI TRATTA?

Ci sono due parole (inglesi) messe per iscritto: green needle e brainstorm, appunto. Devi sceglierne una. Poi arriva una voce fuori campo che dice qualcosa.

Che cosa?

Ebbene, sia che si tratti dell’una che dell’altra parola, tu percepirai esattamente quella che stai leggendo.

Insomma, sei tu che scegli quale termine vuoi sentire!

Se ancora non conosci il gioco, puoi trovare un esempio cliccando qui (Facebook) o anche qui (Instagram).

Stupefacente, vero?

COM’È POSSIBILE?

Dobbiamo far riferimento, principalmente, alla psicologia della Gestalt, alla neuropsicologia e alla psicologia cognitiva.

La nostra mente organizza sempre il processo percettivo in modo da cogliere gli stimoli in modo unitario e coerente. Spesso, tuttavia, accade che ci troviamo davanti a degli stimoli ambigui. In questo caso, si tratta della voce fuori campo.

In presenza di certi stimoli poco chiari, il cervello li deve interpretare facendo riferimento (per forza) a qualcos’altro.

A CHE COSA?

Al contesto, inteso nella sua accezione più ampia (Nicoletti e Rumiati, 2006; Ladavas e Berti, 2009; Revlin 2014).

Questo concetto appartiene alla teoria del campo percettivo, elaborata dagli psicologi della Gestalt. Questi teorici hanno studiato in modo molto approfondito la percezione, focalizzandosi principalmente su quella visiva. Possiamo notare, tuttavia, come le loro teorie trovino applicazione anche negli altri sistemi sensoriali (in questo caso l’udito).

Secondo la teoria del campo percettivo, nessuno stimolo ha un significato costante, ma varia sia in base al contesto sia in base al soggetto che lo riceve (Nicoletti e Rumiati, 2006; Ladavas e Berti, 2009; Revlin 2014). Quindi, quando riceviamo stimoli ambigui, il cervello li interpreta non solo sulla base degli altri elementi che stanno intorno, ma anche attingendo ad altre informazioni. Ad esempio, alle nostre conoscenze, ai pregiudizi, ai pensieri, alle paure che abbiamo…

Un altro concetto della Gestalt che ci torna utile è quello dell’inferenza inconscia: l’intero può influire sulla percezione delle singole caratteristiche. In altre parole, una volta che il cervello ha dato una certa soluzione al problema (cioè, “ha deciso che cosa ci sia”), può di fatto inventare o distorcere le caratteristiche dello stimolo, in modo da farle coincidere con ciò che ha concepito. I singoli elementi dello stimolo, quindi, vengono integrati con quelli dell’intero e, come dicevamo prima, anche in questo caso entrano in gioco tutta una serie di altri fattori come, ad esempio, il contesto e le esperienza precedenti. (Gray, 1997).

ECCO LA SPIEGAZIONE DEL GIOCO

Nel caso del “Green needle or brainstorm?”, c’è uno stimolo ambiguo che, come abbiamo detto, è quello sonoro.

Il cervello, dunque, deve servirsi di qualcos’altro per dargli un significato coerente. Che cosa sarà questo “qualcos’altro”?

La parola che stiamo leggendo!

Per cui, sia che stiamo leggendo brainstorm che green needle, avremo comunque ragione.

LA PAROLA VA LETTA PER FORZA?

In realtà, non è necessario che la parola venga letta: basta solo pensarla, aspettarsi che sia l’una piuttosto che l’altra. Perché il nostro cervello interpreta (soprattutto, “si prepara a”) gli eventi sulla base delle nostre aspettative.

In conclusione, quando noi percepiamo qualcosa, di solito crediamo di farlo oggettivamente. In realtà, non è così.

Pensare di vedere le cose esattamente per come sono nella realtà, ovvero ritenere che le proprietà dell’esperienza (il colore, la forma, le dimensioni, etc.) dipendano direttamente dalle proprietà dell’oggetto, in psicologia si chiama realismo ingenuo (Nicoletti e Rumiati, 2006; Ladavas e Berti, 2009; Legrenzi 2012). No, non è un’etichetta stigmatizzante: sotto questo termine, in realtà, ricadono molte teorie sulla percezione che hanno preceduto la Gestalt e che, nonostante siano oramai superate, hanno apportato dei contributi fondamentali all’evoluzione della psicologia.

Quello che percepiamo è, quindi, assolutamente personale e la stessa cosa può esser percepita diversamente dalla medesima persona qualora venga esposta ad essa in momenti e circostanze diverse.

Dr.ssa Gloria Rossi

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BIBLIOGRAFIA

Gray P., Psicologia, Zanichelli, Bologna, 1997.

Ladavas S., Berti E., Neuropsicologia, Ed. Il Mulino, 2009.

Legrenzi P., Storia della psicologia, Il Mulino, Bologna, 2012.

Nicoletti R., Rumiati R., I processi cognitivi, Il Mulino, Bologna, 2006.

Revlin R., Psicologia cognitiva. Teoria e pratica, Zanichelli, Bologna, 2014.