Ritrovare nella vita virtuale quelle soddisfazioni che nella realtà non siamo in grado di raggiungere, rendendo i giochi online “efficaci” alternative.
Nel 1995 lo psichiatra Ivan Goldberg coniò l’espressione “Internet Addiction Disorder” (I.A.D.), proponendone l’introduzione nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali, il DSM: intendeva definire l’uso eccessivo o inadeguato della Rete, caratterizzato da sintomi simili a quelli che manifestano soggetti dipendenti da sostanze psicoattive (le droghe).
Cominciamo da “cosa intendiamo per dipendenza da sostanza psicoattiva?”. Parliamo di dipendenza quando si fa un uso continuativo della sostanza malgrado le conseguenze negative, un uso compulsivo e la perdita di controllo nell’utilizzo. Ne derivano due sintomi fisici: la tolleranza, con cui si intende l’adattamento del corpo alla sostanza indicato dal bisogno di aumentare sempre di più le dosi per raggiungere il risultato sperato (per quel che riguarda la I.A.D., per esempio, potremmo intendere come tolleranza la spasmodica ricerca di dispositivi hardware e software sempre più potenti e all’avanguardia); l’astinenza, ovvero la presenza di sintomi fisici e fisiologici dovuti alla diminuzione o sospensione della sostanza (irritabilità, nervosismo, agitazione, depressione). In un articolo del 2008 dell’American Journal of Psychiatry, Jerald Block ha indicato la I.A.D. come un particolare tipo di disturbo compulsivo-impulsivo, caratterizzato dal desiderio irrefrenabile di connettersi al web e dagli stessi sintomi di astinenza su riportati.
Un gruppo di ricercatori di Vienna ha dimostrato che giocare al computer su Internet causa una dipendenza simile a quella sviluppata per la cannabis o per l’alcool, aumentando la dopamina nel prosencefalo: si crea così una memoria del piacere, spiega la ricercatrice Sabine Gruesser Sinopoli, per cui l’individuo assocerà un stato di profonda serenità e completezza al momento in cui gioca.
Nei settemila individui su cui è stata condotta la ricerca, si sono notate le profonde difficoltà dei soggetti nel condurre una vita sociale “normale”: i più frequenti sono i disturbi del sonno e delle attività psichiche, rilevati nei giocatori accaniti di computer, alcuni dei quali trascorrevano fino a venti ore davanti allo schermo. Trascorrere molto tempo al computer porta a trascurare altre attività fondamentali, a preferire il ritiro dalla vita sociale, a giocare di nascosto se ciò non fosse permesso, avere pensieri e fantasie sul gioco quando si svolgono altre attività e alterazioni di abitudini, solo per fare qualche esempio.
Accanto ai giochi di svago che richiedono un basso sforzo cognitivo, c’è il gioco di ruolo online che è la nuova frontiera della dipendenza: l’interazione in Rete avviene attraverso un Avatar che ogni individuo sceglie come proprio personaggio, cercando modi per farlo essere tanto simile o tanto diverso da sé. Le coordinate spazio-temporali non ci sono più e contemporaneamente la comunicazione cambia, è in tempo reale ma assume una condizione nuova di fittizia compresenza fisica. L’ambientazione insieme alle nuove regole che il gioco richiede determinano un cambiamento di identità: l’individuo diventa membro della comunità, il senso di appartenenza aumenta e la gratificazione del giocare cooperando fonda una identità sociale virtuale fondata su un principio di similarità.
L’impostazione di questo tipo di giochi (tra i quali, alcuni richiedono un abbonamento mensile che spinge ancora di più la propria motivazione) compromette e influenza il comportamento dell’individuo che sceglierà di entrare nel gioco anche ogni tanto “per vedere come vanno le cose, cosa sta succedendo” azionando un meccanismo di forte attaccamento al gioco.
Nonostante si tratti di una “socialità fine a se stessa”, resta un modo per rendere il proprio sé ideale incarnato da un personaggio che si avventura, combatte e raggiunge gli obiettivi più o meno facilmente: ciò che non avviene nella vita reale, avviene in quella virtuale, dietro ad un computer.
Originariamente pubblicato in http://www.tribunaitalia.it/2015/03/08/gioventu-dipendente-e-giochi-online-la-vita-dietro-ad-un-computer/