GIOCO D’AZZARDO, TRA FRAGILITA’ E SOLITUDINE DEL GIOCATORE PATOLOGICO

Parlare di un male dei nostri tempi è sbagliato quando si parla di dipendenza da gioco, dal momento che costituisce un fenomeno che si sviluppa molto indietro nel tempo. Grazie alle politiche dell’OMS la ludopatia è stata riconosciuta come una patologia: si tratta, più nello specifico, di un disturbo del comportamento che l’APA(American Psychiatric Association) ha inserito nei disturbi che riguardano il controllo degli impulsi, molto affine a quello ossessivo-compulsivo e alle dipendenze.

Le persone che soffrono di ludopatia manifestano nei confronti del gioco la più totale perdita di controllo. Il tutto nasce da distorsioni cognitive rispetto all’illusione di poter controllare la situazione smettendo di giocare in qualsiasi momento; oppure all’idea che a seguito di un evento atipico si possa verificare ciò che desidera fortemente (pensiero quasi-magico); sviluppo di stereotipie comportamentali come acquistare un biglietto della lotteria sempre nello stesso posto per aumentare le probabilità di vincita; convinzione che se ci sono le vincite prima o poi capiterà anche a lui; infine tra le distorsioni cognitive abbiamo anche la tendenza a rilevare solo le esperienze positive e non tener conto di quelle negative anche se sono in percentuale superiori.

Ricadere nello stesso errore è immediato per i giocatori patologici perché la voglia di gioco, le credenze del giocatore compulsivo e le teorie che egli sviluppa distorcono profondamente il senso di realtà, tanto da portarli sempre a mettere in atto lo stesso comportamento contro tutto e contro tutti. Pensieri costanti verso il gioco per soddisfare il bisogno di eccitazione attraverso scommesse di denaro sempre più alte. Queste le caratteristiche secondo le quali gli psichiatri ritengono che nella correlazione tra gioco d’azzardo e dipendenza siano implicati fattori biologici, genetici ed ambientali sfavorevoli. Si indicano con il termine “fattori di rischio” quelle variabili che aumentando possono portare alla ludopatia.

La dipendenza dal gioco d’azzardo è spesso correlata a problemi di ansia, depressione, disturbo borderline di personalità, ma anche alcolismo o abuso di sostanze stupefacenti. In alcuni casi è stata trovata una correlazione tra l’assunzione dei farmaci per il trattamento del Parkinson e lo sviluppo di una dipendenza da gioco d’azzardo. Infatti questi farmaci (dopamino-antagonisti) possono provocare effetti collaterali di tipo compulsivo, cosa che è il gioco d’azzardo. Giovane età, sesso (più le donne che gli uomini), familiarità con giocatori d’azzardo o persone dipendenti da farmaci, iperattività, sovrastima delle proprie capacità, facilità ad annoiarsi, temperamento competitivo, forte dipendenza dal lavoro; tutte caratteristiche che possiamo ritrovare in chi soffre di ludopatia o può sviluppare tale disturbo. Ci troviamo di fronte a persone facilmente suggestionabili ed influenzabili soprattutto in condizioni di invito al gioco o ipotesi di vincita.

La visione dello sport è passata da pratica agonistica o amatoriale finalizzata al benessere psicofisico ad un ambito nel quale fin da piccoli ci si deve mettere alla prova attraverso sfide e vittorie; la competizione è vissuta come valore assoluto. In questo spaccato si inserisce l’attività delle scommesse su tutto, che attira fortemente i giocatori patologici. Inoltre lo sviluppo di campagne di marketing sempre più aggressive ed incisive, sebbene veicolate da messaggi come: “gioca responsabilmente”, di certo non tiene lontano chi ha una dipendenza dal gioco, bensì lo attira fortemente con l’idea di poter cambiare la sua vita con vincite sempre maggiori.

Il gioco d’azzardo ha accompagnato la storia dell’uomo fin dallo sviluppo di quelle capacità cognitive che sottendono a tale pratica. Ha sempre avuto un forte impatto sulla società rivestendo anche un rilevante ruolo sociale, nonostante sia stato e sia oggetto di numerosi divieti, accuse morali e diversi ostacoli. Alla base del gioco d’azzardo c’è sicuramente la ricerca di forti emozioni che scaturiscono dalla sperimentazione del rischio. La speranza del cambiamento a seguito the un colpo di fortuna favorisce l’azione del giocare; la voglia di evadere, di fuggire da una vita che non soddisfa, frustrante, per tutta una serie di problemi non fanno altro che spingere verso un mondo di illusioni. Nascono nuovi fenomeni di costume, nuovi comportamenti e nuovi atteggiamenti mentali legati al gioco; ci si riunisce fuori alle sale scommesse per giocare, seguendo dei rituali ormai tutti uguali a se stessi anche in luoghi e zone differenti. Ecco che il gioco perde quella caratteristica di meccanismo di crescita, di confronto, di forza creatrice che favorisce la libertà degli individui e diventa compulsione, quasi una costrizione contro la quale il giocatore d’azzardo non riesce a ribellarsi.

Il fatto che il gioco d’azzardo sia una gallina dalle uova d’oro per il mercato, grazie alla quale si arricchiscono società pubbliche e private, legali e non, di certo non agevola il trattamento e la scomparsa della ludopatia. Pubblicità aggressive ed illusorie, sviluppo continuo di nuove forme di gioco, una legislazione con diverse ambiguità nella concessione di autorizzazioni.
Nella visione comune del gioco d’azzardo c’è l’immagine di persone sedute ad un tavolo da gioco pieno di fiches che fumano, vincono e tra un bicchiere di scotch ed un altro si divertono. Ma nella realtà c’è ben altro: il giocatore seduto di fronte alla slot-machine elettronica, che come un automa pigia sui tasti, ipnotizzato, solo e che evoca una profonda tristezza, un’immagine che differisce totalmente dal mondo ludico e che si discosta totalmente da quella che vuol far passare la pubblicità. Il “vincere facile” che propongono i media, di persone che grazie alle vincite al gioco sponsorizzato dallo Stato riescono a risolvere i loro problemi porta le persone ad esserne attratte più che ad allontanarsene, perché non c’è la percezione della dipendenza che può generare tale pratica andando ad incidere sui desideri di miglioramento di vita e sulle frustrazioni. Una pubblicità che ritroviamo dappertutto, che agisce su tutti (adulti, giovani e bambini) indistintamente perché viene proposta in tv ed alla radio in tutte le fasce orarie.

Inoltre la continua invenzione di nuove forme di gioco fa sì che il numero di giocatori aumenti e si implementi la patologia; gratta e vinci, slot-machine, VLT, sempre più modi per approcciarsi meccanicamente al gioco, senza impegno mentale, ed è proprio questo che inganna, non c’è bisogno di “pensare”, si gratta, si tira una leva, si spinge un bottone e si cade nel baratro; tra l’altro essendo legalizzati si trovano dappertutto. A ciò si aggiunge anche il fenomeno del gioco on-line per il quale è difficile percepire il valore dei soldi investiti e persi poiché materialmente non esistono nelle mani del giocatore.
La sintomatologia legata al gioco d’azzardo contempla diverse caratteristiche. Tra i sintomi psichici ritroviamo l’ossessione per il gioco, il senso di onnipotenza, le alterazioni dell’umore e della propria autostima; così come sono forti l’impulsività, il senso di colpa, la superstizione, ecc.

Anche i sintomi sociali hanno un forte impatto nella ludopatia; infatti oltre ai danni economici ai quali può andare incontro una persona con una dipendenza dal gioco d’azzardo, sicuramente esistono problematiche a livello familiare e lavorativo, forte è anche la tendenza ad isolarsi.
Infine i sintomi fisici presentano un certo grado di importanza. Tra questi troviamo: disturbi alimentari, cefalea, tremori, palpitazioni, ecc.
Ciò che maggiormente preoccupa oggi oltre alla diffusione della dipendenza da gioco è quanto l’età di chi si approccia al gioco d’azzardo o legale si stia abbassando. Infatti molti sono gli adolescenti che si approcciano al gioco e restano invischiati in una dipendenza a causa della ricerca costante del rischio, dell’avventura, dell’affermazione di sé. L’uso del gioco d’azzardo tra gli adolescenti sta diventando sempre più preoccupante nonostante esso sia vietato ai minori. Ma non è difficile aggirare l’accesso, soprattutto con il gioco on-line o con la compiacenza di adulti senza scrupoli. Inoltre la volontà degli adolescenti di trasgredire e l’idea di arricchirsi li porta a cercare sempre nuovi modi per mettersi alla prova. Dietro questi adolescenti troviamo spesso genitori che non sanno dire no; se poi ci aggiungiamo una bassa autostima o problemi scolastici ecco che abbiamo il quadro perfetto del ragazzo che si lascia trasportare dal famoso motto: “Ti piace vincere facile?”.

In definitiva possiamo dire che ci troviamo di fronte ad un’emergenza che non accenna a diminuire. Si tratta di un problema verso il quale bisogna avere approcci multidisciplinari: Non basta il solo intervento terapeutico purtroppo, non è sufficiente, è necessario sviluppare percorsi di sostegno ma anche educativi e soprattutto bisogna agire sulle istituzioni affinché venga promossa una cultura del gioco “sana” in cui ci si approccia ad esso con la consapevolezza che i nostri “limiti” interni si riflettono proprio nella ricerca costante di una vittoria che non arriverà mai. Ridurre i fattori di rischio, sviluppare politiche di protezione verso le fasce potenzialmente più deboli e che facilmente cadono nella dipendenza dovrebbero essere il punto da cui partire. Quindi agire sul contesto sociale (scuole, quartieri, luoghi di socializzazione); sensibilizzare i cittadini e le istituzioni sui rischi del gioco d’azzardo, del confine tra gioco “sano” e gioco “malato”. Tutti interventi che potranno non debellare il gioco d’azzardo o la ludopatia ma che sicuramente porteranno i giocatori ad un approccio più maturo e consapevole al gioco.

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta