Hai mai avuto la sensazione di rivivere la stessa scena più volte senza capire come mai la ripeti nonostante abbia quasi sempre una fine spiacevole, per non dire drammatica? Di trovarti in situazioni molto simili, anche se in posti diversi o con persone differenti? In quei momenti è come se “recitassi un copione” e, stranamente, anche l’altro risponde in un modo che ti è familiare, quasi riuscissi a prevedere le sue mosse.
Se hai avuto questo tipo di esperienza molto probabilmente sai di cosa sto parlando. Sei stato anche tu protagonista di ciò che Berne chiamava un Gioco relazionale.
Ma che cos’è un Gioco?
Immagina una scacchiera. Ci sono due avversari, varie mosse e alla fine c’è un vincitore e un perdente, giusto? Ecco, anche nei giochi relazionali ci sono due o più partecipanti. Uno dei due fa la prima mossa e porge un gancio che l’altro accetta, come un anello, e così comincia la partita. La relazione sembra viva, sai cosa fare e come comportarti, sei padrone di quella situazione che a tratti ti sembra così familiare da risultare quasi intima. Ad un certo punto però succede qualcosa, improvvisamente la situazione prende una piega diversa e da vincitore ti ritrovi esattamente nella posizione opposta, sei confuso e non sai come sia potuto accadere. Avviene ciò che Berne chiama scambio di ruoli. La fine non è quella che ti aspettavi, sei frastornato e porti via un conto amaro, con sfumature emotive di varie colorazioni ma tutte tendenti al grigio.
Questo avviene al di fuori della tua consapevolezza, sono modalità che hai imparato da piccolo e che ti sono servite in passato. Anche oggi in qualche modo ti servono, ti aiutano a mantenere una certa coerenza con la tua storia e la tua identità passata. Ci sono alcuni giochi però che sono davvero distruttivi per te e per le persone che ti circondano. Possono avere epiloghi drammatici e mettere a repentaglio le tue relazioni, la tua autonomia e l’autorealizzazione. Pensa a quante volte hai chiuso una relazione perchè “si litigava troppo”, oppure a quante volte ti sei detto “sono uno stupido, non riesco mai a fare le cose in modo giusto!”, quante volte hai creduto di non essere all’altezza? Di non avere più speranze di raggiungere i tuoi obiettivi?
Come si riconosce un gioco?
I giochi, purtroppo, si riconoscono solo dopo e solo se hai sviluppato un tipo di osservazione più attenta, avendo a disposizione informazioni per sapere cosa guardare, prima di sapere come (e se) cambiare il tuo comportamento ripetitivo.
Che tipi di giochi esistono?
Il primo gruppo di giochi affrontato da Berne è quello chiamato “giochi della vita” e comprende quei giochi che spesso accompagnano l’essere umano per tutta la sua esistenza e che coinvolgono spettatori talvolta presi alla sprovvista. Tra questi vi sono l’”alcolizzato”, il “debitore/creditore”, “prendetemi a calci”, “ti ho beccato, figlio di…”, “guarda che mi hai fatto fare”.
La seconda categoria di giochi è quella denominata “giochi coniugali”, come “spalle al muro”, “tribunale”, “la frigida”, “l’occupatissima”, “tutta colpa tua”, “non è la volontà che mi manca”, “non è così, tesoro?” che confina con un altro gruppo chiamato “giochi sessuali”, che abitualmente include quei giochi utili a combattere e a sfruttare gli impulsi sessuali, tra i quali Berne presenta il “vedetevela tra voi”, “la perversione”, “la violenza carnale” e la “burrasca”. Gli altri gruppi di giochi sono quelli di società, quelli della malavita, dello studio medico e i cosiddetti giochi buoni, che differiscono dagli altri per la fine positiva (“Lieto di esserti stato utile”).
Qui non mi dilungherò oltre su quest’argomento perché vi sono tanti incastri che renderebbero complessa la spiegazione.
Se vuoi maggiori informazioni puoi scrivermi o contattarmi.
Chissà, forse sei stanco di rimproverarti per una modalità appresa nel passato.
Se vuoi davvero salire è necessario abbandonare scarpe troppo pesanti o, magari, solo sostituire la suola.
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