Figli Boomerang: cosa spinge il rientro a casa

Un cartello con Torna a casa

In Italia circa il 70% dei giovani under 30 torna a vivere con i genitori dopo un periodo più o meno lungo di permanenza fuori casa.

Un dato importante che pone una serie di quesiti sulle motivazioni più o meno evidenti legate a questo fenomeno.

Alcuni riferiscono che la causa principale sia l’assenza di una sicurezza lavorativa successivamente alla fine degli studi universitari, altri dichiarano che il rientro sia soltanto una “pausa transitoria” per ridefinire le proprie aspettative lavorative, altri ancora non hanno mai disfatto la valigia nella convinzione di dover rientrare nel paese di origine appena possibile.

La tipologia di famiglia italiana, che prevede legami di forte interdipendenza tra genitori e figli e una maggiore coabitazione tra le generazioni, ha permesso che questo fenomeno non fosse molto visibile fino ad oggi. In altri paesi d’Europa e oltre oceano invece, dove l’autonomia rappresenta un fattore fondamentale per lo sviluppo dell’individuo, l’allarme è maggiore in quanto il rientro a casa è socialmente inaccettabile.

Le cause del fenomeno figli boomerang

Da almeno un decennio la crisi del lavoro in Italia rappresenta la causa principale della mancanza di autonomia nei giovani. Secondo alcuni dati nel 2017 il tasso di giovani sotto i 25 anni che non riusciva a trovare lavoro era del 40%.

Il costo alto della vita, lavori precari e poco qualificanti rispetto al livello di istruzione raggiunta,  stipendi inadeguati, spese di affitto e di sostentamento elevati,  sono tra le cause economiche più comuni per l’esistenza della generazione boomerang.

Pertanto i genitori rappresentano il welfare più sicuro di questo target generazionale.

Altra causa è il fallimento affettivo che porta molte coppie, anche con prole, alla rottura del legame coniugale o di convivenza, costringendo uno dei due a rientrare, sempre per difficoltà economiche, nella casa natia. È sempre più difficile avere due vite autonome dopo una separazione e i padri, con una situazione lavorativa precaria, sono i più colpiti in quanto devono assicurare il sostegno economico ai figli a discapito della propria indipendenza anche di locazione. Tornano quindi a fare marcia indietro un po’ per bisogno, ma anche per cultura e comodità.

Le cause psicologiche

La nostra cultura familiare è spesso protettiva, a tratti assistenzialista verso le giovani generazioni.  I così detti “genitori elicottero” (helicopter parenting), sono i genitori di oggi, ipercoinvolti nelle difficoltà dei figli, nel gestire le loro frustrazioni e i loro bisogni al fine di fargli evitare la sofferenza legata ad un ipotetico fallimento.

Facendo da paracadute non permettono il favorire non solo dell’autonomia dei figli, ma anche del senso di responsabilità necessario per sviluppare la capacità essenziale di andare avanti con le proprie gambe. L’autoefficacia è ovviamente compromessa, come anche l’autostima.  Come veri e propri elicotteri volano sui figli, fanno sopralluoghi e ricognizioni, pronti a recuperarli “da terra” ogni qual volta percepiscono una loro difficoltà.

A causa dell’identificazione con i propri figli i genitori elicottero si muovono con lo scopo di far sì che questi ottengano tutto ciò che desiderano senza mai sperimentare il fallimento in quanto lo stesso fallimento verrebbe vissuto come proprio.

Conseguenze della iperprotezione genitoriale

I figli dei genitori elicottero vengono privati della possibilità di sviluppare capacità di problem solving e di autoefficacia in quanto non gli viene permesso di fare esperienze dirette e di commettere errori ai quali poter poi porre rimedio.

Questo li renderà costantemente insicuri delle proprie capacità e timorosi di sperimentarsi nel mondo, tanto da concentrarsi ossessivamente nell’evitare ogni tipo di errore.

Tutto ciò determina una involuzione naturale nei Millennials dettata proprio dal confronto generazionale. Di fronte ad un genitore realizzato, probabilmente perché Babyboomers (ossia appartenente alla generazione post seconda guerra mondiale che ha visto una grande crescita economica), il Millenial non riesce a raggiungere un livello evolutivo superiore rispetto alla generazione precedente sia in termini di qualità della vita che di capacità personali.

Nel quadro appena descritto la paura di mettersi in gioco nelle difficoltà della vita risulta essere l’emozione prevalente, pertanto per molti giovani rientrare nella famiglia d’origine rappresenta la scelta apparentemente più sicura e comoda.

Ma è davvero così?

Dott.ssa Dorina De Blasi

Dott.ssa Annapia Sessa

Dott.ssa Ivana Siena

Centro Psicoterapia Familiare