DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO ED AUTOSTIMA

Quando si ha a che fare con i Disturbi dell’Apprendimento, numerosi sono gli interventi che si possono mettere in atto, agendo da più angolazioni. Non si possono e non si devono però trascurare gli aspetti emotivo-relazionali che spesso si associano ad essi.

Attraverso dei training specifici e sviluppati ad hoc è possibile migliorare l’apprendimento dei processi di lettura e scrittura agendo contestualmente sul concetto di sé ed il senso di autoefficacia.
Diversi studi hanno dimostrato come difficoltà emozionali e comportamenti disadattativi siano strettamente correlati ed interagiscono con i processi cognitivi. Ecco perché un disturbo dell’apprendimento può provocare reazioni psicologiche che portano ad accentuarne gli effetti e creano numerosi ostacoli nel processo di miglioramento ed in alcuni casi possono sfociare in psicopatologie, Inoltre, soprattutto nei bambini con disturbi dell’apprendimento è maggiormente possibile una comorbidità con altri disturbi.

Gli interventi riabilitativi mirano pertanto ad un incremento del livello di autostima e ad una modificazione del livello di attribuzione con un’internalizzazione sia dei successi che dei fallimenti. Infatti nei bambini con disturbo dell’apprendimento c’è la tendenza ad un locus of control (attribuzione delle cause) interno e stabile, fattori incontrollabili e generalizzati, scarse capacità; mentre il successo viene attribuito alla fortuna o al caso, fattori esterni, incontrollabili e non generalizzabili.
Un processo cognitivo di questo genere porta mancanza di autorinforzo nel caso di risultati positivi ed eccessiva autocolpevolizzazione nel caso di fallimenti. Il risultato è una bassa autostima, un costante timore di sbagliare ed una scassa autoefficacia con conseguente calo di motivazione scolastica che invece è proprio ciò che serve a questi bambini.

Interventi ben architettati portano una diminuzione dei livelli di ansia e depressione; diminuendo la frequenza di comportamenti legati ad iperattività e disattenzione in classe. Le metodologie di intervento devono avere una forte componente empatica al fine di incrementare la motivazione orientandosi maggiormente sugli aspetti emotivo-relazionali e su tutte le problematiche associate alle difficoltà di lettura o scrittura.
Successivamente si può passare ad incrementare l’efficacia dei processi carenti con training riabilitativi specifici. Ciò che è importante è smontare nel bambino la convinzione che il miglioramento non possa dipendere da lui o lei a prescindere dagli sforzi. Questa convinzione viene alimentata anche da un senso di diversità che egli prova rispetto ai suoi compagni proprio legato ai limiti che lo contraddistinguono. I bambini in questo caso tendono a sviluppare un concetto di sé come di alunni scadenti. Se l’ambiente circostante non ha la capacità di mitigare questo senso di diversità ed inferiorità, il bambino svilupperà una forte ansia, legata soprattutto al momento di affrontare la giornata scolastica. A ciò si aggiunge spesso una rassegnazione al proprio status che porta ad evitare il compito ed a non provare più a migliorarsi.

Il lavoro che va fatto con l’alunno deve portarlo ad utilizzare le sue risorse cognitive modificandone lo stile di attribuzione e la teoria dell’intelligenza, agendo su quell’atteggiamento di passività ed inibizione che spesso caratterizza gli alunni con disturbi dell’apprendimento. Infine l’intervento riabilitativo deve essere svolto in tandem con l’alunno, non essere semplicemente somministrato, l’azione va costantemente condivisa attraverso spiegazioni e feedback modificando i processi cognitivi e quella teoria della mente che limitano l’evoluzione dell’auto efficacia in una sorta di “impotenza appresa” (Seligman, 1975).

Per approfondire:
C. Potente, F. Celi, “Autostima e senso di autoefficacia” in Psicologia e Scuola, Mar.-Apr. 2009, n. 2, Giunti, pp. 22-28

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta