“Perché non mi richiama?”
“Perché è online su whatsapp ma non mi scrive?”
“Perché non mi ha chiesto di uscire stasera?”
“Non riesco ad uscire con le mie amiche, preferisco stare a casa ad aspettarlo”
“Lo sapevo, non dovevo dirgli come la pensavo, ora mi lascerà”
Queste sono solo alcune delle frasi che pronuncia in modo frequente e con forte coinvolgimento emotivo ed apprensivo chi dipende emotivamente da qualcuno.
Non sto affermando che se dite queste frasi siete dipendenti da qualcuno.
Quel che rende un comportamento oggetto di preoccupazione sono la sua intensità e frequenza! Probabilmente a tutti voi è capitato di pronunciarne almeno una, ma sicuramente non tutti avete provato angoscia, senso di frammentazione, ansia ed intenso timore di perdere l’altro mentre vi chiedevate perché non vi scriveva o perché non voleva vedervi.
Come in tutti i fatti della vita, il “come” ha più importanza del “cosa”.
“La differenza tra un sano entusiasmo, sebbene eccessivo, e la dipendenza patologica è che i sani entusiasmi arricchiscono la vita, mentre le dipendenze la impoveriscono”
(Griffiths, 2005)
Per Anthony Giddens(1992) la dipendenza affettiva è caratterizzata da tre principali caratteristiche che la connotano esattamente come una vera e propria forma di dipendenza:
Ebbrezza: stato di eccitazione ed euforia nell’incontro con l’altro simile a quello del tossicodipendente quando assume la “dose” .
Astinenza: sensazione di annullamento, di sentirsi persi ed inutili, che la propria vita non abbia senso in assenza dell’altro.
Tolleranza: necessità di tempo sempre maggiore da passare con l’altra persona a discapito dei propri interessi, amicizie ed attività. Secondo Lerner (1996), tale comportamento sarebbe causato dall’incapacità di mantenere una “presenza interiorizzata” rassicurante dell’altro, e quindi di rassicurarsi attraverso il pensiero dell’altro nella propria vita. La persona non sarebbe quindi in grado di interiorizzare l’altro dentro di se come immagine che permane anche in sua assenza. Da qui il costante bisogno di sentirlo e vederlo.
“Così non riesco a vivere, né con te né senza di te”. Con te, per il dolore che si prova nel subire umiliazioni, maltrattamenti e offese; senza di te perché non si può sopportare l’angoscia che si sente al solo pensiero di perdere la persona amata.”
(Publio Ovidio Nasone (Amores, III, 11b, 7)
La dipendenza affettiva è uno stato regressivo somigliante a quello di dipendenza provato dal bambino nei primi mesi di vita con la figura di accudimento. Così come il neonato dipende interamente da essa, anche l’individuo ormai adulto sente di dipendere interamente dall’altra persona. La sua felicità, il suo umore dipendono da come si sente l’altro e da come si comporta con esso. Il mondo emozionale e sociale ruota intorno all’altra persona: l’individuo cessa simbolicamente di esistere come essere indipendente con una propria vita, propri sentimenti e pensieri per divenire un tutt’uno con l’altro in uno stato fusionale.
Tale stato non provoca benessere a nessuno dei due membri della coppia.
Il dipendente affettivo tende infatti a richiedere rassicurazioni e continue certezze e questo può portarlo ad accettare comportamenti e relazioni potenzialmente pericolose come nel caso delle violenze fisiche e/o psichiche o nelle forme di manipolazione emotiva.
“La dipendenza affettiva è un duetto inconsapevole e complice, che finisce per fare sempre due vittime.”
(Enrico Maria Secci)
Il primo passo per uscirne è riconoscere la patogenicità di tale stato: l’amore deve arricchire emozionalmente, migliorare la vita, far emergere risorse personali, far evolvere come individui prima che come coppia. Ricorda che prima di essere un partner sei un individuo con caratteristiche uniche che appartengono solo a te e non debbono ne possono essere annullate per compiacere o tenere accanto qualcun altro.
Ama, ma non lasciare che il tuo amore diventi avidità.
Ama, ma non lasciare che il tuo amore diventi attaccamento.
Ama, ma non lasciare che il tuo amore diventi una forma di dipendenza, una schiavitù.
Dopo di che, ama, ama tremendamente. Allora la paura cessa.
(Osho)
Puoi approfondire il tema della dipendenza affettiva e come uscirne, leggendo il mio articolo :