Agenda piena di impegni, ore di straordinari, niente vacanze o week-end liberi e un pensiero fisso: l’ufficio. E’ la dipendenza da lavoro (workaholic): il bisogno compulsivo e irrefrenabile di lavorare, lavorare, lavorare. E’ la crisi economica che ci spinge a rinunciare al nostro tempo libero per massimizzare i risultati o la propensione personale all’eccessivo sacrificio e al raggiugimento di obiettivi impossibili?
Entrambe le cose. Come per le altre dipendenze, anche quella da lavoro è causata da fattori personali (storia familiare, aspettative genitoriali, carattere tendente al perfezionismo o con tratti ossessivi-compulsivi) e dal contesto esterno (tipo di professione, risultati richiesti, contesto lavorativo). Il lavoro diventa quindi una scappatoia in cui riversare tutto il proprio tempo e le proprie energie per fuggire da responsabilità, relazioni e, in definitiva, da se stessi. Una tendenza che, in casi estremi, può portare anche alla morte. In Giappone si moltiplicano ogni anno i Karōshi: (letteralmente “morte per troppo lavoro”) attacchi cardiaci, ictus e suicidi che stroncano lavoratori stremati. L’ultimo caso una reporter televisiva morta per infarto dopo 160 ore di straordinario in un solo mese.
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Nonostante si tratti di una vera e propria patologia, è difficile riconoscere la workaholism come tale dato che il lavoro è una attività riconosciuta e condivisa di cui tutti abbiamo bisogno. Le regole sociali premiano chi si dà da fare, è brillante e ottiene successo. Specco ci identifichiamo con il nostro lavoro, diventiamo parte di esso, innescando così il circolo vizioso fra il corpo che chiede riposo e la mente che non riesce a uscire dalla dinamica della dipendenza.
Ma anche in un mercato sempre più flessibile in cui si richiedono elevate prestazioni è possibile trovare il giusto equilibrio fra lavoro e tempo libero, tracciare cioè il confine fra responsabilità e svago. Possimo imparare a smettere di vivere per lavorare ma lavorare per vivere.
Ecco 7 semplici consigli per riuscirci:
- Dai valore a quello che hai fatto Molto spesso pensiamo continuamente a quello che dobbiamo fare e tralasciamo invece tutti i compiti che abbiamo portato a termine. Ricordarsi o scriverli a fine giornata aiuta a valorizzare i risultati che abbiamo già raggiunto
- Staccati da Internet Con smarphone, tablet e pc è facile che il lavoro entri anche nei momenti liberi e lontani dell’ufficio. Ormai siamo sempre connessi e sempre reperibili ma possiamo imparare a essere off-line per godere del nostro tempo libero
- Inventa un rituale che segni la fine del lavoro Lavarsi le mani o il viso, una passeggiata, una filastrocca, insomma qualunque cosa che indichi la fine del lavoro e l’inizio del tempo per te stesso
- Non sentirti Dio Impara a relativizzare il tuo ruolo, tutti siamo importanti ma nessuno è indispensabile. Non aver paura di delegare agli altri e non pensare che senza di te crolla il mondo
- Dai valore al tempo libero Prenditi momenti di ozio o fai attività che distraggono e ricaricano
- Attività fisica Soprattutto se fai un lavoro sedentario è importante fare sport e stancare il corpo. Anche una passeggiata al giorno o una rampa di scale in più è importante: evita di prendere l’ascensore o di parcheggiare la macchina sotto l’ufficio. Camminare anche solo un paio di isolati può farti molto bene
- Metti le pause in agenda Elimina le attività meno importanti e dai peso alle pause in maniera strutturata nella tua organizzazione quotidiana
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Questi piccoli suggerimenti aumentano il benessere psico-fisico e riducono lo stress. Potrai così godere appieno del tempo libero e essere più concetrato e produttivo sul lavoro.
E tu che rapporto hai con il tuo lavoro? Conosci altri sistemi per trovare il famoso equilibrio e riuscire a staccare la spina? Lascia un commento a questo articolo e iscriviti alla Newsletter 😉
Dr. Roberto Ausilio
Psicologo Psicoterapeuta