Il criminal profiling è quell’importante metodologia utile ad accompagnare e supportare i processi investigativi nei casi di reati violenti, sui quali le tecniche tradizionali non sono particolarmente efficaci a causa delle motivazioni che animano il criminale, completamente intrinseche al soggetto stesso. Questa tecnica nonostante sia nata in forma rudimentale negli anni Sessanta negli Stati Uniti sta prendendo lentamente piede anche nel nostro paese, soprattutto nella sua accezione preventiva, grazie alla consapevolezza dei suoi risvolti positivi all’interno dei settori investigativi pubblici ma anche privati. Difatti, nonostante si occupi di identificare il responsabile di un crimine non sono mancate volte per le quali, in fase preventiva, sia stata molto utile ad evitare possibili situazioni a rischio attraverso l’identificazione di soggetti potenzialmente pericolosi.
Nella sua funzione cardine di identificazione del responsabile di un crimine, il presupposto fondamentale sulla quale tale metodologia si basa è il concetto di coerenza psicofisica dell’offender: il suo comportamento riflette la sua personalità e, di conseguenza, il suo personale status emozionale. In altre parole, è possibile affermare che il comportamento di un criminale durante l’esecuzione di un reato riflette le proprie peculiarità personali e psicologiche. Elementi questi che possono ovviamente variare nel tempo.
Questa tecnica, seppur richieda particolari conoscenze in ambito psicologico e comportamentale, rimane tutt’ora ancorata a lunghi procedimenti di comparazione di casi simili, utilizzando metodologie di analisi di tipo statistiche, che hanno come risultato il raggiungimento di un giudizio di analisi probabilistica e predittiva sotto forma di “se-allora”. Quindi, a differenza di quello che comunemente si pensa, il metodo non serve a identificare con certezza il colpevole, ma a individuare quelle che potrebbero essere le sue caratteristiche peculiari. Un’analisi questa che, oltre a ipotizzare i tratti di personalità del criminale, deve cercare di stilare un profilo socio-demografico completo: età, sesso, razza, occupazione ed ecc…
La sua funzione quindi funge da supporto alle attività investigative in quanto utile a restringere la cerchia dei possibili sospettati. In aggiunta, è doveroso affermare che questa tecnica non riveste la medesima importanza per tutti i reati, più sono violenti, seriali, sessualmente definiti e simbolici, più si rivela importante l’aspetto della profilazione al fine di far risaltare le fantasie criminali.
Per quanto riguarda invece i suoi elementi tecnici bisogna fin da subito sostenere che, nonostante ci sia molta letteratura scientifica americana sul tema, non esiste una metodologia unica nell’approccio del criminal profiling ma, di converso, vi sono degli elementi fondamentali che sono universalmente riconosciuti, anche se, trattati con modalità e rilevanza differenti:
– L’analisi della scena del crimine;
– Lo studio della vittima e delle possibili relazioni con il suo aggressore;
– Il case linkare.
Per quanto riguarda il primo punto è fondamentale, ma non indispensabile, poter analizzare la scena del crimine per costruire il profilo psicologico dell’autore del reato. In modo più pratico e operativo, ciò può essere fatto attraverso una serie di ipotesi inferenziali, elaborate dal profiler, in grado di rispondere alle domande “cosa e come è accaduto” prima di arrivare alla conclusione del “perché è stato fatto e da chi”. In questo senso qualunque elemento rinvenuto sulla scena del crimine può avere un’ importanza notevole soprattutto se correlato a una serie di fattori che man mano, durante le investigazioni, si vengono a delineare. Nella fattispecie concreta, elementi come i dati della vittima, quelli spaziali e temporali dell’evento criminoso, la descrizione dei reperti e i mezzi lesivi utilizzati, possono essere una buona base dalla quale iniziare a formulare delle ipotesi probabilistiche. Determinando, così facendo, una prima distinzione tra assassini organizzati, generalmente con intelligenza sopra la media, con un’occupazione stabile e socialmente competenti da quelli disorganizzati. A ciò, deve essere aggiunto uno studio approfondito della vittima, delle sue caratteristiche e di tutte quelle informazioni che possono essere di gran aiuto agli investigatori.
Infine, ma non per questo meno importante, vi è il case Linkare che altro non è che il procedimento attraverso il quale si possono stabilire dei legami tra casi in precedenza non correlati, ad esempio, la similarità tra i modus operandi (la tipologia d’azione necessaria per la quale l’offender è riuscito a realizzazione il crimine), della signature o firma (modalità quasi narcisistica, personale dell’offender, di lasciare una propria traccia, suggestiva di un proprio bisogno psicologico o emozionale), tra le vittime, etc.
In questo senso è importante conoscere anche che cosa è un “case linkage system”. Esso si definisce come quel database di casi o d’informazioni correlate tra loro, che consente agli investigatori di stabilire elementi comuni in crimini differenti, facilitando la comprensione delle caratteristiche del reo e facilitandone l’individuazione.
In questo senso sono due gli approcci che quindi possono essere utilizzati al fine di stilare una buon profilo: induttivo e deduttivo.
Per quanto riguarda il primo esso si fonda sul presupposto “dell’analogia storica”: un profondo studio dei modus operandi dei criminali passati è un elemento importante per predire il comportamento deviante di quelli futuri. Tenendo, allo stesso tempo, saldo in mente l’evoluzione del crimine e delle sue sfaccettature. Da un punto di vista dell’approccio deduttivo, invece è possibile asserire che esso si basi sull’assunto per il quale il comportamento deviante deve essere desunto dalle prove rinvenute sulla scena del crimine e dall’analisi della vittima. Nonostante quest’ultimo possa sembrare di primo acchito quello favorito, ad oggi l’approccio che viene utilizzato è quello misto in quanto utile a sfruttare le caratteristiche positive di entrambi i metodi. Si pensi in tal senso la potenzialità di correlare grosse banche dati attraverso l’attuale intelligenza artificiale.
Identificare un soggetto e il suo modus operandi non è per niente semplice ma anni di esperienza, una buon istinto, concrete conoscenze tecniche di profiling possono essere di gran aiuto alle attività investigative attraverso quell’esame “psicologico del crimine” in grado di correlare la vittima, il colpevole e la scena del crimine.