La personalità è una combinazione di pensieri, emozioni e comportamenti che rendono ogni persona unica. E’ il suo modo di vedere, comprendere e relazionarsi con il mondo esterno, così come pure il modo in cui vede se stessa. La personalità inizia a formarsi durante l’infanzia, attraverso l’interazione tra fattori ereditari e ambientali. Nello sviluppo normale, i bambini imparano con il tempo a interpretare con precisione i segnali sociali e a rispondere in modo appropriato. Diversamente è possibile che si generi un disturbo della personalità.
Nella storia della psicologia si sono susseguite e confrontate diverse teorie sulla personalità e sul suo sviluppo. la teoria dei cinque fattori della personalità (teoria dei Big Five) è considerata quella maggiormente in grado di spiegare la variabilità individuale tra i soggetti.
Secondo questa teoria, la personalità ruota attorno a cinque dimensioni, che combinate insieme formano le diversità e le peculiarità di ogni individuo. Le cinque categorie sono:
- Estroversione. Il polo positivo di questo fattore è rappresentato dall’emozionalità positiva e dalla socialità; quello negativo è rappresentato dall’introversione
- Amicalità. Il polo positivo di questo fattore è rappresentato da cortesia, altruismo e cooperatività; il polo negativo da ostilità, insensibilità ed indifferenza;
- Coscienziosità. Questo fattore contiene nel suo polo positivo gli aggettivi che fanno riferimento alla scrupolosità, alla perseveranza, alla affidabilità ed alla autodisciplina e, nel suo polo negativo, gli aggettivi opposti;
- Nevroticismo. Il polo positivo di questo fattore è rappresentato da vulnerabilità, insicurezza ed instabilità emotiva. Il polo opposto è rappresentato dalla stabilità emotiva, dalla dominanza e dalla sicurezza.
- Apertura all’Esperienza. Il polo positivo di questo fattore è rappresentato da creatività, anticonformismo ed originalità. Il polo opposto è, invece, identificato dalla chiusura all’esperienza, ossia dal conformismo e dalla mancanza di creatività ed originalità
Ognuna di queste dimensioni è suddivisa in ulteriori sottodimensioni che concorrono a formare l’unicità e i tratti tipici di ognuno di noi.
Secondo il DSM 5 (APA 2013), esistono 10 disturbi di personalità organizzati in 3 cluster (insiemi)
- Cluster A: condotte di comportamento bizzarre o eccentriche (disturbo paranoide di personalità, disturbo schizoide di personalità, disturbo schizotipico di personalità). Questi disturbi condividono un significativo disagio negli ambienti sociali, ritiro sociale e pensiero distorto. Il paranoide pensa che gli altri lo danneggino, lo schizotipico pensa che gli altri non si curano o non apprezzano la sua unicità, lo schizoide che gli altri sono crudeli e rifiutanti
- Cluster B: condotte di comportamento drammatiche, emotive o disregolate (disturbo borderline di personalità , disturbo narcisistico di personalità, disturbo istrionico di personalità, disturbo antisociale di personalità). Questi disturbi condividono difficoltà nel controllo degli impulsi e nella regolazione emotiva
- Cluster C: condotte di comportamento ansioso o inibito (disturbo evitante di personalità, disturbo dipendente di personalità, disturbo ossessivo-compulsivo di personalità). Questi disturbi si caratterizzano soprattutto per alti livelli di ansia, inibizione sociale, sentimenti d’inadeguatezza e un’ipersensibilità alle valutazioni negative
Se la persona manifesta in modo piuttosto stabile e continuativo stili di pensiero, affettività, e comportamenti disfunzionali potrebbe presentare un disturbo di personalità tra quelli sopra elencati.
Gli obiettivi di una terapia di sostegno possono variare, dal recupero e dal mantenimento del funzionamento, alla realizzazione di tutto quello che attiene alle facoltà di un individuo di vivere una vita felice e sana.
Attraverso la psicoterapia cognitivo-comportamentale è possibile intervenire sui disturbi di personalità. Questa forma di terapia è:
- Pratica e concreta: si focalizza sui problemi e sui sintomi e non sull’interpretazione dell’inconscio;
- Centrata sul presente: l’analisi dell’infanzia può essere utile per comprendere come si sono sviluppati i problemi ma non per risolverli, la terapia cognitivo-comportamentale si occupa di come i sintomi vengono mantenuti nel presente;
- Breve: predilige interventi brevi, la maggior parte dei quali si esaurisce in 3-6 mesi di intervento;
- Attiva: il terapeuta fornisce strumenti pratici per superare le difficoltà e sperimentare nuove prospettive;
- Collaborativa: il terapeuta è l’esperto della mente, il paziente è l’esperto di sé stesso, insieme possono trovare la soluzione più adatta per raggiungere benessere e realizzare i propri scopi;
- Scientifica: la terapia cognitivo-comportamentale ha efficacia dimostrata scientificamente per molti disturbi (soprattutto ansia e depressione) e si basa sulla ricerca scientifica.
Dott.ssa Linda Zulianello (Psicologa, Psicologa forense, Psicopedagogista)
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