Cosa fai a capodanno? Sì, siamo già arrivati nel periodo dell’anno in cui le persone lo domandano. Per alcuni questa domanda è agghiacciante e in questo articolo analizziamo i meccanismi psicologici per scoprire perché
Cosa fai a capodanno? Per alcuni è una domanda assolutamente innocua in qualsiasi periodo dell’anno mentre per altri è un incubo. Per noi è l’esempio perfetto per capire qualcosa in più su chi preferisce fare le cose all’ultimo.
Se gli ultimi (diciamo gli ultimi 5) capodanno della vostra vita sono stati terribili allora vi sarà facile seguire questo ragionamento.
Il capodanno è una festa inevitabile. Puoi decidere di non festeggiare il compleanno e far sì che il tuo declino biologico passi inosservato, ma se a capodanno resti a casa da solo sembri subito un tipo strano. La pressione sociale attorno a questa festa è enorme. Il risultato di solito è miserabile. Quando sei piccolo ancora ancora si salva. Crescendo il capodanno diventa la parodia triste delle feste passate.
Quando a metà novembre iniziano a chiederti cosa farai quella notte, il tuo cervello anticipa ogni brandello del dolore che sai già non potrai evitare. Quindi, chiedo, che senso ha iniziare a soffrire a metà novembre per qualcosa che invece potrebbe rovinarti solo il 31 notte?
La follia di anticipare il dolore
Questo è solo un esempio ma l’abitudine di anticipare il dolore purtroppo è molto diffusa.
La maggior parte di noi non riesce a lasciare fuori dai pensieri le cose brutte. Questo in una certa misura è inevitabile. Non posso decidere di non pensare qualcosa. Però, posso decidere di non pianificare le cose brutte nel velleitario tentativo di renderle migliori. L’esempio di capodanno è lampante. Spreco un mese della mia vita a pianificare qualcosa che come sempre andrà male, solo perché spero che pianificandola vada meglio. Come se controllare le cose potesse renderle migliori.
Un altro esempio lo prendo dalla mia esperienza clinica. Un sacco di pazienti si rivolgono a me per chiedere cosa fare e cosa dire per lasciare il partner. L’obiettivo sarebbe quello di migliorare il momento in cui comunicheranno la notizia. Come se lasciare qualcuno con le dovute accortezze potesse diventare un momento tollerabile. Ovviamente è follia. Lasciare qualcuno è uno strazio che le persone intelligenti limitano al momento dell’azione. I meno furbi pianificano quel momento doloroso per mesi. Le persone problematiche per anni. Quelli che si rivolgono allo psicologo pensano solo di farlo, soffrono ogni volta che lo pensano, ma non lo fanno mai e passano la vita a soffrire per un pensiero che non diventa mai realtà.
Via il dente via il dolore
Prima togli di mezzo ciò che non hai voglia di fare meglio è. Se te lo porti dietro finirai per pensarci e ogni volta che ci pensi il tuo corpo soffrirà più che se tu lo stessi facendo.
Pensare fa sempre più male che fare.
Se invece il problema è qualcosa con un scadenza precisa, anticiparlo è impossibile. Il capodanno non posso festeggiarlo il 2 dicembre, devo aspettare. Ma se inizio a programmarlo a metà novembre invece di soffrire solo durante la festa soffrirò un mese e mezzo.
Tanto vale aspettare il 31 e vedere cosa succede, tanto non può andare peggio dell’anno scorso.
Scegli bene le battaglie che vuoi combattere, nessuno ha abbastanza energie per combatterle tutte.