Anche la consapevolezza è una scelta

“Questa è l’acqua” (David Foster Wallace, 2005)

Riporto qui degli estratti del testo scritto e presentato da D. F. Wallace, in occasione del conferimento delle lauree al Kenyon College, il 21 maggio 2005.

   Per fare un esempio, poniamo che oggi sia una giornata normale, vi alzate al mattino, vi recate sul
luogo del vostro impegnativo lavoro, e lavorate sodo per nove o dieci ore, e alla fine della giornata
siete stanchi, sfiniti, e volete soltanto tornare a casa, fare una buona cena e magari rilassarvi per un
paio d’orette e poi andare in branda presto, perché il giorno dopo vi toccherà alzarvi e rifare tutto
da capo. Ma in quel momento vi ricordate che non avete più cibo a casa -non avete avuto tempo
per fare la spesa questa settimana, per via del vostro impegnativo lavoro- e quindi adesso, dopo il
lavoro, vi tocca mettervi in auto e andare al supermercato. Siamo alla fine della giornata lavorativa, e
il traffico è pesante, per cui ci vuole più tempo per arrivare al negozio, e quando finalmente siete lì il
supermercato è affollatissimo, perché naturalmente è l’unico momento in cui tutti gli altri lavoratori
riescono ad andare a far compere, e il negozio è di una luminosità fluorescente e spaventosa, e al
suo interno vengono diffuse innocue musichette che uccidono l’anima, o un pop commerciale, ed
è l’ultimissimo posto in cui vorreste essere, ma non è che potete entrare e uscire velocemente:
dovete vagare lungo tutte le corsie affollate[…].

Il punto è che piccole e frustranti cazzate come questa sono esattamente quelle che richiedono una scelta. Perché le code e le corsie affollate e le lunghe file alla cassa mi danno tempo di pensare, e se non compio una scelta cosciente riguardo al modo di pensare e alle cose a cui prestare attenzione,mi ritroverò incazzato e depresso ogni volta che vado a far compere, perché la mia configurazione naturale è la certezza che situazioni come questa in realtà riguardano solamente me, la mia fame e la mia stanchezza e il mio desiderio di tornarmene semplicemente a casa, e sembrerà che tutti gli altri mi stiano solamente tra i piedi, e chi è tutta questa gente che mi sta tra i piedi?

Se scelgo di pensare in questo modo, bene, lo facciamo in tanti -non fosse che pensare in questo
modo tende ad essere così semplice e automatico che non si tratta di una scelta. Pensare in questo
modo è la mia configurazione standard. È il modo automatico e inconsapevole in cui penso quando
mi trovo in quelle situazioni noiose, frustranti e affollate della vita di un adulto nelle quali agisco
in base all’automatica e inconsapevole convinzione che io sono il centro del mondo, e che i miei
bisogni immediati e i miei sentimenti sono ciò che dovrebbe determinare le priorità del mondo. Il
fatto è che ovviamente ci sono modi diversi di pensare a situazioni di questo tipo. In questo traffico,
tutti questi veicoli fermi e ozianti sulla mia strada: non è impossibile che alcune delle persone in
questi SUV abbiano subito in passato qualche orribile incidente d’auto, e per loro adesso guidare è
così traumatico che i loro psicoterapeuti hanno praticamente ordinato loro di prendersi un grande
grosso SUV, in modo che si sentano abbastanza sicuri da poter guidare; […].
Di nuovo, vi prego di non pensare che io vi stia dando qualche consiglio morale, o che stia dicendo
che “dovreste” pensare in questo modo, o che qualcuno si aspetta che lo facciate automaticamente,
perché è difficile, richiede volontà e sforzo mentale, e se siete come me in alcuni giorni non sarete
in grado di farlo, o più semplicemente non ne avrete voglia. Ma la maggior parte dei giorni, se
siete abbastanza consapevoli da poter scegliere, potete scegliere di guardare diversamente questa
signora grassa, vitrea e ipertruccata che ha appena urlato in faccia al figlioletto mentre siete in coda
alla cassa -forse non è sempre così; forse è stata sveglia per tre notti di fila a reggere la mano del
marito che sta morendo di cancro alle ossa, o forse questa stessa donna è l’impiegata di basso livello
della motorizzazione che non più tardi di ieri ha aiutato il vostro coniuge a risolvere un angosciante
problema di protocollo tramite un qualche atto di cortesia burocratica. Chiaramente, nessuna di
queste cose è probabile, ma al tempo stesso non è impossibile -dipende soltanto da ciò che volete
prendere in considerazione.

[…]Ma se imparate davvero come pensare, a cosa prestare attenzione, scoprirete che ci sono altre opzioni. Avrete il potere di vivere una situazione affollata, rumorosa, lenta, da inferno del consumatore, non soltanto come dotata di significato, ma anche sacra, animata dalla stessa forza che accende le stelle -compassione, amore, l’unità profonda di tutte le cose. Non è che questa roba mistica sia necessariamente vera: l’unica Verità con la V maiuscola è che siete voi a decidere in che modo cercare di guardarla. Siete voi a decidere coscientemente cosa ha significato e cosa non ne ha. Siete voi a decidere cosa venerare. Perché c’è un’altra cosa vera, ed è questa: nelle trincee quotidiane della vita adulta, l’ateismo non esiste. È impossibile non venerare qualcosa. Tutti venerano. L’unica scelta che possiamo fare è cosa venerare. […] Venerate il potere -vi sentirete deboli e impauriti, e avrete bisogno di un potere sempre maggiore sugli altri per tenere a distanza la paura. Venerate la vostra intelligenza, la vostra brillantezza -finirete col sentirvi stupidi, degli impostori, sempre sul punto di essere smascherati.

La cosa insidiosa di queste forme di culto non è il fatto che siano malvagie o peccaminose; è che sono inconsapevoli. Sono configurazioni standard. Sono quel tipo di culto nel quale scivolate lentamente, giorno dopo giorno, diventando sempre più selettivi riguardo a quello che osservate e al modo in cui misurate il valore, senza mai essere pienamente consapevoli che lo state facendo. E il mondo non vi impedirà di operare secondo la vostra configurazione standard, perché il mondo degli uomini e del denaro e del potere procede piuttosto gradevolmente con il carburante della paura e del disprezzo e della frustrazione e della bramosia e del culto di sé. La nostra attuale cultura ha imbrigliato queste forze in modi che hanno procurato una straordinaria ricchezza, comodità e libertà personale. […]

Ma ci sono molti tipi diversi di libertà, e del tipo più prezioso non sentirete parlare granché nel grande mondo dei trionfi e dei risultati e delle esibizioni. La libertà che davvero conta richiede attenzione, e consapevolezza, e disciplina, e sforzo, e la capacità di interessarsi davvero alle altre persone e di sacrificarsi per loro, continuamente, ogni giorno, in una moltitudine di piccoli e poco attraenti modi. Questa è la vera libertà. L’alternativa è l’inconsapevolezza, la configurazione standard, la “corsa di topi” -la costante e divorante sensazione di aver posseduto e perduto qualcosa di infinito.
Per chi lo desidera, questo link vi rimanda al pdf del testo completo:
http://www.sfrancesco.it/wp-content/uploads/2015/03/Questa-e-lacqua-David-Foster-Wallace.pdf

L’importanza di essere consapevoli

Il brano di Wallace è un capolavoro dei nostri giorni, che racconta in modo esemplare cosa significhi essere travolti dal cosidetto “fare quotidiano”. E’ inneagabile, negli ultimi anni il livello di stress giornaliero è aumentato, contemporaneamente al livello generale di benessere -se pensiamo a 50 anni fa- fatto paradossale, ma in linea con l’idea che lo stravolgimento del mondo nel suo stato naturale, richieda uno stravolgimento dell’essere umano dal suo ambiente naturale. Le persone sono desiderose di ottenere il meglio nella propria vita -giustamente direi- per questo dedicano anima e corpo al perseguimento di ciò che è necessario per riuscire ad ottenerlo. Al desiderio di affermarsi, di sostentarsi, di essere felici, si aggiungono dei disagi che la vita non fa mai mancare, tutto viene reso più frenetico, più faticoso, talmente faticoso che anche i momenti felici sono diventati difficili da riconoscere o da vivere con leggerezza nel cuore.

Insomma, ognuno ha i suoi problemi, ognuno ha i suoi desideri, ognuno pensa al suo mondo. Non sorprende infatti, che la società odierna sia popolata per lo più da narcisismo ed egocentrismo piuttosto che da un interesse circolare che comprenda se stessi ma anche il mondo al di là del proprio. Perchè? Perchè, con tutti i problemi che ho nella mia vita, dovrei iniziare a pensare, a riflettere sul disagio altrui, magari di persone che non conosco nemmeno, di sconosciuti che hanno pure un cattivo odore ogni volta che salgono in treno\metro\autobus -chi più ne ha più ne metta- ? Wallace, a mio avviso, ci sta dicendo “Ehi, prova a guardare oltre, prova a pensare in modo ampio a chi ti attornia, questo può aiutarti ad essere più consapevole. Consapevole del mondo e delle sue infinite sfumature, ma anche più consapevole di te e del tuo mondo e delle sue infinite sfumature.” Imparare che come quando noi abbiamo una giornata no e siamo scortesi con la signora della cassa al supermercato, anche la signora del supermercato la volta dopo può avere la giornata no ed essere scortese con noi, anche se noi quel giorno eravamo così felici che pretendavamo solo sorrisi. Riuscire a dare un senso diverso da quello “guerrafondaio” , può salvarci. Sì, salvarci. La rabbia, come ogni emozione, si assorbe e si trasmette, dare un senso a quella rabbia che sia distante dall’ovvio può servirci per far sì che la scelta di come stare, sia più consapevole; quindi sapremo scegliere con più cognizione ciò per cui vale la pena innervosirsi o arrabbiarsi.

La scelta consapevole nel disagio psicologico

Lo psicologo ha il compito di guidare i suoi pazienti verso un approccio nuovo e diverso di guardare e vivere la realtà. Molti disturbi psichici, ad esempio legati all’ansia, alla depressione o alla ruminazione mentale, nascono da una rigidità psichica della persona che così viene portata a vedere le situazioni della vita, sempre nello stesso modo. Diventare consapevole delle diverse possibilità che si hanno per affrontare certe circostanze è uno strumento essenziale per guardare più sinceramente sè e chi ci sta accanto che sia per una vita o per venti minuti. E’ un lavoro complesso, che può sembrare scontato, ma non lo è affatto. A volte non abbiamo voglia, come dice Wallace, a volte semplicemente non ne avvertiamo l’immediata esigenza o sentiamo di non avere tempo, ma solo sapere che ciò che vediamo di noi e degli altri non sempre corrisponde ad una verità assoluta e indiscutibile, è un importante passo verso la consapevolezza. Siamo noi che scegliamo come stare, cosa pensare e cosa provare, non sempre è possibile ed è giusto sia così. Le emozioni DEVONO prendere il sopravvento, ma non possono farlo sempre, ci sono cose che necessitano di essere razionalizzate e guardate da una prospettiva differente, la prospetiva di chi è libero di scegliere.