Il nome viene dal personaggio mitologico di Elettra, figlia di Agamennone e Clitennestra: quest’ultima fece uccidere il suo sposo dal proprio amante Egisto e, quando Elettra scoprì di chi fosse la responsabilità della morte di suo padre, si vendicò facendo uccidere la madre dal proprio fratello Oreste.
Jung definì il complesso di Elettra la versione maschile del complesso di Edipo. La figlia femmina coltiva nell’inconscio il desiderio di possedere il padre e per questo motivo entra in competizione con la madre. Nella teoria psicoanalitica questa fase fa parte del normale sviluppo del bambino e si manifesta nel periodo che va dal terzo al sesto anno di età (fase fallica).
Cosa resta del legame con il padre nella vita di una ragazza adulta
Nelle bambine, il rapporto con il padre è la base sulla quale imposteranno i futuri rapporti con l’altro sesso, amicali e sentimentali. Non a caso, infatti, molte donne cercano nel proprio compagno il riflesso della figura paterna.
Le caratteristiche peculiari del legame padre figlia divengono i mattoni con i quali la giovane donna costruisce i rapporti con l’altro sesso. Un padre iper protettivo, per esempio, instillerà nella ragazza il bisogno di essere protetta e nei futuri partner cercherà prevalentemente questa caratteristica. Un padre più assente, al contrario, costringerà la bambina a cavarsela da sola corrodendo la sua fiducia nel sesso maschile ma accendendo anche la sua indipendenza.
Nulla si crea nulla si distrugge tutto si supera
Il complesso di Elettra è un passaggio obbligato nello sviluppo di una bambina. Non c’è niente di male e con il tempo questa fase si supera.
Quando invece, l’attrazione verso il padre e la gelosia nei confronti della madre non si risolvono come dovrebbero, allora subentrano i problemi psicologici. Il disagio della donna è rivolto alla sua vita sentimentale, nessun uomo è all’altezza del padre e questo pensiero provoca frustrazione e incapacità di vivere serenamente le storia d’amore. La figura paterna è un’iperbole d’amore e protezione inarrivabile contro la quale ogni partner non può che perdere la sfida. Le donne fissate su questa fase passano la vita cercando il principe azzurro e senza mai trovarlo.
Il principe azzurro non esiste
Il principe azzurro esiste solo nelle favole. Questo eroe dell’amore rappresenta protezione, sicurezza, serenità e affetto incondizionato. Inconsciamente le donne che credono a questa figura mitologica sono convinte di dover essere amate indipendentemente dai loro comportamenti.
Questa convinzione è fallace perché in ogni pertugio dell’esistenza vale un’altra regola: ad azione corrisponde reazione.
Esemplificando potremmo dire che se vuoi amore devi dare amore, non fare i capricci. Un padre o un principe sono pronti a correre in tuo soccorso ogni volta che sentono il tuo dolore o anche solo il tuo malumore, un fidanzato innamorato invece desidera avere accanto una persona felice di vivere con lui quel rapporto. Anche il fidanzato ti stringe forte ogni volta che soffri, ma solo se la tua sofferenza è una orrenda deviazione rispetto alla vostra vita felice insieme. Se la tua sofferenza è pervasiva di ogni momento della relazione allora a differenza di tuo padre e del principe azzurro, il tuo fidanzato si stancherà.