La fine di una storia d’amore è sempre complessa da superare. Soprattutto nelle storie di lunga durata, i partner hanno accumulato numerose esperienze comuni, possiedono ricordi condivisi e buona parte della loro vita è sovrapposta. In breve, sono quasi una cosa sola.
Quando la relazione termina, dopo la delusione e la rottura, c’è il dolore per la disconnessione dal partner. Anche il rapporto più disfunzionale del mondo, se protratto abbastanza a lungo, attiva dei meccanismi di rinforzo.
2 tipi di rinforzo in amore
Rinforzo positivo
Vedere la persona che amo mi fa stare bene. Per questo la cerco e desidero passare del tempo con lei.
Rinforzo negativo
Non vedere la persona che amo mi fa stare male. Magari perché temo che se non sono con lei possa tradirmi, o non sopporto l’idea che senza di me stia ugualmente bene. Per questo la cerco e ho bisogno di passare del tempo con lei.
L’amore e la dipendenza
L’amore attiva gli stessi meccanismi chimici e cognitivi della dipendenza da sostanze. All’inizio a guidare l’interazione sono sempre i rinforzi positivi. Quando sto con la persona amata sto bene. Brutto da dire, ma è la stessa cosa che accade a chi comincia ad assumere una sostanza stupefacente.
Le coppie fortunate e tenaci trovano dei modi sempre nuovi per valorizzare il tempo che passano insieme. In questo modo riescono a vivere per tutta la vita di rinforzi positivi.
Per molti però, presto o tardi arriva il momento dei riforzi negativi. Non è più la ricerca del piacere che mi dà stare con il partner a tenermi stretto a lui. È il bisogno di allontanare il dolore, perché senza di lui non so più stare. Allora lo cerco come cercherei una droga che ormai non mi dà più nessun piacere, ma l’astinenza è insopportabile.
Cosa accade al nostro cervello dopo la rottura
Quando la storia d’amore finisce, il cervello cerca inutilmente il rinforzo che aveva fino a poco prima. Positivo o negativo non ha importanza, non c’è più.
Dal punto di vista comportamentale, lo squilibrio chimico e cognitivo che segue la rottura con il partner, dà origine a comportamenti poco ragionati. Non si può nemmeno parlare di emozioni, quello che sentiamo è una specie di fame. Ci manca una parte del nutrimento che costituiva la nostra dieta affettiva.
È questa fame che ci fa mandare un messaggio a tarda notte al nostro ex.
È questa fame che ci spinge a rivederlo per chiarire quello che ancora c’è da chiarire.
È questa fame che ci fa tornare indietro, rinnegare la nostra decisione e rimetterci con l’ex.
La vita è fatta di piccoli momenti e tutti sono sopportabili
Nei gruppi di auto aiuto come gli alcolisti anonimi, o quelli legati ad altre dipendenze, si insegna a spezzettare il tempo.
Quando ti svegli al mattino, la mancanza di una persona o di una sostanza è intollerabile se pensi che non l’avrai fino a sera. Se, invece, immagini di privartene solo per un’ora, diventa più semplice. Un’ora è ancora troppo? Va bene mezz’ora, dieci minuti o ancora meno.
Ogni persona ha un suo comune denominatore temporale, una porzione di tempo minima entro la quale ogni dolore è tollerabile.
Quando avevo tagliato la cornea e il mio occhio spurgava pus, provavo un dolore lancinante. Erano appena le 22 e avrei dovuto aspettare fino al mattino per la puntura di antibiotico e il sollievo. All’inizio pensavo a quando erano lunghe 10 ore, tutta la notte di agonia. Ero sopraffatto dall’angoscia. Poi mi sono ricordato di questa tecnica, ho pensato che cinque minuti potevo resistere. Ce l’ho fatta. Poi altri cinque. Ce l’ho fatta ancora. Alla fine, cinque minuti dopo cinque minuti, mi sono addirittura addormentato per qualche oretta.
Avevo vinto.
Per quanto sia reale il dolore del disinnamoramento, superarlo è più facile di quanto credi. Mentre ti lamenti di non riuscirci il tuo cervello sta già lavorando per rinunciare a quel rinforzo. L’unico aiuto che devi dargli è quello di evitare le ricadute.
Ieri pensavi di morire e oggi guardati, sei ancora vivo e felice.