Come rispondere al dolore di venire lasciati

Venire lasciati

Le relazioni a volte finiscono. Capita talmente spesso che quasi tutti avranno provato questa esperienza dolorosa.

Quando succede puoi essere quello che lascia, quello che viene lasciato oppure essere entrambe le cose, se l’allontanamento avviene di comune accordo.

Oggi parliamo a chi è stato lasciato.

 

Come rispondere al dolore di venire lasciati

 

#1 Tutti dicono che il tempo aggiusterà le cose

È una frase molto facile da usare e anche molto vera, ma chi è appena stato lasciato non ha le risorse cognitive per comprenderla. Non si può affrontare un dolore reale e contingente con la promessa di un sollievo ipotetico futuro. Sarebbe come dire a chi si lamenta del freddo di aspettare sei mesi che poi arriva l’estate.

È vero, l’estate tornerà, ma ora ti serve un cappotto. Per rispondere al dolore di venire lasciati il miglior cappotto sono gli amici e in generale tutta la propria rete sociale.

#2 Lei o lui ha già un altro

Trovo che il verbo avere applicato alle relazioni sia molto brutto perché implica la proprietà.

Non possiedi le persone né devi farti possedere da esse. Le persone sono l’opportunità di aggiungere qualcosa di interessante alla nostra vita. Per esempio, un nuovo punto di vista, una nuova gioia, un nuovo dolore, un nuovo progetto, una nuova avventura e tante altre cose.

Più è intimo il legame e maggiore saranno le cose che aggiungerà alla nostra vita. Questo rende speciali le storie d’amore.

Eliminando il concetto di proprietà e spostando l’attenzione su quello di opportunità, la conseguenza logica sarebbe quella di instaurare il maggior numero di legami intimi possibile. Quasi come se ti dicessero viaggia più che puoi. Ovviamente questo non ha senso, perché un rapporto, per essere intimo ha bisogno della sua esclusività.

Però, quando il rapporto finisce, è normale che qualcuno senta il bisogno di colmare quel vuoto di opportunità che si è venuto a formare, ripiegando sulla prima persona che crede possa funzionare in tal senso.

#3 Non riesco a ripartire

Spesso ci si lascia a causa della pesante asimmetria che affligge la relazione.

Spesso gli psicologi descrivono la relazione come un cerchio, secondo me Pong, il primo videogioco programmato rende meglio l’idea. La relazione è il campo da gioco e i due innamorati sono i trattini che a bordo campo si rimbalzano la pallina. I movimenti dell’uno rispondono ai movimenti dell’altro, l’altro poi si muove a sua volta in risposta e così via. Questa è la simmetria.

Se uno dei due trattini non si muove in modo congruo con il movimento dell’altro, la pallina finisce nel vuoto e la partita finisce. Questa è l’asimmetria.

Quando la partita finisce puoi spegnere lo schermo e fare altro, oppure restare a fissarlo per capire dove e chi ha sbagliato.

Tra una partita finita e la possibilità di un nuovo gioco io sceglierei senza dubbio la seconda.

#4 Ritrovare la serenità

La solitudine rappresenta una zona di comfort per quasi tutte le persone, tranne per chi ha appena subito una perdita.

Il motivo è semplice, non si può rispondere al vuoto con il vuoto.

Però qui molte persone sbagliano. Perché non si può rispondere al vuoto nemmeno con il tentativo di riempirlo. Il contrario di vuoto non è pieno, il contrario di vuoto è movimento.

Per ritrovare la serenità l’unica cosa da fare è ricostruire le tue giornate senza la persone che ti ha lasciato. Agisci, fai tutte le cose che ti piace fare (in questi casi ci si può viziare), esplora le novità e osa un pochino. Nel vuoto ci si muove più liberamente. Venire lasciati può diventare il momento ideale per scoprire cose di te che non pensavi.