Quando parliamo con qualcuno lo ascoltiamo veramente? Ci focalizziamo sul contenuto di ciò che sta dicendo? Non sempre ciò avviene davvero, per quanto possa sembrarci scontato. Infatti siamo mossi e legati da pregiudizi, giudizi, opinioni e via dicendo, che ci influenzano nella recezione di un determinato messaggio.
Le competenze dell’emittente sono la competenza descrittiva, feedback e la competenza rappresentativa.
Saper descrivere cosa significa? Riportare il fatto così com’è che abbassa la protezione e l’attivazione di chi ascolta. (Vedo che sta muovendo le mani, cosa sente?). È importante riportare la descrizione di cosa vedo. L’altra competenza è sapersi auto-descrivere. Un Io messaggio, cioè quando esprimo qualcosa di mio a livello soprattutto di vissuto emotivo. (Per cosa sei triste, per cosa sei contento?). Una buona comunicazione rappresentativa è composta dall’Io più un indice referenziale che va riportato in maniera descrittiva. È importante assumersi la responsabilità, tema fondamentale anche nell’approccio cognitivo comportamentale ma anche gestaltico. Il feedback ha un io messaggio (Io sento quando tu…) e infine l’appello. Quello che cambia è che la comunicazione rappresentativa riguarda solo me e non è legata anche all’altro, il feedback ha una funzione regolativa cioè regola l’interazione, la relazione. Posso dire: io sono contenta quando tu mi chiami (continua a chiamarmi). C’è la credenza che o siamo controllati dagli altri o che noi possiamo far sentire gli altri in un certo modo. Nella gestalt questo non viene tenuto presente perché tutti sono responsabili del proprio comportamento. Per quanto riguarda la risposta al messaggio dobbiamo recepirlo e decodificarlo per poi rispondere. Ci possono essere degli ostacoli nella recezione di un messaggio. Non entra sempre tutto e questo perché esistono pregiudizi, attenzione, l’effetto alone (conosciuta una caratteristica la espandiamo anche ad altro, se uno è simpatico è anche bello e intelligente). Anche l’effetto primary e recency. Dobbiamo mettere sullo sfondo tutte le nostre preconvinzioni. È importante sintonizzarsi sul canale sensoriale usato dalla persona. Nel rispecchiare ciò che dice la persona usare un canale diverso potrebbe non essere efficacie.
Dopo la recezione c’è l’elaborazione cioè chiederci cosa ci sta dicendo l’altro e ci sono quattro livelli:
1. la relazione (chi crede di avere di fronte)
2. il contenuto (che cosa sta dicendo)
3. l’autorivelazione (chi è costui, come parla con me)
4. l’ appello (che cosa devo pensare, fare di fronte al suo comportamento)
Il contenuto solitamente è chiaro, l’autorivelazione a volte, ma appello e relazione non sono facili da accogliere. L’aspetto della relazione si mette sullo sfondo, cioè si dà per scontato oggi giorno nell’ambito clinico.
Si parte dunque dal contenuto. A questo punto vi è la risposta. Ci sono degli stili inefficaci di comunicazione nel rispondere cioè giudicare, interpretare, indagare, dare soluzioni, essere superiori, moralizzare, generalizzare, dogmatizzare, diagnosticare, identificare. L’interpretazione è efficace se fatta al momento giusto, quando si hanno sufficienti informazioni. Deve essere non solo intellettuale, ma anche emotivo. Dobbiamo solo accompagnare la persona. Come? Con le parafrasi cioè ripetere a parole nostre ciò che la persona sta dicendo e si sta più sul contenuto. Ci sono diversi tipi di parafrasi:
– riformulazione sintetica. Si rispecchia non tutto ciò che ha detto ma una o due parole che sono pregnanti dal punto di vista emotivo e fungono perché la persona continui ad esplorarsi.
– riformulazione critica. Gli rimando in modo tale da poter stimolare la riflessione. È molto usato nell’approccio cognitivo comportamentale.
– riformulazione delucidativa.
– riformulazione figura sfondo.
Altro modo di rispondere è fare la verbalizzazione o risposta enfatica. Con essa rispecchiamo l’emotività invece che sono il contenuto come prima. A volte la persona lo dice, a volte è tra le righe. È anche detta risposta empatica. È importante non aumentare né diminuire l’intensità dell’emozione. Ci sono tanti modi di verbalizzare. La verbalizzazione per sinonimo, ad esempio, cioè per emozione o vissuto emotivo. Anche la comunicazione non verbale è importante nel comprendere un dato messaggio in quanto è più veritiera di quella verbale.
Di conseguenza possiamo affermare che in ambito clinico è importante osservare determinate norme di comportamento, di risposta. Ciò vale anche nella vita di ogni giorno in cui parliamo e comunichiamo con molte persone. Dobbiamo saperci staccare dai nostri pregiudizi ed essere aperti, realmente, a ciò che l’altro vuole dirci per poterlo comprendere e rispecchiare nel modo corretto. I messaggi degli altri non possono essere deviati se vogliamo avere una reale comunicazione, pura e pulita con l’altro.