A chi non è capitato di trovarsi nel bel mezzo di una discussione animata ed esprimere con veemenza la propria opinione?
L’adrenalina sale e la voglia di comunicare il proprio punto di vista e le proprie ragioni è altissima. Al contempo si fatica a comprendere come l’altro possa dire ciò che sta dicendo, si fatica ad ammettere che possa pensarla in modo diverso.
Nelle discussioni ma anche nelle altre aree della vita sociale, l’unica variante che è possibile gestire ed indirizzare in modo costruttivo o distruttivo è la propria reazione.
Accade spesso, infatti, che al termine di una discussione, nell’immediato o nei giorni successivi, si ripensi a quanto detto o fatto e non ci si riconosca. Questo accade perché si è agito d’impulso, presi più dal “fare” e dal “dire” che dal “sentire” e dall’ “essere”. Tutta questa fretta di dire, di agire spesso porta letteralmente a far emergere lati di se stessi fino ad allora sconosciuti o a dire e compiere azioni di cui, una volta tornati calmi, ci si pente.
La rabbia è quella sensazione che fa in modo che la tua bocca lavori più veloce della tua mente
Evan Esar
Ecco allora 7 strategie per affrontare una discussione con assertività e calma:
1) Rimani presente: travolti dal ciclone della discussione accade di perdere il focus del discorso. Qual è il vero motivo del dibattito? Sembra che la maggior parte di persone litighi più per avere ragione che per l’effettivo tema di scontro. Ostinarsi a far valere le proprie ragioni legittima la ferita psichica che si sta potenzialmente inferendo all’altro? Quando ci si trova coinvolti in una discussione, è necessario rimanere presenti e consapevoli sul tema oggetto della questione, senza pensare di dover vincere uno scontro: quale sarebbe poi il premio per avere ragione?
“Puoi essere felice o avere ragione”
2 ) Mettiti nei panni dell’altra persona: prova a immaginare di essere la persona con cui stai litigando. Quali sentimenti ed emozioni prova? Cosa l’ha fatta arrivare fino a questo punto? Come si sente ascoltando le parole che le stai rivolgendo? E se fossi invece un osservatore esterno, come valuteresti la situazione?
Occorre ricordare un assunto fondamentale: nessuno è depositario della verità assoluta. Ogni situazione è composta da una moltitudine di sfaccettature e come tale può essere interpretata in modo diverso a seconda della persona e dei suoi valori di riferimento. Pretendere che tutti la pensino come te o di imporre la tua visione del mondo è utopia! Qualcuno potrà pensarla come te ma qualcun altro no per il solo fatto che i percorsi di vita che ha fatto per arrivare fino a qui sono diversi dai tuoi e nel tempo ha costruito strutture mentali che lo portano a vedere le cose in modo differente da te. E’ forse una colpa? Nella vita non esiste solo il bianco o il nero, ma mille altre sfaccettature che possono arricchirti se mantieni un atteggiamento aperto e non giudicante.
3) Ascolta per comprendere non per rispondere: anche se sei certo che tu hai “ragione” e l’altro ha “torto”, datti almeno la possibilità di ascoltare con attenzione e curiosità quello che l’altro ha da dire e come è arrivato a formulare il suo pensiero. Dagli la possibilità di esprimersi e trattieniti dall’interromperlo o parlare sopra.
4) Respira profondamente: questa è senza dubbio la prima azione concreta da attuare quando ci si sente in un ‘ “area critica”, quando si sente che c’è “aria di guerra”. La respirazione è la prima azione che si fa quando si viene al mondo, quindi la più automatica e primitiva: proprio per questo è necessario portare la consapevolezza sul proprio respiro. Di fronte a situazioni di pericolo o stress, la respirazione tende ad essere toracica quindi superficiale (con la parte alta del petto per intenderci), questo ha la spiacevole conseguenza di portare meno ossigeno al cervello innescando uno stato di tensione e scarsa lucidità. La respirazione che favorisce il rilassamento e blocca la produzione di dei due tra i principali ormoni dello stress quali cortisolo ed adrenalina, è la respirazione diaframmatica (con il ventre).
Inspira dal naso, trattieni per qualche istante l’aria ed espira lentamente dalla bocca facendo in modo che l’espirazione sia più lunga dell’inspirazione.
5) Concentrati sul tuo corpo: porta l’attenzione al tuo corpo. Com’è la tua postura? Ci sono parti che senti più rigide? E’ provato che cambiare postura influenza direttamente il proprio stato emotivo ed il modo in cui si è percepiti dagli altri. Rilassa le spalle e le mani evitando di tenerle conserte ed adagiale sul corpo come fossero qualcosa di pesante che lasci andare.
6) Mantieni calmo il tono di voce: una tecnica usata anche per calmare i bambini che piangono o urlano è proprio quella di parlare con un tono di voce calmo e pacato. Attenzione: calmo non significa dimesso. Calmo significa basso, lento ma sicuro, scandendo le parole e facendo delle pause. Se alle urla si risponde con altrettante urla si innesca una situazione di simmetria quindi un circolo vizioso da cui difficilmente si potrà uscire con un risultato produttivo.
7) Allontanati: ci sono situazioni in cui l’arrabbiatura propria o dell’altro è tale da non permettere letteralmente di pensare ne di avere la lucidità di attuare qualcuna di queste tecniche. In tali casi il litigio diventa solo una forma di sfogo, un modo con cui riversare la propria rabbia sull’altro: è quindi meglio allontanarsi, rimandare la discussione a quando la razionalità e l’ossigenazione al cervello sono tornate e permettono di vedere le cose con maggiore oggettività e distacco.
E’ incredibile quanto ciò che si vorrebbe dire cambia se posticipato anche di poco nel tempo.
La rabbia è una follia momentanea, quindi controlla questa passione o essa controllerà te.
Omero