Negli anni cinquanta dal Novecento inizia a farsi strada l’idea che la paura sia una fobia irrazionali e che, soprattutto, essa sia frutto e prodotto dell’apprendimento. Alla luce di queste premesse iniziano a svilupparsi dei metodi per cercare di far disapprendere una determinata paura. Uno dei metodi più efficaci è quello della desensibilizzazione sistematica. Wolpe, psichiatra allievo di Pavlov, nel 1958 fonda la desensibilizzazione sistematica, tecnica terapeutica che parte dal presupposto che se è possibile far sì che si associ ad uno stato di paura del soggetto una situazione di rilassamento o comunque una risposta che sia antagonista della paura o dell’ansia, allora è possibile eliminare l’associazione tra lo stimolo incondizionato e la risposta di ansia o paura del soggetto. Si tratta non di creare o apprendere nuovi tipi di comportamento, ma di creare nuove associazioni finché quello stimolo di paura non è più in grado di attivarsi.
Alla base di tale tecnica vi è la costruzione di una gerarchia di situazioni stimolo da zero a cento definendo così le varie ipotesi di situazioni in cui si attiva uno stato di ansia o paura nel soggetto.
a ricerca scientifica nell’ambito della desensibilizzazione sistematica ha evidenziato come questa tecnica sia molto efficace nel trattamento delle fobie specifiche, della fobia sociale e nella riduzione degli stati ansiosi. Recenti studi hanno confermato l’efficacia della tecnica anche nel trattamento dei pazienti affetti da depressione o schizofrenia.
La desensibilizzazione sistematica è costituita da tre fasi:
- Prima fase: il paziente nel corso della prima fase del trattamento viene addestrato all’uso delle tecniche di rilassamento, quali il rilassamento muscolare progressivo e la respirazione diaframmatica. Lo scopo di queste tecniche è quello di addestrare il paziente ad utilizzare il rilassamento per ridurre le sensazioni fisiche legate all’ansia (come i tremori, la tachicardia, l’iperventilazione etc.) e riuscire quindi a controllare la propria reazione fobica davanti all’oggetto o alla situazione temuta.
- Seconda fase: il secondo passo consiste nell’indagare lo stimolo fobico. Il paziente guidato dal terapeuta creerà una gerarchia di situazioni disturbanti, che partono dalla situazione meno ansiogena per arrivare a quella più temuta. Allo scopo di lavorare per gradi all’estinzione della risposta fobica.
- Terza fase: in terapia il paziente guidato dal terapeuta inizierà ad affrontare, prima a livello immaginifico o virtuale fino all’esposizione in vivo, le situazioni temute a partire dal gradino più basso della scala gerarchica che lui stesso ha creato.
L’obiettivo di questa tecnica è quello di insegnare al paziente un modo alternativo di rispondere ad un determinato stimolo fobico mediante l’uso delle tecniche di rilassamento apprese. Attraverso l’esposizione progressiva allo stimolo e la conseguente risposta controllata, il soggetto arriva al pieno controllo della situazione fino all’estinzione dei sintomi, situazione nella quale il rilassamento sostituisce la risposta ansiosa.
La paura può quindi essere superata tramite questa tecnica, anche quella paura che riteniamo essere più distruttiva e complicata per noi stessi.
La desensibilizzazione sistematica è stato il primo intervento largamente utilizzato nel trattamento comportamentale delle fobie. A partire dalla sua concettualizzazione ne sono state sviluppate molte versioni, con applicazioni a contesti molto diversi.
Col tempo, le tecniche di esposizione si sono arricchite arrivando a comprendere l’esposizione in vivo degli oggetti o delle situazioni temute.
Per capire meglio come si applica questa tecnica comportamentale usata in psicoterapia, vengono do seguito proposti alcuni esempi.