“Il carattere è il destino”
(Eraclito)
Schopenhauer scriveva che il carattere è ciò che rende unico l’individuo, ciò che nessuno gli può dare e nessuno gli può togliere ed è più importante di tutto quello che egli può possedere ed essere agli occhi degli altri.
Il carattere è il destino, un destino che come scrive Hazlitt: “Nessuno cambia, da quando ha compiuto due anni: anzi dalle prime due ore di vita. Possiamo, in virtù di cultura e opportunità, correggere i nostri modi o al contrario peggiorarli… Ma il carattere, l’interna, originaria inclinazione, resta sempre uguale, fedele a se stesso fino alla morte”.
Arrivando ai giorni d’oggi possiamo quotidianamente osservare l’uso massivo e costante di messaggi pubblicitari, post, corsi, lifecoach, mentalcoach e quant’altro che incitano al cambiamento, al porsi obiettivi a reagire, progettare, fare fare e ancora fare. Tutto questo fa passare subliminalmente un messaggio: tu non vai bene come sei. Accade allora che, lentamente, senza quasi nemmeno rendersene conto si senta qualcosa di sbagliato dentro di sé, qualcosa da correggere, magari con l’aiuto di qualche seminario intensivo di 2 giorni o di qualche veloce esercizio… per poi accorgersi che non è servito a molto, se non nell’immediato presente. Dopo qualche tempo ognuno, chi più chi meno, torna quello di prima.
Mai domare il proprio carattere!
L’errore risiede nel voler domare il proprio carattere, cambiarlo, correggerlo, migliorarlo. È un po’ come se volessimo imporre ad un’ape di fare la ragnatela anziché costruire il suo alveare. Il ragno sa fare come nessun altro una minuziosissima ed elaborata ragnatela così come solo le api costruiscono alveari leggeri ma robusti con la cera che secernono da ghiandole situate sotto l’addome. Voler cambiare il proprio carattere equivale a snaturarsi, a soffocare la propria luce interiore in cambio di una temporanea quanto evanescente approvazione.
Pensiamo al nostro carattere come ad un cavallo: per arrivare alla meta dovremo conoscerlo, prendere confidenza con lui, instaurarci un rapporto di intesa, di cooperazione anziché di controllo e competizione, di complicità più che di imposizione, di affiatamento più che di comando. É il cavaliere che deve, a ragion di tale rapporto, essere in grado di portare il cavallo dove ha deciso lui e non viceversa, non lasciarsi portare dove vuole il cavallo soprattutto quando questi “impazzisce” o corre senza una meta. Tentare di domare il proprio carattere rischia di sortire l’effetto opposto: anzichè farcelo alleato, ce lo facciamo nemico, ed ecco che i problemi arrivano al galoppo: disturbi come ansia, depressione, somatizzazioni, aumento di peso, sono tutti sintomi di qualcosa di inespresso.
“Ciò che neghi ti sottomette, ciò che accetti ti trasforma”
Jung
Fai amicizia col, tuo carattere!
Non esiste un buono o un cattivo carattere! Questi sono giudizi ed in quanto tali assolutamente relativi e figli del contesto. Ognuno di noi ha il proprio, unico ed irripetibile carattere. Ciò che può essere modulato è la manifestazione del proprio carattere. Non è il carattere a dover essere cambiato bensì, eventualmente, il comportamento ossia il modo in cui ognuno esprime il proprio carattere e questo modo può essere funzionale o disfunzionale.
Sapere che a seconda del contesto posso mostrare alcuni lati ed offuscarne temporaneamente altri, è segno di buon adattamento è segno di una manifestazione funzionale del proprio carattere. Facciamo un esempio: una persona estremamente estroversa, socievole e scherzosa potrà esprimere al massimo queste sue caratteristiche in famiglia o con gli amici, ma durante un’importante riunione di lavoro cercherà di far prevalere altri lati senza per questo sopprimere la propria natura: sarà sempre estroverso e scherzoso ma regolerà queste caratteristiche esattamente come quando si regola l’illuminazione sul display del telefono.
Quel che occorre fare, per stare bene con sè stessi e con gli altri, è riuscire ad esprimere il proprio carattere attraverso comportamenti funzionali.
Essere introverso, riservato timido oppure estroverso, espansivo, burlone non è sbagliato; sbagliate possono essere le loro manifestazioni in contesti e situazioni non idonee. Non c’è nulla di male nell’aver un carattere riservato e poco espansivo, ma se devo parlare davanti ad una platea di persone, lasciare prevalere tali mie caratteristiche sarebbe disfunzionale, sarà più funzionale invece attenuarle per far emergere la controparte estroversa che, seppur in misura minore, è sempre presente.
La ricchezza del nostro carattere è nel trovare le mille sfumature che lo compongono e non nel dire “io sono così punto e basta”, semplicemente perché tu sei ANCHE cosi, ma non sei SOLO così!
“La cosa più difficile nella vita? essere se stessi e avere carattere a sufficienza per restarlo.”
(Georges Brassens)Se ti interessa l’argomento puoi approfondirlo leggendo il mio articolo MASCHERE: LE INDOSSIAMO SOLO AD HALLOWEEN?