Quando ciò accade?
Se, a seguito di un’attenta osservazione del bambino, ci rendiamo conto che gli episodi di rabbia sono continuativi, prevedono aggressività, opposizione, autolesionismo, impossibilità di calmarsi autonomamente, e toccano tutti i contesti di vita, allora possiamo essere di fronte ad una vera e propria fragilità e non ad una tappa evolutiva fisiologica.
- – Disturbo Oppositivo-Provocatorio (DOP),
- – Disturbo Esplosivo Intermittente (diagnosi che viene riservata per coloro che superano i 18 anni per cui non la affronterò in questo articolo),
- – Disturbo della Condotta (diagnosi che può essere fatta anche dopo i 18 anni e che è spesso l’esito del DOP),
- – Disturbo di Personalità Antisociale,
- – infine Disturbo da Comportamento Dirompente non altrimenti specificato (categoria diagnostica alla quale si ricorre qualora non vengano pienamente soddisfatti i criteri per uno specifico problema della condotta).
Ricordo che in generale per essere diagnosticato un disturbo è necessario che i comportamenti disturbati causino stress profondo per il soggetto e per gli altri membri del proprio ambito sociale tra cui famiglia e gruppo dei pari, e devono costituire un impedimento nelle aree della vita quotidiana sociale ed educativa.
Per porre diagnosi è necessario tenere conto dei criteri elencati all’interno del DSM.
Il Disturbo della Condotta viene definito come un comportamento ripetitivo e persistente che viola i diritti fondamentali degli altri o le regole e norme societarie appropriate per l’età.
Per essere diagnosticato devono essere presenti almeno tre dei seguenti criteri negli ultimi 12 mesi e almeno uno negli ultimi 6 mesi: aggressione a persone o animali, distruzione della proprietà, frode o furto, gravi violazioni di regole.
Al fine di comprendere se il soggetto ha consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni e se prova sentimenti di colpa o rimorso per gli effetti provocati, è bene delineare il funzionamento interpersonale ed emotivo del soggetto attingendo a più fonti tra cui genitori, insegnanti, altri membri della famiglia e il gruppo dei pari.
Infine il Disturbo Antisociale di Personalità è caratterizzato dalla messa in atto di azioni per lo più impulsive che infrangono le norme sociali (causando frequenti problemi con la legge), che non tengono conto delle conseguenze sugli altri e su sé stessi.
- – genetici,
- – biologici (le condotte aggressive ad esempio, sembrano corrispondere a bassi livelli di serotonina),
- – temperamentali (sembrano avere un ruolo centrale per ciò che concerne suscettibilità, irritabilità, aggressività, scarso controllo delle proprie azioni),
- – variabili ecologiche e ambientali (difficoltà economiche, stress sociale, relazioni negative con i pari),
- – e gli stili educativi genitoriali (quindi qualità del legame di attaccamento).
Le difficoltà relazionali unitamente a rifiuto da parte dei coetanei e amicizie devianti possono costituire dunque i predittori di esiti disadattivi quali problemi psicopatologici (come ti ho appena illustrato), ma anche criminalità, comportamenti devianti, abbandono scolastico, disturbi d’ansia o depressione.
Al contrario relazioni positive con i pari e con gli adulti, amicizie sane e accettazione all’interno del gruppo dei pari concorrono ad equilibrio e stabilità in età adulta e ad un buon adattamento.
Camilla Persico
Educatrice Professionale, Dott.ssa in Tecniche Psicologiche