L’interazione con un animale è qualcosa di estremamente benefico e positivo per l’essere umano, Lo dimostrano gli enormi passi avanti che fanno i pazienti che vengono inseriti in programmi di pet-therapy; ma anche in soggetti che non presentino disagi psichici patologie la relazione con un animale è positiva perché permette di migliorare il rapporto con se stessi in relazione ad un altro essere vivente attraverso una modalità comunicativa del tutto nuova.
La zooantropologia si occupa proprio di questo: la relazione uomo-animale e le capacità migliorative della persona attraverso quest’interazione. La zooantropologia didattica è uno degli ambiti applicativi e si sofferma su aspetti naturalistici, ecologici, zooantropologici, sanitari e cognitivi rivolgendosi ai bambini ed ai ragazzi a scuola (dalla scuola dell’infanzia a quella secondaria).
Gli obiettivi della zooantropologia didattica sono molteplici ed includono diversi ambiti. Infatti a livello disciplinare si cerca di trasmettere le caratteristiche specifiche dei diversi animali insegnando a relazionarsi ad essi; l’aspetto educativo invece mira allo sviluppo di una conoscenza di sé per favorire autocontrollo, empatia e capacità cognitive; infine gli obiettivi didattici hanno come scopo l’inclusione, anche di bambini o ragazzi con difficoltà o disturbi al fine di favorirne la partecipazione alla vita scolastica e alle dinamiche di gruppo.
Storicamente il valore della relazione uomo-animale risale alle ricerche scientifiche svolte a partire dagli anni ‘50 ad opera dello psicologo americano Samuel Ross che in qualità di fondatore di una comunità di recupero per bambini con difficoltà di inserimento sociale si serviva di attività basate sulla “pet-relationship” affinché i bambini sviluppassero un senso di accudimento e cura nei confronti degli animali da utilizzare poi nella propria vita. Negli anni ‘60 la semplice presenza di un cane durante le sedute terapeutiche con ragazzi autistici ad opera dello psichiatra Boris Levinson favoriva la relazionalità dei pazienti. Numerose sono state e sono tuttora le ricerche svolte in quest’ambito, senza considerare i dettami di Konrad Lorenz, il padre dell’etologia, che in prima persona sperimentò la forza del legame di attaccamento con un animale ed in particolare dell’imprinting a dimostrare quanto potesse essere forte, naturale e fruttuosa la relazione uomo-animale.
Andando avanti negli anni sulla scorta di queste scoperte diverse considerazioni sono state fatte sull’inclusione degli animali in percorsi di crescita ciò nondimeno ha favorito l’estensione di questa tipologia di relazione anche in ambito formativo.
In Italia le ricerche sulla relazione uomo-animale ed i suoi ambiti di applicazione sono molto attive. Il ruolo che viene riconosciuto all’animale è importante al fine di una buona resa dell’approccio didattico della zooantropologia. Esso infatti viene percepito come un altro soggetto con cui entrare in relazione così che il bambino possa sperimentare una nuova relazione che al suo interno contempla modalità diverse rispetto a quelle tra gli esseri umani.
La diversità dell’animale esercita un forte fascino sul bambino ed è considerato più vicino a lui rispetto al mondo degli adulti (forse per il grado di dipendenza o di giocosità che trasmette); nonché le sue molteplici capacità comunicative che passano tutte attraverso la comunicazione non verbale. La capacità dell’animale di tranquillizzare il bambino è riconosciuta ed attraverso questa egli si sente più libero di esprimersi; anche la curiosità del bambino viene fortemente stimolata dalla diversità, soprattutto in fase di stimolo-risposta. Infine spesso l’animale assolve alla funzione di base sicura per lo sviluppo dell’affettività del bambino. Attraverso progetti mirati quindi si vuole favorire questa conoscenza, relazione, interazione al fine di migliorare lo sviluppo psicologico del bambino e favorirne la crescita.
Un progetto messo in atto qualche anno fa in una scuola primaria dell’Emilia ha permesso di implementare le conoscenze e le interazioni con un animale, nello specifico il cane che bene si presta a questo tipo di processo. L’obiettivo di fornire al bambino le capacità di interagire in modo lineare con l’animale è stato messo in atto attraverso diverse fasi; inoltre si è cercato di trasmettere attraverso un senso della relazione la capacità di dare i giusti significati ai messaggi senza equivocare la comunicazione e le sue peculiarità. Questo confronto favorisce la nascita e lo sviluppo dell’empatia nel bambino che si ripercuote sulla strutturazione della personalità e del comportamento.
Gli obiettivi, come detto, sono molteplici: comunicativi, educativi, didattici, informativi, relazionali che alla fine, attraverso le varie sfaccettature del bambino e dell’animale verranno accorpati in un unicum che caratterizzerà un aspetto molto forte della personalità del bambino. È importante trasmettere ai bambini l’idea che esistono vari modi di comunicare, uno di questi è la comunicazione non verbale che spesso ha più effetto sull’animale e rappresenta l’interpretazione dei segnali corporei che tutti mettiamo in atto: uomini ed animali. In questo ambito è necessario dare delle informazioni ai bambini circa i segnali emessi dai cani, in particolare i “segnali di calma” che servono nei cani a prevenire i conflitti o a risolverli in modo pacifico: leccarsi il naso, guardare lontano, mostrare il fianco o la schiena, sbadigliare, annusare, strizzare gli occhi o alzare la zampa, ecc.
Un’altra componente importante è l’approccio con il cane; è infatti importante che il bambino impari a rispettare i tempi dell’animale per evitare di spaventarlo e che impari a mediare tra i suoi istinti e quelli di chi ha di fronte; l’uso di una modalità comunicativa ad hoc favorisce senz’altro questo momento.
La relazione con l’animale è basata anche sul riconoscimento dei suoi bisogni e la soddisfazione di essi, in questo caso oltre a sviluppare un senso di cura nel bambino, lo si stimola anche a livello cognitivo e senso-motorio.
Infine nell’incontro reale tra bambino e cane si valuta quanto le aspettative del bambino corrispondano alla realtà, quanto egli sarà in grado di mettersi in discussione e quanto avrà appreso durante le attività precedenti.
Per approfondire:
G. Ottogalli (a cura di) “La relazione bambino-animale a scuola. Progetti di zooantropologia didattica in due scuole dell’Emilia” in “Psicologia e scuola” anno 29°, Gen-Feb 2009, n.1, pp.58-61
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta