Attacco di panico: voglio tornare quello di prima

Attacco di panico: voglio tornare quello di prima. Dr.ssa Ave. Il primo pensiero era tornare a vivere senza ansia o attacco di panico

Attacco di panico: grande, piccolo amore della mia vita direi ora, ma all’inizio mi ha sconquassato l’esistenza.

Non solo ho iniziato a proteggermi e scappare dalle situazioni che mi facevano paura, ma ho cambiato molto della mia vita. Nonostante abbia compreso come la tecnica della respirazione lenta potesse aiutarmi nel bloccare ogni attacco, che prima mi devastava, io avevo alcuni pensieri fissssssssiiiiiiiii!

Il pensiero dopo il primo attacco di panico, è stato quello di non averne un altro. Il secondo pensiero, è stato quello di voler tornare alla vita che avevo e a quella che ero prima.

Voglio tornare quella di prima”, questa è stata la frase ripetuta e urlata cento volte, in lacrime, durante la mia prima ora di psicoterapia.

La risposta che ho avuto, dal mio terapeuta di quella volta, fu che non era possibile. E ricordo ancora quanto mi sono incazzata nell’ascoltare quelle parole, e quanta rabbia avevo verso di lui.

Lui mi disse “ogni minuto che passa Giada, non siamo mai più gli stessi”, io allora ho pensato tra me e me, che era meglio che cambiasse lavoro.

Io quella risposta non la accettavo. E dopo quei sessanta minuti di colloquio, invece di trovare sostegno, conforto, parole che mi rassicurassero che tutto sarebbe passato o che avrei potuto cancellare quelle brutte esperienze, ho incontrato solo altre paure e paranoie.

Per fortuna poi, con il tempo, studiando e allenandomi su di me, ho capito che esistono dei falsi miti sull’ansia e sul panico, e pian piano me li sono spiegata.

 

 

Attacco di panico: voglio tornare quello di prima

Dopo quell’incontro comunque, iniziarono i miei pensieri e le seghe mentali, altro che “capire come smettere di farmi le seghe mentali”.

Altro che criceto che camminava dentro la mia testa, ne avevo una squadra addestrata dentro il cervello.

Nel senso che da quel momento ho iniziato a farmi mille domande, perchè non accettavo quello che era accaduto. 

Com’era possibile che avessi avuto un attacco di panico, io, che stavo benissimo, che mi sentivo forte e sicura di me? Ansia io?

Io che ero cresciuta senza aver mai conosciuto mio padre biologico, perchè se ne è andato quando avevo 1 anno?

Io che non chiedevo mai aiuto a nessuno?

Io che invece di piangere, mi sono sempre tenuta le lacrime dentro e sfoderavo sorrisi?

Chi sarebbe riuscito a crescere e a realizzarsi, tanto quanto me, con tutto quello che avevo dovuto passare?

Io fragile? Ma se non avevo mai avuto paura in vita mia?

Com’era possibile che fare certe cose, mi procurasse disagio, se in passato sono state affrontate con normalità e noncurante sicurezza?

Come potevo aver paura di andare in ferie, quando in passato ho preso aerei da sola, ho visitato città intere, senza alcun problema, senza mia mamma lì vicino, con molti meno anni, con molta meno esperienza di adesso?

 

Non me ne capacitavo ed ero disperata, oltre che impaurita, perchè un momento del genere, non lo avevo mai vissuto in tutta la mia vita. Anche se lavoravo già, ascoltavo i miei pazienti, fino a quel momento della mia vita, non potevo capire veramente cosa loro provassero, quando mi raccontavano queste cose.

Da quel momento invece, io capivo.

E se non lo provi nella tua vita, non puoi nemmeno sfiorare la comprensione di cosa accade in quei momenti angoscianti e terribili. 

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