Osservando un bambino che gioca o che si imbatte in qualcosa per la prima volta, è possibile notare come il suo approccio sia totale, spontaneo e comprensivo di tutti e cinque i sensi, insieme a una magnifica capacità di immaginazione. Crescendo non tutti continuano a coltivare al meglio il proprio pensiero creativo, poiché ci si abitua troppo, a volte anche a causa di limitazioni e imposizioni esterne, ad utilizzare percorsi di pensiero logico-razionali, non riuscendo più ad accedere ad altre modalità di approccio all’esperienza.
Senza l’immaginazione non si ha la creatività, in quanto si possono pensare tantissime cose, ma se non si riescono a vedere, ad immaginare, è impossibile crearle. Il processo creativo parte da una prima esperienza sensoriale, alla quale si aggancia una libera interpretazione soggettiva (della mente) che dà quindi luogo a un’immagine. L’immaginazione, è ciò che ci permette di vedere quel che creiamo nella nostra mente.
Freud è stato il primo a tentare una spiegazione psicologica delle radici della creatività, il quale la considera come un tentativo di risolvere un conflitto interno generato da pulsioni istintive biologiche non scaricate. I desideri insoddisfatti sono, dunque, la forza motrice della fantasia, e vanno ad alimentare i sogni notturni, quelli a occhi aperti e anche le opere creative che hanno la funzione di scaricare, appunto, le emozioni risultate dal conflitto.
Pensiero creativo ed emisferi cerebrali
Il nostro cervello è composto da due emisferi: il sinistro, che fa capo al pensiero logico-razionale riproduttivo o convergente (> utilizza una logica analitica, guarda alle singole parti e si accosta ai problemi applicando meccanicamente regole note); l’emisfero destro, invece, fa capo al pensiero creativo anche detto produttivo o divergente (> si attiva spontaneamente ed opera per sintesi guardando ai problemi nella loro globalità e intuitivamente rileva nuove organizzazioni dei campi problematici producendo originali soluzioni).
Pensiero creativo ed emozioni
Il pensiero creativo non è separato dalle nostre emozioni, poiché queste sono il “motore” psichico della nostra capacità immaginativa. Grazie alle emozioni è possibile individuare nuove soluzioni, nuovi percorsi o nuove idee, tenendo in considerazione anche le emozioni altrui per orientarsi nel rapporto con gli altri e nel raggiungimenti dei propri obiettivi.
Approccio creativo alla vita
La persona creativa ha un’ampia visione del mondo. Non si sforza di risolvere nuovi problemi con antiche soluzioni, parte dal presupposto di non conoscere immediatamente le risposte, è disposta a pensare, ad attivare la sua funzione riflessiva. Affronta la vita con la curiosità e la spontaneità del bambino interiore, non ancora condizionato dall’ambiente a pensare ed essere in un certo modo. Non si illude di poter trasformare la realtà conformandola ai propri desideri, ma si sforza di migliorare la comprensione per arricchire l’esperienza autentica della vita. Dunque, l’impulso creativo nasce dalla libertà espressiva del bambino e si pone l’obiettivo di soddisfare i bisogni dell’adulto. Purtroppo, l’abitudine cede il passo all’originalità.
L’atto della creazione è una funzione dell’inconscio. La mente cosciente funziona solamente tramite immagini che sono già presenti in essa. Il problema viene sempre percepito coscientemente, è la soluzione a non esserlo mai. L’approccio creativo alla vita è possibile soltanto per la persona che affonda le proprie radici negli strati inconsci della sua personalità.
Jean Piaget, uno psicologo francese, ci ricorda che la vena della nostra creatività deve essere continuamente alimentata:
“Se volete essere creativi, rimanete in parte bambini, con la creatività e la fantasia che contraddistingue i bambini prima che siano deformati dalla società degli adulti”.
E il grande Albert Einstein si esprimeva così: “La logica ti porterà da A a B, l’immaginazione ti porterà dappertutto”.