Chi soffre di disturbi d’ansia spesso percepisce il mondo in modo “diverso” da come è realmente; in particolare, fa fatica a distinguere tra stimoli sicuri e stimoli pericolosi. chi soffre d’ansia non è in grado di controllare in modo razionale il fenomeno, proprio perché è legato ad una incapacità percettiva di discriminare gli stimoli.
Le persone con Disturbi d’Ansia solitamente presentano pensieri ricorrenti e preoccupazioni. Inoltre, possono evitare alcune situazioni come tentativo di gestire (o non affrontare) le preoccupazioni. I sintomi fisici più frequenti sono sudorazione, tremolio, tachicardia, mal di testa ricorrenti, vertigini/capogiri.
L’ansia è diversa dalla paura, poiché la paura è una reazione funzionale ad affrontare un pericolo immediato mentre l’ansia si pone come obiettivo l’affrontare una preoccupazione sulla verificabilità di un evento futuro.
Gli psicologi sottolineano questo aspetto di “immediatezza” tipico della paura, in contrasto con l’atto di “previsione” che caratterizza l’ansia.
Stando alle indicazioni fornite nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (quinta edizione; DSM–5; American Psychiatric Association, 2013), i disturbi d’ansia differiscono dalla normale paura o ansia evolutive perché sono eccessivi o persistenti (durano tipicamente 6 mesi o più) rispetto allo stadio di sviluppo.
Riporto di seguito un breve elenco dei disturbi d’ansia categorizzati dal DSM-5:
- Disturbo d’ansia di separazione
- Mutismo selettivo
- Fobia specifica
- Disturbo d’ansia sociale(fobia sociale)
- Disturbo di Panico
- Agorafobia
- Disturbo d’ansia generalizzata
- Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci
- Disturbo d’ansia dovuto a un’altra condizione medica
Solitamente, nel momento in cui entro in contatto con un nuovo paziente, pongo molta attenzione ai fatti che riportata, ai cambiamenti che avvengono nel suo corpo mentre racconta, ai sintomi, alla storia di vita, per riuscire a comprenderne l’unicità della persona che ho di fronte, che proprio perché unica avrà anche un suo peculiare modo di esprimere la sofferenza e di chiedere aiuto. Anche la cura, con il paziente che ho di fronte, deve essere unica. Mi capita spesso che arrivino pazienti che mi chiedano un appuntamento perché a loro dire avrebbero un determinato problema, per poi capire insieme che il “problema” era un altro e si chiama ansia.
Ogni persona forma il proprio carattere ed il proprio modo di essere esclusivamente sulla complessa base delle proprie esperienze di vita, sui modelli delle figure educative avute e quelle di relazione importanti. Attraverso un’attenta anamnesi di tutti questi fattori, che solitamente raccolgo attraverso il colloquio clinico con l’aiuto di test diagnostici, restituisco al paziente l’idea che mi sono fatta sul suo “disagio” e quelle che possono essere le linee di intervento e trattamento.
L’approccio cognitivo-comportamentale, ad esempio, analizza i modelli cognitivi che perpetuano i pensieri e i comportamenti disturbati e prevede l’insegnamento al paziente di tecniche specifiche di rilassamento e di gestione dello stress.
L’uso di farmaci riduce subito gli effetti sgradevoli dell’ansia, ma non sono in grado di cambiarne il modello di apprendimento su cui poggiano queste tipologie di disturbi.
Nella terapia cognitivo-comportamentale, si parte dal presupposto che alla base degli stati ansiosi e fobici patologici ci sarebbe una distorsione cognitiva data da pensieri negativi automatici che dipendono da uno schema di pericolo/minaccia, nucleo che si attiva in situazioni più o meno specifiche e sul quale il professionista dovrà intervenire. Che cosa teme il paziente? Quali sono le situazioni in cui tali schemi si attivano generando l’ansia, l’attacco di panico, o più in generale, il sintomo?
È importante per il soggetto ricevere informazioni sui propri sintomi, essere aiutati a capire esattamente di cosa si ha paura, a ristrutturare i pensieri disfunzionali, individuare le situazioni scatenanti, migliorare l’autostima, la gestione dello stress e del tempo e ad evidenziare le proprie risorse circa la sua capacità di risoluzione dei problemi che utilizza in altri ambiti.
dott.ssa Linda Zulianello, Psicologa, Psicologa forense, Psicopedagogista
zulianello@fondazioneferriolibo.it
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COME CALMARE UNA MENTE ANSIOSA