Riguardo ai Disturbi alimentari (DCA), si può darne un’altra lettura che vada al di là di una diagnosi descrittiva (sintomi e comportamenti), per leggere il Funzionamento della persona e orientare l’intervento? Tanto da non doverla identificare solo con la sua sintomatologia?
La Psicologia Funzionale ci aiuta a comprendere quali Esperienze di Base sono alterate nei DCA e permette di intervenire con un Progetto Terapeutico mirato al recupero dei Funzionamenti di Fondo specifici che sottendono i comportamenti e il benessere complessivo della persona.
Concentriamo il focus su due principali Disturbi alimentari (Anoressia e Bulimia) per dare ragione di questa “sfida”.
L’anoressia ha incidenza prevalentemente in persone di sesso femminile, istruite, economicamente avvantaggiate e radicate nella cultura occidentale.
L’età di insorgenza è tipicamente quella adolescenziale (15-22 anni). Ne soffre circa l’1% della popolazione a rischio (sesso ed età).
E’ una patologia in preoccupante aumento anche tra i maschi e tra le persone in età avanzata, in cui un ruolo deleterio è ricoperto anche dei modelli socio-culturali (che agiscono su personalità fragili e insicure).
Il contesto familiare è caratterizzato da:
– madre (o genitori) forte, invadente e controllante; padre più debole e meno presente;
– minacce all’autostima (critiche, forti aspettative, incapacità genitoriale di vedere e valorizzare i figli e di sostenerli nelle loro risorse);
– poca Empatia;
– relazioni invischiate: Amore alterato, spesso manipolato e manipolativo.
Le caratteristiche di chi soffre di anoressia possono essere:
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controllo del cibo e del corpo, con il quale la persona tenta di Opporsi e affermare la propria Autonomia in un modo non diretto (disfunzionale) e apparentemente accettato socialmente.
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C’è una capacità di resistere (alla fame, alla stanchezza, al sonno ecc.) e di essere “dure/i”;
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la Forza è fittizia: non c’è possibilità e volontà di dare spazio alla Fragilità (se non nell’aspetto fisico);
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nel controllo dello stimolo della fame, viene meno la capacità di Sentirsi nei propri bisogni.
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la Percezione del proprio corpo e peso è estremamente alterata;
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l’Allentamento che deriva dalla sazietà è avvertito come pericoloso e angosciante: Cedere e Crollare non sono ammessi;
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non c’è spazio per il Benessere, in un corpo così anestetizzato a martoriato.
Il lavoro terapeutico si rivolge al riaprire gradualmente Sensazioni e Percezioni molto chiuse, procedendo per gradi, perchè può essere molto allarmante; Contenere e Nutrire su tutti i versanti (non solo “cibo”); Allentare l’ipercontrollo facendo percepire che non è un “crollare”; Accompagnare a sè, ai propri bisogni e al proprio valore e alla propria e piena Affermazione di sè; riaprire alla possibilità di Tenerezza, soprattutto per sè e far sperimentare l’Amore pulito, non manipolato, diretto, incondizionato.
La bulimia ha una prevalenza femminile, con insorgenza più tardiva rispetto all’Anoressia (spesso c’è prima un passato di Anoressia).
La persona bulimica:
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cerca di affermare la propria Autonomia attraverso il controllo del cibo e del peso maCROLLA, NON RESISTE, FALLISCE;
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è una persona arresa, che porta un grande senso di colpa e di sconfitta;
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è caratterizzata da un vuoto d’Amore che cerca di riempire;
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lotta contro le abbuffate con metodi compensatori (vomito, lassativi, diuretici) che non sono autopunitivi ma rimedi contro una Trasgressione negativa che provoca vergogna e colpa;
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può essere accampagnata dal vissuto di NON FARCELA nella vita: sono carenti la Forza, la Progettualità e lo Slancio vitale.
Il lavoro terapeutico prevede la possibilità di sperimentare:
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di Essere Tenuti/protetti, per non sentire l’invasione ma il Contenimento buono;
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di Nutrirsi di cose buone (non di veleno), diventando poi la possibilità di Darsi cose buone;
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e recuperare le Sensazioni relative ai propri bisogni, a fame, sazietà, pieno e vuoto;
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e ricostruire la sensazione di Farcela;
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un’Oppositività più aperta e diretta;
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e recuperare un buon Funzionamento del Controllo e poter sperimentare delle buone e piacevoli Trasgressioni;
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e recuperare lo Slancio vitale, l’Energia, il Lanciarsi nella vita;
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la Progettualità, con una nuova Forza e sensazione di potercela fare, recuperare desideri e progetti di vita, spesso sospesi nell’impossibilità di perseguirli;
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e recuperare sensazioni di Benessere in un corpo così a lungo anestetizzato e martoriato.
Articolo originariamente pubblicato su: Cum-Tactum: Studio Clinico di psicologia funzionale
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