Non è sempre facile capire cosa un adolescente provi e cosa stia vivendo in un determinato momento rispetto a ciò che lo circonda (amici, scuola, relazioni intime, famiglia, ecc.). Anche gli adolescenti, anzi forse soprattutto loro, provano ansia e fobie, disturbi che spesso non è facile rilevare perché nascosti. L’ansia si manifesta quando la nostra mente percepisce una minaccia che ipoteticamente può mettere a rischio la nostra vita. Attraverso essa, in teoria, dovremmo metterci al sicuro per evitare ciò che immaginiamo possa accadere cercando soluzioni adatte. Vista in quest’ottica essa ha un valore adattivo ai fini della sopravvivenza. Tuttavia spesso, anzi quasi sempre, l’ansia si rivela un limite, soprattutto quando la nostra mente attiva tutta una serie di allarmi che vanno oltre quello che è il problema e scattano in noi palpitazioni, sudore freddo, senso di soffocamento fino a vivere il classico attacco di panico. Tali sintomi non fanno altro che inibire il nostro comportamento creando in lui l’idea di avere intorno un mondo minaccioso legato alla nostra quotidianità e quindi scatta una paura reale che ci porta ad allontanarci da tutto.
La paura, come tutte le emozioni ha un valore preventivo. Essa fa sì che ci allertiamo di fronte all’ipotesi di un danno che potremmo subire. Purtroppo la sua attivazione prevale sulle funzioni neurofisiologiche, emotive o cognitive, ecco perché riconoscendole la interiorizziamo ed aggiriamo o meno determinati comportamenti di fuga.
L’essere umano è un animale sociale e per questo passa la vita ad interagire con gli altri. Ma non per tutti le relazioni sociali sono la positività, anzi molte persone le vivono con grande disagio, uno stillicidio. Ciò è ancora più complesso quando ci troviamo al cospetto di adolescenti ed ansia sociale. Infatti mentre molti degli adolescenti possono divertirsi, godersi le relazioni sociali, lo stare in gruppo, per altri tali possibilità sono quasi del tutto assenti; una sfida che può diventare impossibile da vincere.
Quando parliamo di fobia sociale ci riferiamo a qualcosa di veramente terrorizzante che ha inizio nell’adolescenza e comporta, molto spesso, una paura irrazionale per una valutazione negativa da parte degli altri. Per questo motivo nasce l’evitamento di situazioni in cui si potrebbe rincorrere nel giudizio o nella valutazione negativa da parte degli altri con conseguente isolamento sociale e totale solitudine.
Purtroppo oggi notiamo un aumento dell’ansia già in età infantile e così molti bambini e preadolescenti sentono di dover affrontare problemi gravi ed apparentemente irrisolvibili. Percentuali sempre maggiori di adolescenti manifestano sintomatologie legate ai disturbi d’ansia. Purtroppo si tratta di un problema di difficile rilevazione poiché nei bambini e negli adolescenti viene nascosto da altri comportamenti o problemi medici; ritroviamo infatti: irrequietezza, ostilità, opposizione o di contro, paura sproporzionata, dolori fisici, evitamento di situazioni. La tendenza ad attribuire determinati comportamenti alla mancanza di maturità o a sminuire i loro disagi bollandoli come timidezza non fa altro che allontanare l’attenzione dal problema facendo perdere tempo prezioso in cui si potrebbe trattare adeguatamente ed efficacemente il problema, un disagio che se non adeguatamente curato avrà importanti conseguenze per l’adulto che egli sarà.
Anche da parte degli stessi adolescenti c’è un’incapacità nel riconoscere ciò che accade loro pur avendo piena consapevolezza di quali sono i limiti e quali le cose che non riescono ad affrontare. Essi riferiscono sentimenti di solitudine, bassissima autostima, frustrazione; si descrivono come goffi, incapaci di confrontarsi con gli altri e di portare avanti delle relazioni a causa della loro ansia. Se a questo aggiungiamo l’aspetto legato alle profonde difficoltà dell’adolescenza (cambiamento del proprio corpo, sbalzi ormonali, difficoltà ad aderire alle richieste della società e del gruppo dei pari), ci troviamo di fronte, un ragazzo o una ragazza la cui unica idea di potersi salvare è legata alla chiusura più totale. Tutto ciò spesso sfocia in ansia sociale che li limita nelle interazioni, consapevoli del fatto che sarà difficile portare avanti un discorso senza balbettare, essere accettato nonostante la sua goffaggine, avere interessi apprezzati anche dagli altri, ecc. Nasce un discorso interno negativo basato sulla paura che va ad alimentare questa paura stessa. È difficile che vi sia in loro un discorso fluido, una capacità di razionalizzare, di capire cosa stia succedendo e come comportarsi.
Quando i giovani con ansia sociale riescono a chiedere aiuto agli adulti non fanno altro che esprimere la loro impotenza, la mancanza di sé, di relazioni, di serenità e di stare bene; una profonda meditazione nella vita. In alcuni casi, molto gravi, l’intera vita del giovane ruota intorno al disturbo, la qual cosa lo porta allo sviluppo di dipendenze ed abusi di sostanze grazie alle quali crede di poter allentare e sbarazzarsi di quella mossa che lo attanaglia.
Sono giovani che possono presentare difficoltà educative in situazioni di apprendimento o conflitti di vitale importanza e che spesso non riescono a soddisfare le esigenze accademiche e sociali che caratterizzano l’ambiente in cui vivono. Ciò li porta a manifestare bassa autostima ed elevata vulnerabilità al bullismo.
Gli adulti devono avere la capacità di rilevare i segnali che differenziano un allontanamento volontario da una chiusura ed una solitudine autoimposta; è necessario anche riuscire a rilevare le tendenze dell’adolescente ad essere felice o la sua volontà di non deludere nessuno.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta