I bambini sono fortissimi, riescono a far fronte a qualsiasi castigo arrivi loro dal cielo durante l’età dell’innocenza. Ma gli ostacoli che superano non sono privi di conseguenze. Perché i bambini non sanno niente, devono ancora scoprire tutto. Perciò, quando capita qualcosa, di bello o di brutto, i bambini lo assorbono senza preconcetti e trasformano quella nuova conoscenza nella piattaforma sulla quale costruire la vita.
I traumi infantili non lasciano segni nel momento in cui accadono ma determinano il tipo di adulto che il bambino diventerà. Anche i traumi contribuiscono a costruire nei bambini le mappe concettuali con cui in futuro affronteranno la vita.
Gli effetti sono molti, ora raccontiamo i quattro principali.
4 modi in cui i traumi infantili ci danneggiano da adulti
Il falso sé
Quando un bambino non è amato dai genitori, di certo non si perde d’animo. Si rimbocca le maniche e si da da fare per trasformarsi in qualcosa di desiderabile per mamma e papà. Allora reprime i suoi sentimenti giù nel profondo e indossa una maschera per attirare verso di sé le emozioni positive.
Poi il bambino cresce ma queste maschere non lo abbandonano più. Le sue emozioni restano segregate nel profondo e la sua vita si trasforma in una eterna menzogna.
Rassegnazione
I bambini sono vittimi delle decisioni degli adulti. È giusto che sia così, perché un bambino va guidato nel suo percorso di crescita. I problemi nascono quando l’unico feedback che arriva dagli adulti è la punizione. Quando il bambino sbaglia è giusto punirlo, ma non ha senso farlo senza cercare di fargli capire perché.
Per esempio, un bambino che a scuola riceve continue critiche e punizioni dalla maestra senza avere il tempo di capire i suoi errori, finirà con rassegnarsi al fatto che la scuola è sofferenza e non è fatta per lui.
I traumi infantili ritornano, una volta cresciuto quel bambino penserà di non avere il controllo sulla sua vita. Dipenderà sempre dagli altri e farà fatica a diventare protagonista dei suoi desideri.
Rabbia
La rabbia è un sentimento naturale molto utile a sfogare le proprie emozioni quando non ne possiamo proprio più. Il problema non è mai la rabbia, il problema è che non siamo allenati ad arrabbiarci correttamente. Perché rabbia non significa tirarsi addosso i piatti, bestemmiare il signore e insultare chi vi sta accanto a partire dagli avi più remoti. La rabbia dovrebbe essere rivolta verso qualcosa di specifico, si dovrebbe utilizzare la rabbia come spinta motivazionale verso qualcosa di costruttivo, non per distruggere quello che abbiamo intorno.
I bambini cresciuti in un ambiente famigliare incapace di esprimere la rabbia correttamente, o perché distrugge o perché la nascondono, imparano che la rabbia è qualcosa di terribile. Per questo una volte cresciuti la cercano di reprimere, diventano passivo-aggressivi e soffrono. Perché la rabbia è naturale e nessuno può decidere di non arrabbiarsi.
Passività
Tra tutti i traumi infantili il peggiore è quello di venire abbandonati. Anche metaforicamente, cioè vivere con dei genitori che non si curano di te.
Presto il bambino impara che non c’è niente da fare, questo lassismo lo accompagnerà per tutta la vita.
Una volta adulto, quando dovrà impegnarsi in qualcosa deciderà di non farlo perché tanto non ha senso. Sa benissimo cosa dovrebbe fare, solo che sceglie di non farlo.