Le 3 età: quello che i Documenti non dicono

Osserva attentamente questa figura: cosa ti comunica questo volto coperto dalle mani? Che tipo di espressione sta celando? Quanti anni ha, presumibilmente, la persona qui rappresentata? E ancora, cosa potrebbero mai rappresentare quelle strisce curve colorate che vanno a toccare la figura umana rigorosamente in bianco e nero???

 

LE 3 ETA’: PANORAMICA INTRODUTTIVA.

Oggi, quando ci viene chiesta la nostra età, siamo soliti rispondere in modo automatico riferendoci a quella riportata sui sempre più elaborati e dettagliati Documenti di riconoscimento: l’età cronologica, ossia quella scandita dallo scorrere inesorabile del tempo. Eppure, dal punto di vista salutistico e ancor più per quanto riguarda le nostre intime caratteristiche psichiche, l’età cronologica non dice nulla; quel numero asettico che indica gli anni non può raccontare la nostra unica ed irripetibile soggettività. Siamo ben più che una serie di dati, con buona pace di quei Tecnocrati i quali, tramite una Burocrazia sempre più ossessivamente capillare e dettagliata, vorrebbero poter estrarre la formula esatta della nostra Anima da semplici archivi informatici. (Cosa rispetto alla quale non è affatto fuori luogo una riflessione di tipo orwelliano).

Grazie al cielo, come dicevo in apertura, i Documenti non possono raccontare tutto di noi; digitalizzare la vita umana non è un’operazione tanto facile. Questo perchè, oltre all’età anagrafica, noi abbiamo anche altre due età:

  1. quella BIOLOGICA, legata al nostro stato complessivo di salute e quindi alla qualità del nostro stile di vita. Banalmente, possiamo ricondurla agli anni che ognuno di noi “dimostra”;
  2. quella PSICOLOGICA, che possiamo associare al livello di maturità psichica raggiunto durante il proprio percorso esistenziale.

Abbiamo quindi due diverse possibilità di concepire il tempo ed il suo inesorabile scorrere:

  • una VISIONE DEL TEMPO QUANTITATIVA, ovvero basata esclusivamente su quegli indici “oggettivi” (preferisco il termine “standardizzati“) dei quali ci avvaliamo per orientarci rispetto al tempo e per misurare la nostra età cronologica (mi riferisco a: secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni, decenni, ecc.). Limitarsi a concepire il tempo in questo modo ci rende spettatori impotenti del suo scorrere, portandoci di conseguenza a vivere con angoscia gli anni che passano;
  • una CONCEZIONE DEL TEMPO QUALITATIVA, ovvero includente anche la dimensione biologica e quella psicologica, oltre a quella puramente cronologica. In questo caso abbiamo un certo grado di potere sul tempo, poiché prendendoci cura del nostro corpo e della nostra psiche possiamo rallentare e ridurre i suoi effetti erosivi.

LE LEGGI DELL’INVECCHIAMENTO.

Nella mia esperienza (personale e professionale), ho potuto riscontrare come nella stragrande maggioranza dei casi la qualità dello stile di vita praticato sia direttamente proporzionale al livello di amor proprio sviluppato da ogni persona; su questa base, propongo la seguente equazione: ETA’ BIOLOGICA GIOVANILE : ETA’ PSICOLOGICA MATURA = ETA’ BIOLOGICA SENILE : ETA’ PSICOLOGICA IMMATURA (un’età biologica giovanile sta ad una età psicologica matura, come un’età biologica senile sta ad una età psicologica immatura). Ciò significa che, quanto più un individuo è in confidenza con se stesso (autoconsapevolezza) e si vuole bene (autoaccettazione e amor proprio), tanto più condurrà uno stile di vita sano ed invecchierà bene. Analogamente, una persona poco in contatto con se stessa e con un elevato di distruttività interiore (auto ed etero diretta) il più delle volte aderirà ad uno stile di vita insano; così facendo, finirà con l’invecchiare precocemente. Da tutto ciò possiamo estrarre le seguenti formule:

  • ETA’ PSICOLOGICA MATURA = MINORE IMPATTO DELL’ETA’ CRONOLOGICA (ETA’ BIOLOGICA GIOVANILE);

  • ETA’ PSICOLOGICA IMMATURA = MAGGIORE IMPATTO DELL’ETA’ CRONOLOGICA (ETA’ BIOLOGICA SENILE).

 

SUBIRE LO SCORRERE DEL TEMPO, O VIVERLO?

A questo punto possiamo finalmente tornare alla figura con la quale ho aperto questo articolo. Premesso che anche ogni lettura tu ne abbia dato è altrettanto legittima, ti dirò cosa ci ho visto io: la sagoma umana in bianco e nero rappresenta per me l’identità sbiadita dell’essere umano immerso nella concezione quantitativa del tempo (promulgata a sua volta dalla “cultura” capitalistico-tecnocratica oggi in auge, che trae pieno vantaggio – commerciale e politico – dall’indurci a sentirci vittime di un decadimento colmabile solo con l’aiuto della “Scienza” e dei suoi artefatti tecnologici). Più che un vero essere vivente, costui è un grigio e spento automa; nella sua profonda e radicata infelicità, si copre il volto per non affrontare il riflesso di se stesso allo specchio (e non parlo solo di specchi fisici, ma anche di specchi relazionali … ovvero di relazioni, più o meno intime). L’atto di isolarsi visivamente dal mondo esterno serve anche a fuggire l’intensità delle emozioni, rappresentate in figura dalle pennellate di colore ricurve.

Di questo automa potremmo senz’altro dire che:

  • ha un’età cronologica, come tutto ciò che nasce e muore;
  • la sua età biologica senile va di pari passo con la grave deficienza di competenza emozionale e sociale di cui soffre.

Quindi la domanda è: cosa ci impedisce di impiegare quelle energie che attualmente utilizziamo per rimuginare (inutilmente) sulla nostra età cronologica in un modo diverso e più costruttivo? E se la smettessimo una buona volta di delegare ad altri (ricercatori, scienziati, industrie farmaceutiche, eccetera) la fabbricazione del nostro personale “Elisir di giovinezza”? Magari investendo anche sulla conoscenza e la presa in carico di noi stessi? (Con un percorso quale: Meditazione, Psicoterapia, Yoga, per esempio). Crescere ringiovanendo è il premio che attende chi tra noi avrà il coraggio di osservare ed abbracciare i variopinti colori che la vita ci mette a disposizione per plasmare la nostra tela.

 

Dottor Andrea Passeri

Psicologo, Formatore professionista e Psicoterapeuta in formazione.