𝗔𝗧𝗧𝗔𝗖𝗖𝗛𝗜 𝗗𝗜 𝗣𝗔𝗡𝗜𝗖𝗢: 𝗖𝗢𝗠𝗘 𝗔𝗜𝗨𝗧𝗔𝗥𝗘 𝗖𝗛𝗜 𝗡𝗘 𝗦𝗢𝗙𝗙𝗥𝗘

Quando una persona è in preda ad un attacco di panico, non sempre è facile capire come approcciarsi a lei. È naturale voler fare di tutto per farla stare bene ed aiutarla a superare il momento, ma bisogna conoscere ciò che si sta facendo.
Sicuramente conosci qualcuno che ha avuto un attacco di panico, che si tratti del partner, di un amico, di un parente. Le ricerche parlano di circa il 13% della popolazione mondiale che ha sperimentato o sperimenta un attacco di panico, percentuali che sono salite e continuano ad aumentare a causa della pandemia.

Sapere come approcciarti ad una persona che soffre di attacchi di panico ti può aiutare nel caso in cui tu sia presente e voglia fare qualcosa. Innanzitutto, se ti accorgi che la persona che è lì vicino a te è in preda ad un attacco di panico, comincia a parlarle tranquillamente e dille che credi che si tratti di un attacco di panico. Ciò può fornire un contesto a quello che sta accadendo e probabilmente allevierà le paure del soggetto per quello che potrebbe accadere. Può essere utile rassicurare l’altra persona sul fatto che passerà entro pochi minuti.

In genere un attacco di panico ha una durata che va dai 5 ai 30 minuti anche se i sintomi peggiori scompaiono entro 10 minuti. Esso può essere riconosciuto per i propri sintomi: intensa paura, sensazione di morte imminente e di perdita del controllo, senso di angoscia, sudorazione, palpitazioni, respirazione difficoltosa, dolore al petto. Ognuno vive l’ansia in modo diverso, pertanto ciò che potrebbe funzionare per qualcuno, potrebbe non andar bene per qualcun altro. Può essere dunque utile provare strategie e approcci diversi.

Uno dei modi migliori per aiutare qualcuno in preda ad un attacco di panico è cercare di trasmettere calma anche se ci sentiamo a disagio in quel momento. Ad ogni modo, se la situazione ti genera tensione e malessere è importante chiedere aiuto a qualcun altro.
Il senso di oppressione che si vive durante un attacco di panico è forte. Si tratta di uno stato dovuto all’ipereccitazione del Sistema Limbico che si trova in uno stato di “allerta massima”. Questo accade quando elementi dell’ambiente esterno sono percepiti come eccessivamente stimolanti (ad esempio: tocco, musica, luci intense o stimoli ingestibili, i cosiddetti trigger). Cerca di trasmettere l’idea che i sintomi possono essere gestiti e che non si può morire durante un attacco di panico, quindi dai spazio fisico alla persona finché l’attacco di panico non sarà terminato.

Può essere utile proporre dopo la fine dell’attacco di panico (e dopo che si sarà calmato) di riprendere le attività programmate, così da superare quella sensazione di malessere con qualcosa di più desiderato. Trovarsi in presenza di una persona che vive un attacco di panico, ci porta a preoccuparci affinché quella persona stia bene e per fare questo dobbiamo essere empatici, riconoscere il suo malessere e le sue paure e allo stesso tempo non dobbiamo minimizzare né enfatizzare ciò che sta succedendo. Piuttosto che dare rassicurazioni eccessive che trasmettono solo preoccupazione, può essere utile ricordare loro che possono far fronte a ciò che sta succedendo, che possono trovare la forza dentro di loro e sviluppare strategie per affrontare il momento. Questo restituisce loro il potere di affrontare il momento. Motivare la loro capacità di affrontare la situazione passeggera, prospettarne la fine dopo poco può essere una buona idea.

È importante per aiutare chi sta vivendo un attacco di panico capire con cosa ci stiamo cimentando. Anche se gli attacchi di panico possono provocare un senso di inadeguatezza, si tratta di falsi allarmi. Il sistema nervoso reagisce ad una minaccia percepita attivando processi fisiologici, come l’aumento del battito cardiaco o della frequenza respiratoria. Gli attacchi di panico sono l’esempio di come la nostra mente ed il nostro corpo si comportano nella condizione di “attacco o fuga”.

Prendersi cura di una persona cara che vive con gli attacchi di panico significa anche evitare di rimarcare questo malessere, evitare di rafforzare i loro comportamenti di fuga fornendo eccessiva rassicurazione e protezione. Un buon modo, come detto, è quello di rafforzare le sue motivazioni e le sue capacità di affrontare le situazioni e, eventualmente, sostenerlo nella richiesta di aiuto e nel rivolgersi ad uno specialista.

Esistono anche cose da non fare quando qualcuno è in preda ad un attacco di panico. Infatti, sebbene possiamo essere portati ad aiutare una persona cara ad evitare i sentimenti di panico e il malessere che ne deriva allontanandola dalla situazione con i cosiddetti “comportamenti di sicurezza”, dobbiamo essere consapevoli che questi aiuti saranno utili nel momento ma potrebbero rafforzare un circolo vizioso di allontanamento. I comportamenti di sicurezza e le distrazioni possono impedire alle persone di capire che gli attacchi di panico sebbene fastidiosi non sono in realtà dannosi o pericolosi e che la situazione si normalizzerà di li a poco.

L’idea, nel caso di un attacco di panico non è fuggirlo ma accettarlo per quello che è. Sarà anche brutto, sembrerà ingestibile ma in quel momento l’ideale è attendere che passi, più si affronterà l’idea che sono una parte di noi più si riuscirà a gestirli. Un percorso di autosvelamento e di conoscenza di sé sono inevitabili per superarli definitivamente e guarire. Sfuggire ad un attacco di panico porterà vantaggi nell’immediato, ma a lungo termine porterà solo al peggioramento della situazione. Permettere ai sintomi di esistere aiuta a vedere gli attacchi di panico come qualcosa di gestibile. Evita di chiedere continuamente come sta o utilizzare frasi come: “E’ tutto nella tua testa”, “Escine fuori”, “Non è niente, stai bene”, tutte affermazioni che potrebbero invalidare la loro esperienza facendoli sentire ancora più inadeguati.

Evita anche di offrire farmaci o sostanze per aiutarli a rilassarsi. La cannabis sativa può aumentare l’ansia portando alla paranoia. L’alcol modifica i livelli di serotonina nel cervello rendendo l’attacco di panico più intenso. I farmaci vanno chiesti agli specialisti e a meno che tu non lo sia, evita anche di consigliarli.

Sostenere qualcuno durante un attacco di panico può essere stressante. Cerca di focalizzarti su ciò che vivi in quel momento, sulle emozioni che hai provato, su ciò che senti. Datti del tempo per rilassarti, se ti è possibile prenditi il resto della giornata libera e dedicati a qualcosa di piacevole. Se noti che una persona vicino a te soffre di attacchi di panico aiutala a cercare un aiuto specialistico, soprattutto se il suo stato interferisce con la tua qualità di vita. Non sei un robot, vivi anche tu di emozioni e sentimenti e a volte può essere difficile gestirli, quindi abbi il coraggio di rispettare i tuoi limiti e se ne senti il bisogno. sfogati con qualcuno che ti possa aiutare. Ricorda infine che possiamo prenderci cura degli altri solo quando ci prendiamo cura di noi stessi.

© 𝗗𝗼𝘁𝘁. 𝗣𝗮𝘀𝗾𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗦𝗮𝘃𝗶𝗮𝗻𝗼
𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗼 – 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗮