Nel pensiero culturale dominante crescere, maturare, viene identificato con il raggiungimento di uno status di adulto. Ciò che identifica l’adulto spesso sono criteri sociali, quali l’aver acquisito una posizione lavorativa più o meno stabile, l’aver creato un proprio nucleo familiare, aver assunto responsabilità rispetto alla società di cui si fa parte. L’adulto è colui che lavora, produce, paga le tasse.
Ma, ciò che si è raggiunto spesso è solo un ruolo sociale ben definito. Una maschera ben adattata. In un’ottica diversa, che parte dal singolo, dalla sua singolare esistenza e dalle sue innate capacità, crescere, maturare equivale ad essere capaci di auto-sostenersi senza il bisogno di sostegno ambientale, di chi ci sta intorno. E non nel senso puramente materiale, ma anche e principalmente emotivo. Crescere, maturare, ha a che fare con la capacità che ognuno ha di garantirsi da sé le migliori condizioni di esistenza. Ma questo è possibile solo se, e soltanto se, siamo capaci di entrare in sintonia con noi stessi, con tutte le parti che sono in noi. Buone o cattive che vengano definite.
Crescere vuol dire raggiungere la propria personale totalità, realizzare se stessi, in un’ottica di integrazione che fa dei propri limiti delle risorse, perché ci consentono di rispettarci e accettare i nostri tempi, come le nostre capacità. Senza aspettarsi di più, senza aspettarsi di meno, e senza pretendere dal di fuori ciò che può scaturire solo dal di dentro.
Se si è centrati su se stessi, se si diventa consapevoli dei propri bisogni, di qualsiasi bisogno, senza giudicarli, valutarli o analizzarli, allora è possibile muoversi nel proprio ambiente e cercare ciò di cui abbiamo bisogno. Senza aspettare che sia l’altro a fornircelo, senza pensare che dipenda dall’altro. In questo modo le catene della dipendenza che ci tengono ancorati agli altri, ai loro giudizi, alle loro valutazioni, alle loro pretese, non hanno motivo di esistere.
Ognuno diventa capace di vivere ed esistere da sé, in modo autentico e spontaneo, non condizionato. E, se non abbiamo bisogno dell’altro per soddisfare le nostre esigenze, allora cercheremo l’altro non per necessità, ma per il puro piacere di farlo. Poiché sarà per un moto interno che ci avvicineremo all’altro, senza aspettative e senza condizioni. E un legame autentico, in cui io vengo riconosciuto per quel che sono e tu verrai riconosciuto per quel che sei, allora sarà possibile.
E quindi la strada per la maturazione passa per l’autenticità, e questa è possibile solo se si è completamente e consapevolmente se stessi, in ogni nostro aspetto, in ogni nostra macchia e in ogni nostra luce. Senza maschere.