NO AI CONSIGLI

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I consigli si danno frequentemente tra amici e parenti, lo psicologo invece dà informazioni, fa svolgere esercizi o suggerisce possibili scenari.

Quando si danno consigli, in sostanza, si sta dicendo ad un’altra persona che cosa deve fare; ciò implica che qualcuno abbia tutte le risposte in merito a cosa può funzionare e cosa no. E’ quindi importante fare attenzione a non dare consigli, ma eventualmente informazioni.

Si consiglia per dimostrare la propria intelligenza, oppure perché si è preoccupati in merito ai comportamenti di una persona e si desidererebbe eliminare questo “peso”, altre volte ancora, per sfogare la propria rabbia verso qualcuno; l’obiettivo primario dovrebbe però consistere nel rendersi utili.

Sarebbe meglio pensarci bene prima di dare un consiglio, soprattutto se lo scopo non è quello di aiutare qualcuno a condurre una vita migliore.

Ecco perché non dare consigli:

  • non permettono alla persona d’imparare a decidere da sé. Infatti, un genitore tendenzialmente propenso a dispensare consigli al figlio, dicendogli esattamente cosa fare, gli sottrae la facoltà di scelta;
  • potrebbero essere già stati sentiti da qualcun altro o sperimentati senza riuscita;
  • se i consigli porteranno ad una svolta negativa, la responsabilità andrà a cadere anche su chi li ha dati;
  • se non sono stati chiesti, difficilmente verranno apprezzati;
  • spesso si preferisce risolvere i problemi in autonomia, senza essere corretti  o diretti da altri;
  • possono risultare fuorvianti, offuscando le idee di coloro che nel profondo sanno già cosa desiderano;
  • spesso vengono ignorati perché seguirli implicherebbe un cambiamento e ciò spesso spaventa;
  • sbagliare da sé è utile poiché permette di maturare un senso di responsabilità;
  • chi dà consigli potrebbe non comprendere i reali bisogni emotivi altrui e trascurare il fatto che spesso una persona ha semplicemente bisogno di approvazione;
  • nel mettere in guardia il prossimo da determinati pericoli, solitamente non viene tenuto adeguatamente conto del suo grado di determinazione. Questo avviene frequentemente tra gli atleti professionisti che sono disposti a rompersi ossa o legamenti pur di fare ciò che amano;
  • si potrebbe ottenere l’esito opposto: per esempio, il genitore preoccupato che al figlio possa accadere qualcosa di spiacevole, finirebbe per proteggerlo troppo precludendogli l’opportunità di diventare indipendente.

Errori, lezioni ed esperienza spesso coincidono, per questo motivo non resta che scegliere al meglio quale strada percorrere.

Se ogni sbaglio è un’opportunità di crescita, diviene utile concedere a una persona di sbagliare. L’importante è evitare danni irrimediabili e ciò può avvenire tramite chiare informazioni.

Sarebbe piacevole non commettere mai errori, ma nel momento in cui viene intrapreso un cammino, difficilmente si presenta una così dolce alternativa.

 

Dott.ssa Mariapia Ghedina