Questo articolo basato su un’opera inedita di Francesco Zurlo
In questo mondo vario e complesso, alcuni concetti introdotti in ambito psicologico si rivelano sempre più preziosi per costruire una intelligence della complessità. Uno di questi concetti è quello relativo alla distinzione, introdotta da Paul Watzlawick, tra realtà di primo ordine e realtà di secondo ordine.
Tale distinzione, che è una semplificazione di una sapienza più antica, può avere un grande valore operativo ma padroneggiarla non è così facile come potrebbe apparire.
Il lettore immagini di trovarsi di fronte alla seguente scena: alcuni osservatori si trovano di fronte un gruppo di bandiere di vari paesi. Tutte le bandiere sono issate a mezza asta eccetto una: la bandiera del Regno dell’Arabia Saudita. Frettolosamente un osservatore, con tono sprezzante, conclude: “questi sauditi si sentono proprio superiori a tutti”.
Analizziamo questa circostanza, alla quale ho realmente assistito, in cui ci troviamo di fronte a un sistema di interazione tra la realtà, un osservatore e le sue idee.
Si noti che, in questa interazione, il cosiddetto “mondo esterno”, non entra nella testa dell’osservatore e nella sua (mancata) intelligenza della realtà: le sue parole non sono una descrizione – se non vuota e povera – della realtà, esse sono piuttosto più efficaci nel descrivere le sue “idee”, le sue idiosincrasie e la sua stupidità.
In realtà, la bandiera del Regno dell’Arabia Saudita non sventola mai a mezz’asta, nemmeno in caso di lutto nazionale. Perché? Perchè essa reca la parola di Allah.
A riprova del fatto che l’errata interpretazione poggia su un pregiudizio – peraltro molto diffuso – nei confronti del Regno dell’Arabia Saudita basterà citare il fatto che lo stesso avviene con altre bandiere, ad esempio con quella del povero stato del Somaliland, non riconosciuto dalla comunità internazionale.
Ecco perché io preferisco parlare di confusione, piuttosto che distinzione, tra realtà di primo ordine e realtà di secondo ordine (o, più correttamente, aspetti di primo ordine e di secondo ordine di una idea).
Sarebbe un errore ritenere che questo genere di stupidità colpisca solo un osservatore frettoloso e ricco di pregiudizi; la stessa confusione deve, ad esempio, aver avuto un ruolo nella seguente storia in cui al posto dell’osservatore ignorante e frettoloso ci troviamo di fronte a un gruppo di esperti di alto profilo.
Si prenda un pallone e lo si metta in mano a un bambino. Il bambino è felice. L’equazione “bambino + pallone = felicità” funziona. Qualcuno a questo punto propone: prendiamo tanti palloni e diamoli a tanti bambini. L’azione vuole essere un segno amichevole del rapporto tra paesi, così qualcuno pensa bene di far stampare sui palloni le bandiere del mondo. Una grande quantità di palle amichevoli viene riversata da un elicottero militare statunitense nella provincia di Khōst, Afghanistan. A questo punto l’equazione si rompe: non solo il sistema “bambino-pallone-felicità” non funziona ma ci si ritrova di fronte a una piccola rivolta.
Che cosa è successo?
Ancora una volta lo stesso errore, che consiste nel non avere tenuto in debito conto la differenza (ovvero la confusione) tra realtà di primo e di secondo ordine.
Si può prendere a calci una palla ma non si può prendere a calci la parola di Allah, presente appunto sulla bandiera del Regno dell’Arabia Saudita, presente sulla palla e soprattutto presente nelle idee, nelle menti e nei cuori delle persone.
La capacità di gestire e padroneggiare le differenze presenti nelle nostre idee è ciò che distingue i sapienti e gli strateghi di tutti i tempi e si rivela oggi indispensabile nei processi di intelligence della complessità.
Questo scritto è basato su un’opera inedita di Francesco Zurlo.