“Il bambino viziato è da considerarsi come il frutto di un errore educativo per eccesso di protezione e di affettività durante l’infanzia e capace di determinare una carenza di adattabilità sociale nell’adulto. Questo tipo di bambino, che nei primi anni di vita ottiene, da parte dei genitori e degli altri familiari, solo gratificazioni e disponibilità a soddisfare ogni richiesta, né rimarrà condizionato per tutta la vita e a tal punto, che immancabili ostacoli, cui andrà incontro negli anni a venire, a contatto con l’ambiente esterno, gli appariranno talmente impossibili e così insormontabili da generare in lui, oltre a un senso di inadeguatezza maturato nel rapporto con gli altri, molto più forti e disincantati di lui, un senso d giustizia frustrato che porterà fatalmente con sé per tutta la vita, assieme all’ostinato rifiuto ad integrarsi”.
“A mio avviso è fuor di dubbio che ognuno nella vita si comporta come se avesse un opinione molto precisa sulla propria forza e sulle proprie capacità, come se già dall’inizio delle proprie azioni avesse chiara o meno le difficoltà di un caso che deve affrontare; in una parola, sono convinto che il suo comportamento scaturisce dalla sua opinione. Ciò non può meravigliare in quanto noi coi nostri sensi non possiamo recepire dei fatti, ma soltanto un immagine soggettiva, un riflesso del mondo esterno. (Omnia ad opinionem suspensa sunt). Nelle ricerche psicologiche non bisogna mai dimenticare le parole di Seneca. La nostra opinione sui fatti importanti della vita dipende dal nostro stile di vita. Siamo portati a correggere la nostra opinione solo quando ci scontriamo direttamente coi fatti che ci appaiono in contrasto con la nostra opinione. Però lasciamo agire su di noi la legge della causalità senza cambiare l’opinione che abbiamo della vita. Secondo me questa legge esercita su di noi lo stesso lo stesso effetto che esercita un serpente che si avvicina al nostro piede o che noi riteniamo velenoso. Il bambino viziato, allevato in modo sbagliato, si comporta nello stesso modo quando, appena la madre si allontana, ha paura che entrino a casa dei ladri, la stessa paura che proverebbe se essi fossero già nella casa. In ogni caso resta della propria opinione: è convinto di non poter sopravvivere senza sua madre, nonostante la sua idea si dimostri infondata. Chi soffre di agorafobia ed evita la strada, perché ha la sensazione e l’idea che il terreno ceda sotto i suoi piedi sprofondasse davvero. Il ladro rifugge da un lavoro utile perché impreparato com’è alla cooperazione, prova per il lavoro la stessa repulsione che proverebbe se esso fosse realmente più gravoso della sua attività di scassinatore. Il suicida che reputa la morte preferibile a una vita secondo lui senza speranza, agisce come se la sua vita fosse realmente senza speranza. Al tossicomane arreca sollievo, un sollievo che esso apprezza maggiormente di una soluzione onorevole dei propri problemi esistenziali. Agisce esattamente come agirebbe se le cose stessero realmente così. L’omosessuale non si sente attratto dalla donna, che teme, mentre prova attrazione per il maschio, che anela conquistare. Tutti questi soggetti partono da un’ opinione, che se corrispondesse alla realtà farebbe apparire oggettivamente corretto il loro comportamento”.
“Un bambino che fin dalla più tenera età ottiene dai genitori tutto ciò che vuole si fa ben presto un’opinione ben precisa: è convinto di poter sempre dominare gli altri, e di fronte a esperienze di segno opposto proverà per il mondo esterno una forte irritazione e si ritrarrà da esso”.
“Secondo me tutti i problemi sono riconducibili a tre grandi problemi: quello della vita sociale, quello del lavoro, e quello dell’amore. Questi problemi risultano dal fatto che l’uomo è inscindibilmente legato alla necessità di socializzare, di provvedere al sostentamento e alla cura della discendenza. Sono problemi connessi alla nostra appartenenza alla Terra”.
“Il bambino viziato che si attacca alla madre diventa, prima o poi, un parassita che si aspetta da lei il soddisfacimento di tutti i propri desideri, compresi quelli sessuali, in particolare quando l’istinto sessuale si sveglia in un bambino che non ha ancora imparato a dominare i desideri, ma si aspetta che la madre soddisfi tutti i suoi bisogni”.
“La scuola ha il compito e la possibilità di inculcare e promuovere il senso della collettività. L’insegnante che né è convinto saprà far capire al bambino perché è necessario essere socievoli. Rivolgendosi a lui con tono amichevole gli spiegherà quali sono le cause della sua mancanza di senso sociale e gli insegnerà come fare per correggersi, per avvicinarsi alla comunità. Se troverà le parole giuste riuscirà a convincerlo che suo il futuro, come quello di ognuno di noi, dipende dal grado di senso sociale che egli ha maturato, e che i grandi errori, difetti e insuccessi dell’umanità: guerre, pena di morte, razzismo, nazionalismo esasperato, come pure nevrosi, suicidio, criminalità, etilismo ecc., sono imputabili a carenza di senso sociale, sono tentativi scorretti e inadeguati di risolvere le situazioni, dettati da complessi d’inferiorità”.
Il senso della vita – Alfred Adler
Alfred Adler è stato uno psichiatra, psicoanalista, psicologo e psicoterapeuta austriaco.
Alfred Adler fu, con Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, fondatore della psicologia psicodinamica. Visse tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento, un periodo particolarmente fertile quanto ad innovazioni scientifiche e culturali.