Cosa succede quando non riusciamo a ricordare una strada già percorsa o un posto che abbiamo già visitato? Quanto è forte dentro di noi il fastidio quando la nostra memoria spaziale e l’orientamento vengono meno? Il problema riguarda una gran parte dell’umanità e provoca forte disagio.
La nostra memoria non è come una macchina fotografica; deve essere selettiva perché molto di quello che ricordiamo non rappresenta la realtà perfettamente così com’è. In determinate situazioni essa ci permette di distinguere ciò che abbiamo di fronte rispetto a ciò che ricordiamo per trovare dei punti in comune o delle discrepanze, ma per la maggior parte delle informazioni dobbiamo rassegnarci: ci sfuggono.
Stiamo parlando ovviamente della memoria spaziale che presenta comunque uno dei punti di forza relativi alla nostra appartenenza al mondo animale e che spesso ci sorprendono per quanto sono complessi ma che ci permettono di orientarci automaticamente nello spazio. Questo grazie anche al fatto che la nostra mente è capace di memorizzare automaticamente le informazioni spaziali. A ciò si affianca anche il potere evocativo di certi luoghi grazie al quale riportiamo una grossa familiarità con posti che probabilmente non riusciremo mai a riconoscere. Ed è proprio questa capacità evocativa che rende piacevole e facile il ricordo di certi luoghi ma può diventare complicato quando a certi posti non è associata alcuna emozione o la volontà in fase di memorizzazione.
La memoria spaziale ha dei limiti e sono legati alla memoria di lavoro; la descrizione accurata e minuziosa di un percorso per raggiungere un luogo può all’apparenza farci sentire sicuri ma ci lascerà un sovraccarico di informazioni ed un certo disagio perché la memoria di lavoro difficilmente riuscirà a processare tutte quelle informazioni e comincerà a “perderne” alcune lasciandoci l’idea che non abbiamo nessuna informazione valida o a memorizzare solo le prime informazioni o quelle più generiche nella convinzione di chiederne altre più avanti nel percorso. La memoria di lavoro rappresenta invece quella particolare capacità mnemonica di tenere vive quelle informazioni necessarie per “lavorare” ossia per svolgere attività in sequenza. Ad esempio: affinché riusciamo ad orientarci ed a mantenere vive le informazioni per spostarci nei luoghi è necessario l’apporto della memoria di lavoro.
La mente si è sempre più evoluta sviluppando strategie che le permettessero di gestire, semplificando, le informazioni che giungono dall’ambiente. Anche nel caso di informazioni visuo-spaziali essa adotta un metodo di semplificazione e schematizzazione riducendo a poche categorie basilari le informazioni proposte; ad esempio il Nord per gli italiani si trova in alto ed il Sud in basso, quindi si usa dire: “E’ sceso in Sicilia” o “E’ salito a Milano”. Altre metodologie di semplificazione sono legate al “raddrizzamento” delle strade e delle distanze: la cosiddetta linea d’aria. Tutte strategie utili per schematizzare ed organizzare informazioni da usare nell’orientamento spaziale. Questo schematismo molto elementare è alla base delle nostre rappresentazioni mentali circa l’ambiente; quindi non valutiamo l’ambiente in base a ciò che sappiamo ma in base a ciò che in quel momento riusciamo a rappresentarci di esso, un meccanismo semplice ed agile ma spesso fallace. Ecco perché molto spesso la rappresentazione mentale spaziale non ci aiuta nell’orientamento perché ci fa credere che alcuni posti siano dislocati diversamente da dove in realtà si trovano.
Quando si parla di orientamento ed indicazioni stradali, è necessario tenere in considerazione questi schemi sia per chi dà informazioni che per chi le riceve; il primo avrà uno schema tutto suo e conoscerà il posto, il secondo oltre ad avere un proprio schema mentale non padroneggerà il nuovo e potrà avere più problemi nell’orientarsi.
Ma le differenze individuali nel rappresentare e ricordare lo spazio si riscontrano soprattutto rispetto all’aspetto emotivo. Lo spazio ricordato per tutti gli esseri umani è uno spazio carico di sensazioni intime, paure, meraviglie, nostalgie, ecc. L’ambiente, il luogo assume un grosso significato in un ricordo. È ciò che spesso fanno gli scrittori quando si soffermano nelle descrizioni meticolose dei luoghi al fine di suscitare nel lettore emozioni e sensazioni che lo porteranno ad immaginare meglio il luogo di cui si sta parlando.
Paure, ansie ed altre emozioni anche passate e molto profonde possono influenzare i nostri ricordi relativi a luoghi e direzioni portandoci ad orientarci più o meno agevolmente. In molti casi l’ansia può essere legata a fattori oggettivi come il rischio di perdersi, ma in altri casi può essere legata al disagio per non riuscire a muoversi e controllare l’ambiente in cui ci si trova. Questa sensazione di ansia è strettamente legata alle nostre reali e consapevoli capacità di orientarci nello spazio e nel luogo, alla capacità di identificare caratteristiche specifiche (punti di riferimento, punti cardinali) di geolocalizzarci, ecc.
Oggi con l’avvento di navigatori e smartphone con GPS integrati è sempre più difficile smarrirsi (anche se a qualcuno capita anche con quelli, sigh!) ma certe emozioni e sensazioni continuano a ricordarci che siamo umani influenzando i nostri ricordi dei luoghi.
Per approfondire:
C. Cornoldi, R. De Beni “La mente smarrita” in Psicologia Contemporanea, Lug-Ago 2000, 160, Giunti, pp. 4-11
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta