Cos’è un comportamento problema? I comportamenti problema sono comportamenti di bambini ed adolescenti che si discostano in modo pericoloso dalle richieste dell’ambiente che circonda il soggetto. Migliorare il proprio autocontrollo è necessario per evitare di mettere in atto i comportamenti problema. In ambito scolastico il limite determinato da comportamenti non accettabili è ampiamente riconosciuto ed è quindi importante sviluppare strategie per ridurre al minimo o eliminare questa tipologia di comportamento, attraverso, magari, l’uso di un contratto educativo.
Il percorso verso l’autonomia del bambino prima e dell’adolescente poi passa anche attraverso una buona capacità di autoregolazione. È necessario lo sviluppo di conoscenza di sé, di autoconsapevolezza, capacità di auto osservazione e autovalutazione. Inoltre è molto importante saper modificare e modulare le proprie reazioni sulla base degli obiettivi e delle reali possibilità di azione. Quando il bambino o l’adolescente sviluppa queste capacità metterà in atto comportamenti che non saranno accettati da chi gli sta intorno; ovviamente più che gratificazioni e gli riceverà sanzioni che gli precluderanno tante possibilità. È importante per una buona qualità della vita che autonomia e autoregolazione siano presenti e ben sviluppate in un alunno.
I comportamenti problema (in inglese: challenging behaviours, “comportamenti di sfida”) possono essere fortemente legati alla mancanza di autoregolazione degli impulsi. L’espressione di tali comportamenti avviene spesso nei contesti scolastici, tant’è che la loro valutazione ha assunto ipotesi diverse ma tutte basate sull’osservazione del contesto e delle variabili che li favoriscono.
Coloro che lavorano o che hanno a che fare a vario titolo con bambini e ragazzi in crescita (educatori, docenti, genitori, psicologi) sanno bene che per le sue caratteristiche psicofisiche la crescita porta numerosi disagi. Tuttavia ognuno vive tale “disagio” a modo suo, secondo le sue capacità, in base al background che lo circonda, ecc.; l’unica possibilità di intervenire e farlo in modo giusto è attraverso l’osservazione che permette di esplorare ed ipotizzare la funzione del comportamento problema e quindi quale malessere psicologico esso abbia alla base.
Se la difficoltà di autoregolazione che sta alla base del comportamento problema è ascrivibile al contesto scolastico e quindi relativa ad un’emergenza educativa, si può provare un approccio che ha dimostrato ottimi feedback in ambito psicoterapeutico: il contratto educativo.
Il contratto educativo si basa su un accordo tra alunno o gruppo classe ed educatore, molto utile nelle strutture complesse come la scuola poiché permette di gestire al meglio i comportamenti problema. Nel contratto educativo vengono disciplinati comportamenti che il singolo o il gruppo classe intendono mettere in atto e le ricompense che riceveranno sulla base di questi comportamenti. Il principio della chiarezza è ineludibile così come necessari devono essere i comportamenti richiesti ed i premi rispetto al compito da svolgere. Infatti sono utili in quanto favoriscono l’impegno in comportamenti funzionali che in un secondo momento potranno anche essere interiorizzati e messi in atto all’occorrenza. È importante collegare motivazione e pratiche educative affinché non si mettano in atto semplicemente doveri che gli allievi possono non interiorizzare.
La capacità di assumersi responsabilità, l’età, la maturazione intellettiva ovviamente coinvolgono gli alunni in modo diverso, pertanto diversi saranno i risultati raggiunti da ognuno di loro. Ciò permette di poter contrattare in entrambi i sensi (alunno ed educatore) modalità e obiettivi accettabili per entrambi.
Le caratteristiche di un contratto educativo sono molteplici: innanzitutto esso deve essere equo, cioè le ricompense devono essere proporzionate alle prestazioni dell’alunno; come in tutti contratti non si può pensare di creare situazioni in cui una delle due parti è vessata. Tutto ciò che concerne il contratto (tempi, modalità, richieste, ecc.) deve essere espresso in modo chiaro. L’onestà deve essere una prerogativa dell’educatore che deve ricompensare l’alunno subito dopo l’esecuzione del compito. Non devono essere presenti clausole punitive e deve passare il messaggio che il contratto debba essere costantemente messo in atto e rispettato. Infine la gradualità: cioè si comincia con compiti facili ed accessibili all’alunno per poi diversificati; questo serve a creare motivazione dell’alunno, stimolarlo e favorire un comportamento di adesione al contratto stesso.
L’inserimento della famiglia nel processo legato al contratto educativo è importante, infatti attraverso il riconoscimento della famiglia nella realizzazione pratica del contratto si può costituire una nuova alleanza tra scuola e genitori oltre che tra scuola ed alunno affinché si riconosca all’istituzione scolastica quel ruolo educativo complementare alla famiglia e non oppositivo ad essa che purtroppo, sempre più spesso viene dimenticato.
L’alleanza scuola-famiglia è molto importante e se l’alunno mette in atto comportamenti per i quali si creano dissidi tra i genitori e l’istituzione scolastica diventa difficile stabilire una sinergia affinché le regole e le modalità educative vengano preservate anche a casa; ciò ovviamente pone di fronte ad una grossa difficoltà l’intera struttura organizzativa poiché i genitori tenderanno a disconoscere l’operatività della scuola e degli educatori quando addirittura non saranno indifferenti ad essa.
Bisogna focalizzarsi su un problema alla volta cercando di capire come poter “entrare” ed ottenere dei risultati positivi. Il rispetto delle regole e la conseguente capacità di interagire positivamente con i compagni dovrebbero essere un punto di partenza per ottenere successivamente la concentrazione in classe sulle attività proposte affinché si riducano fino a scomparire quelle pratiche di interruzione delle lezioni che rappresentano il comportamento problema per eccellenza e che innescano tutto ciò che viene dopo.
Il progetto va condiviso con gli insegnanti, la famiglia, il servizio di psicologia scolastica, ecc.; un’equipe insomma che possa intervenire in modo multisfaccettato e multidisciplinare.
In conclusione: un contratto educativo ben strutturato, basato su osservazioni sistematiche e negoziato adeguatamente con insegnanti, genitori e alunno può portare alla riduzione dei comportamenti problema, una riduzione che permane anche dopo l’intervento favorendo la nascita di comportamenti socialmente accettabili. Il contratto educativo molte volte rappresentare una strategia per favorire lo sviluppo di abilità cognitive e metacognitive rispetto all’autoregolazione e potrebbe essere utilizzato anche nei contesti in cui è importante sviluppare strategie educative.
Per approfondire:
G. Caselli, M. Leoni, “Comportamenti problema e autocontrollo. L’uso del contratto educativo nel contesto scolastico,” in Psicologia e Scuola, anno 29, n.2, Mar.-Apr. 2009, pp. 8-14.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta