Workaholism. Ubriacatura da lavoro

La Workaholism è stata definita dagli esperti (Oates, W. 1971 – Confessioni di un maniaco del lavoro: i fatti sulla dipendenza dal lavoro. New York) come il “bisogno incontrollabile di lavorare incessantemente”, rientrando così in quelle forme di dipendenza chiamate oggi New Addiction. Tuttavia, a differenza di altre dipendenze, è legata ad un’attività legittima, condivisa e apprezzata a livello sociale.

Il piacere che viene ricavato dal lavoro è di tipo secondario. Ciò significa che l’oggetto di appagamento non è immediato, come può esserlo la droga o lo shopping, ma rappresenta un’attività che si protrae nel tempo il cui obiettivo è ottenere una più grande soddisfazione lavorativa, maggiore successo e una  più alta ricompensa economica.
La dipendenza da lavoro potrebbe essere considerata alla pari di un disturbo ossessivo compulsivo perché chi ne è vittima tende a lavorare eccessivamente e compulsivamente. Il Workaholic, spinto da questo desiderio assillante interno, viene condizionato in tutte le sfere della sua vita, con il conseguente malessere sia fisico che psicologico, causa di danni a se stesso e alla sua famiglia.

Chi è l’ubriaco di lavoro?      

Il Workaholic  è una persona che dedica volontariamente e consapevolmente un tempo eccessivo al lavoro non dovuto né ad esigenze economiche né a richieste lavorative. Egli pensa ossessivamente alla sua professione e tende a voler avere tutto sotto il suo controllo presentando, in assenza di lavoro, sintomi di astinenza (ansia e panico).

Chi è vittima di questa dipendenza non pone un confine tra la vita professionale, personale e familiare, perdendo del tutto il concetto di privacy. Impiega il tempo libero in occupazioni che possono avere relazione con il lavoro, disprezzando coloro che spendono tempo in attività non produttive a livello lavorativo.

Non ha nessun hobby, se non quelli connessi al suo impiego.

Il Workaholic è incapace di rilassarsi, dorme poco e la sua mente è sempre impegnata alla ricerca di soluzioni a problemi lavorativi. Tendenzialmente sembra essere una persona molto sicura di sé, arida e concentrata sul successo professionale e ciò, di conseguenza, può influire sull’umore causandone cambiamenti continui e facile irritabilità.

Come ogni possibile dipendenza, la Workoaholism è associato ad una maggiore produzione di dopamina che è una vera e proprio droga endogena del piacere, la quale viene rilasciata quando il soggetto sperimenta circostanze e attività gradite. Ogni ora in più di lavoro, promozione, obiettivo raggiunto, infatti, regalano al lavoratore maggiori quantità di questo neurotrasmettitore, causando una vera e propria dipendenza. Un giorno senza poter lavorare, perciò, potrebbe diventare motivo di ansia e nervosismo, causando i veri e propri sintomi dell’astinenza. Questo comportamento invalidante non viene facilmente riconosciuto perché, a differenza di chi fa uso di sostanze, il workaholic non viene allontanato dalla società ma viene accettato e invogliato a raggiungere traguardi economici sempre più elevati. Il contesto lavorativo permetterebbe, infatti, lo sviluppo di tale fenomeno, incentivando i lavoratori ad incrementare le loro prestazioni per ottenere avanzamenti di carriera e maggiori ricompense economiche che aumenterebbero la motivazione a lavoro, la consapevolezza delle proprie capacità e il valore personale. 

Come si diventa maniaci del lavoro?

Dai diversi studi riguardanti le cause del fenomeno emerge come esso abbia un’origine multifattoriale. Un ruolo importante per la sua manifestazione potrebbe essere dovuto ai tratti di personalità del lavoratore. Le persone, infatti, che sono tendenti ad avere un’elevata motivazione al successo (cioè la necessità di realizzare obiettivi ambiziosi per avere maggiori ricompense ai propri sforzi e riconoscimento immediato), un elevata tendenza al perfezionismo e un alto senso di autoefficacia (cioè la consapevolezza di essere capaci di dominare specifiche attività, situazioni ed eventi), potrebbero sviluppare questa ossessione verso il lavoro.

Allo stesso modo, anche il clima organizzativo potrebbe determinare lo sviluppo di tale fenomeno, spronando l’individuo a lavorare sodo per ottenere maggiori gratificazioni. In questo modo la persona, interiorizzando queste richieste, incrementerebbe il carico lavorativo per raggiungere maggiore successo.

Un ruolo cruciale è svolto dall’ambiente familiare caratterizzato dalla presenza di uno o più figure di riferimento concentrate eccessivamente sul lavoro. Ciò determinerebbe nei figli il bisogno di eccellere nelle loro attività, come la scuola, lo sport e così via, con lo scopo di ricevere attenzione e riconoscimento da parte degli stessi genitori. Nel corso nel tempo questo bisogno potrebbe estendersi in ogni attività e potrebbe determinare una difficoltà di instaurare relazioni affettive.

Il ruolo della tecnologia

Anche l’innovazione tecnologica ha prodotto molti cambiamenti, come ad esempio l’eliminazione di barriere che separano l’ambiente lavorativo da quello della vita privata, non ponendo più limiti di tempo all’attività lavorativa. L’utilizzo di internet, smartphones e tablet ha indebolito i confini naturali tra l’ambito professionale e quello privato, permettendo così al lavoro di invadere gli aspetti della vita che prima non erano influenzati dalla sfera professionale. Il fatto di essere sempre reperibili al cellulare, se da un lato rassicura, dall’altro non permette di poter staccare completamente dal lavoro, invadendo e controllando le vite private dei lavoratori.

Come affrontare la Workaholism

Riconoscere tale fenomeno è difficile, in primo luogo perché, come accennato in precedenza, il soggetto non lo ritiene un problema e secondariamente perché la società apprezza e stimola questo tipo comportamento.

Lavorare eccessivamente da un lato potrebbe essere soddisfacente e stimolante perché aumenta i livelli di autostima, ma dall’altro potrebbe danneggiare la persona sia psicologicamente che fisicamente. Il livello di stress, infatti, sarà maggiore proprio perché ci si preclude la possibilità di avere del tempo libero e dedicarsi alle relazioni interpersonali. Molto spesso, il fenomeno diventa evidente quando si presentano problemi fisici, come ad esempio malattie cardiache. I familiari sono i primi a riconoscere questo problema, percependosi una scelta secondaria dopo il lavoro. La Workaholism, infatti, è una delle principale causa di divorzi.

Uno degli obiettivi principali per affrontare questo problema è sensibilizzare al riconoscimento delle sue caratteristiche specifiche. Ciò consentirebbe a colui che lo vive in prima persona di fare un’analisi più oggettiva delle sue attività quotidiane e del livello di soddisfacimento della propria vita, nonché dei sintomi di malessere fisici e psicologici che ne conseguono. Si accorgerà che il lavoro invade la sua routine e predomina su ogni altro aspetto di vita, compreso quello affettivo.

Allo stesso tempo chiunque riconosca queste caratteristiche in un familiare o amico, può essere di aiuto per indirizzarlo verso una maggiore consapevolezza.

Laddove ci si accorga che questa forma di dipendenza influenza negativamente le relazioni, oltre che il proprio benessere psico-fisico, è necessario far riferimento a figure professionali specifiche che aiutino a riequilibrare gli aspetti del quotidiano.

Dorina De Blasi – Tirocinante Psicologa

Annapia Sessa – Tirocinante Psicologa

Ivana Siena –  Psicoterapeuta

http://www.centropsicoterapiafamiliare.it