Accade spesso in famiglie con due o più figli di rilevare tra fratelli una sorta di gelosia, di conflittualità che si esplica con reazioni verbali, ma a volte anche fisiche, soprattutto da parte dei più grandi. Ancora, accuse, sempre da parte dei più grandi verso mamma e papà di avere preferenze per il più piccolo.
È necessario, però, capire che il rapporto tra fratelli può essere caratterizzato da gelosie che possono apparire rivolte l’uno verso l’altro, ma che nella realtà dei fatti hanno come oggetto i genitori.
L’attacco spesso violento dei più grandi nei confronti dei più piccoli nasconde la paura di essere trascurati. Il primogenito vive nella situazione di essere l’unico figlio per diversi anni e si abitua ad essa nella convinzione che verrà mantenuto questo privilegio per lungo tempo, o addirittura per sempre.
L’arrivo di un fratellino mette in discussione l’idea illusoria del primogenito di essere sempre al centro dell’attenzione dei genitori, come un piccolo re dal potere illimitato. Si vede improvvisamente messo da parte e vede il nuovo arrivato come un usurpatore, un intruso, un rivale. Inoltre in alcuni casi i genitori possono avere la tendenza a comportarsi in modo diverso con il secondo figlio rispetto al precedente, anche perché acquistano maggiore sicurezza e maturità grazie all’esperienza.
È il caso anche degli investimenti di cui si carica il primo che viene ad essere considerato il garante della continuità familiare, gravato da un peso simbolico che appartiene al primogenito.
Non sempre i genitori sono capaci di compensare questo senso di perdita di uno status, di cui si è parlato, da parte del primo figlio con l’arrivo del secondo. Quindi può capitare che egli si senta in una certa misura abbandonato, e tutto ciò non fa altro che contribuire alla sua irritazione.
L’arrivo di un fratello rimane tuttavia un’esperienza importante, un momento di crescita per il fratello maggiore che si trova a confrontarsi con bisogni, comportamenti ed interessi sempre nuovi; tutte differenze che aumentano ma mano che si cresce. Una diversità in cui è presente anche una forte somiglianza legata, oltre che al patrimonio genetico, anche ad esperienze comuni per la stessa storia familiare.
Nella relazione tra fratelli è forte quella sana necessità di diversificarsi dall’altro, di fare spazio affettivamente ad un altro soggetto che se per certi aspetti è uguale, per altri è totalmente diverso ed in alcune situazioni sviluppa per il più grande ammirazione, dipendenza. Il primogenito deve continuamente sperimentarsi e barcamenarsi tra la rivalità, la solidarietà e la condivisione di spazi, tempi e, perché no, anche dei genitori.
Da parte di mamma e papà ci dev’essere un costante tentativo di favorire le esperienze di condivisione, riducendo nel maggiore l’idea di essere “declassato” o abbandonato, creando magari dei momenti privilegiati con lui. Rapportandosi con lui e con le sue esperienze di crescita, utilizzando anche un linguaggio più adeguato alle sue vicissitudini di vita. Evitando soprattutto che il suo ruolo sia fatto di responsabilità ed obblighi per soddisfare le aspettative dei genitori.
È necessario offrigli spazi di ascolto ampi, in modo attento e partecipe e facendo sì che tra fratelli si creino alleanze ed esperienze comuni pur nei loro spazi vitali e di autonomia soggettiva.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta