Molti genitori cercano di capire come comportarsi di fronte ai figli (piccoli o adolescenti) che mostrano una forte allegria e voglia di vivere che spesso cozza con i ritmi e le regole richiesti dalla scuola, tanto che già dalle materne difficilmente essi riescono a mantenere un comportamento adeguato. Spesso prevale infatti la voglia di fare amicizia, di scherzare, divertirsi e nonostante possa esserci un buon rendimento scolastico, il comportamento disturba i compagni ed infastidisce maestri e professori.
Bisognerebbe capire cosa esprimono i ragazzi attraverso l’esuberanza e, in primis, parlare con loro. Poiché si tratta di contesti specifici (la scuola in questo caso), è necessario che questi problemi vengano affrontati dalla scuola stessa, attraverso un dialogo continuo tra docente e discente, soffermandosi sull’analisi che il ragazzo fa di questi suoi atteggiamenti. Evitare di richiamarlo ma rapportandosi a lui cercando di capire quali sono le sue necessità può essere già un passo avanti. La riflessione su se stessi aiuta i giovani a maturare, ma essi non possono farlo da soli poiché oggettivamente non hanno gli strumenti e le infrastrutture cognitive che permettano una riflessione così profonda.
Occorre capire il ruolo che ha il ragazzo o la ragazza all’interno della classe. Il suo atteggiamento lo rende simpatico agli occhi dei compagni o rappresenta per loro un’interferenza durante elezioni e quindi lo rende semplicemente insopportabile? Si tratta di un intervento che va messo in atto a scuola e dalla scuola; solo in questo caso l’eventuale sanzione potrà dare i suoi frutti, altrimenti assumerà la valenza di un mero intervento sanzionatorio.
Anche l’intervento dei genitori deve partire da queste convinzioni e non può essere slegato da un’alleanza con la scuola. Raccomandazioni, castighi in occasione delle note non sortiranno alcun effetto se slegate da tentativi di comprensione in cui genitori ed insegnanti devono trovarsi in sintonia. Solo così si può aiutare un ragazzo a migliorarsi e gestire il suo autocontrollo.
Se la vivacità dei ragazzi ha un lungo decorso e non sembra legata ad un momento o ad una situazione specifica, forse è il caso di rivolgersi ad uno specialista. Talvolta una condotta esuberante che col tempo potrebbe condizionare anche pesantemente la vita scolastica può essere legata a difficoltà di mantenere la concentrazione per periodi di tempo lunghi come nel caso di ragazzi che presentano un disturbo da deficit dell’attenzione (ADHD).
Potremmo trovarci infine di fronte ad un ragazzo, una ragazza con dotazioni cognitive superiori alla media, che si annoiano facilmente. È un caso che si verifica raramente e che caratterizza ragazzi superdotati i quali manifestano eccezionali capacità cognitive fin da piccoli in alcuni ambiti come calcolo e linguaggio.
In ogni caso sono situazioni particolari che solo un’osservazione accurata ci permetterà di affrontare.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta