Elogio alla timidezza

Cosa ci viene in mente quando sentiamo parlare di timidezza?….

Tanti sono i modi di pensare quest’emozione, universale ed esperita da molti di noi.

A volte la timidezza viene definita come “Ansia Sociale”, in sostanza come timore del giudizio degli altri e delle situazioni sociali. Questa ansia sociale potrebbe prendere quindi una strada “benigna” e manifestarsi come timidezza, oppure prendere una strada più patologica e manifestarsi nel rifiuto di ogni esperienza nuova e di confronto. In questo caso si parla di personalità evitante.

Da questo punto di vista la timidezza è un’emozione che può manifestarsi in un continuum che va dalla semplice ritrosia ed elusione ed arriva fino alla patologia ed al ritiro sociale.

Quindi essere timidi nella giusta misura può essere un tratto, una caratteristica di personalità normale, così come avere gli occhi azzurri o marroni. Essere timidi è spesso svantaggioso, è vero, ma può essere una caratteristica assolutamente sana e normale, relativa alla cultura, al luogo ed al tempo in cui ci si trova. La timidezza è una condizione umana, è una variabile vulnerabile, fragile e preziosa dell’essere umano. In un recente sondaggio condotto in Francia ben l’80 % degli intervistati ha ammesso di essere stato timido stabilmente o in qualche fase della sua vita. Per cercare di capire perché così tante persone credono di essere timide, partiamo dal significato di “essere timidi”: vuol dire sperimentare un forte senso di paura quando si tratta di interagire con altre persone, soprattutto con quelle che non si conoscono.

Questa paura si radica nella propria immagine di sé e la porta a badare ed a far caso ai propri stati d’animo interiori: vorrebbe non arrossire, vorrebbe non avere le mani sudate, vorrebbe che la voce non si incrinasse e soprattutto vorrebbe non accorgersi di tutto questo.

Spesso le persone timide hanno paura della propria timidezza, ovvero tendono ad anticipare il disagio che provocherà per loro disagio emotivo. Inoltre parlano di sé con poche persone, anzi a volte rifuggono dalla confidenza con le persone che non conoscono bene.

Ma vediamo adesso quali sono le altre emozioni che si accompagnano alla timidezza:

Paura e Timidezza sono quindi intrinsecamente connesse, ed in particolare quella che afferisce alle persone nuove.

Nella timidezza però non esiste solo la paura: l’imbarazzo   ha infatti un ruolo nella sua origine e mantenimento. Quando siamo imbarazzati ci sentiamo infatti “esposti” e ci sentiamo impacciati. In questo caso concentriamo la nostra attenzione solo su noi stessi e su quello che proviamo e non su quello che succede fuori e sulle reali reazioni degli altri. Le persone timide infatti non amano avere l’attenzione su di sé: sono individui particolarmente vulnerabili al giudizio degli altri e sono persone abituate a dare molta attenzione alla percezione interna di sé.

Infine un’ultima emozione legata alla timidezza è la vergogna: in questo stato d’animo esiste una forte componente valutativa; è infatti il giudizio negativo che diamo a noi stessi che la crea e la mantiene. I timidi provano spesso vergogna perché non si piacciono, non amano il modo in cui sono fatti. Per questo aumenta la paura del timore degli altri, della loro attenzione e del loro giudizio.

In conclusione, la timidezza, lungi dall’essere considerata una malattia è una variante molto preziosa della persona. In una società improntata verso un falso senso di sicurezza e forza, i timidi segnalano il nostro limite umano. Ci dicono che in realtà siamo sensibili e vulnerabili, ci dicono di cosa dobbiamo aver paura ed a cosa dobbiamo prestare attenzione. E’ un grande errore metterla da parte, non ascoltarla. Tutti siamo timidi, almeno qualche volta: questa emozione segnala i nostri limiti, anche quelli delle persone più coraggiose. Noi siamo tutti esseri umani, programmati geneticamente per spaventarci di fronte alle situazioni nuove ed ai pericoli. E di questo dobbiamo esserne fieri.

COME SUPERARE LA TIMIDEZZA