Se dovete scegliere tra essere giusti o essere gentili, siate gentili.

“Wonder” è un film uscito nelle sale a dicembre, tratto dall’omonimo romanzo di R.J.Palacio, ed è un film bellissimo. Vi spiego perché.

Per chi non l avesse visto, racconta la storia o anzi meglio dire la vita di un bambino, Auggie, affetto da una malattia genetica, per la quale si ritrova ad avere un aspetto diverso da tutte le altre persone, che deve affrontare per la prima volta la scuola. Sin da piccolo esperisce sulla propria pelle la vergogna di mostrarsi agli altri così com’è e la difficoltà ad integrarsi.
Racconta il ruolo fondamentale che in casi come questi giocano sia la famiglia sia la società, che per un bambino come Auggie è rappresentata principalmente dalla scuola, appunto.
Nel film sono messi in evidenza due genitori che, seppur con fatica, proteggono il figlio da tutto ciò che possa ferirlo, ma allo stesso tempo, con coraggio, lo “danno in pasto” alla società, sperando che ne esca vittorioso.
Quando si parla di riabilitazione, oltre che operare sulle risorse della persona, per potersi realizzare pienamente, essa deve contare anche sul reinserimento nella società, in modo che si possa migliorare la qualità della vita della persona stessa.
in questo caso, ad Auggie, viene data la possibilità di un empowerment dal punto di vista sociale, ovvero una possibilità di ri-abilitazione: viene inserito a scuola, insieme ad altri bambini, ad adulti e a contatto con tutto ciò che affronterà da grande. Si troverà a dover constatare, all’inizio, di essere guardato in modo fastidiosamente diverso, di non essere accolto, di non essere sempre trattato con autenticità.


Si sa che la prima educazione inizia dalla scuola, in fondo.
Componenti fondamentali messi in evidenza nel film sono l’ironia e la forza con cui viene affrontato il tema: Auggie non è mai troppo vittimizzato dalla famiglia, cosa che potrebbe risultare difficile se si ha a che fare con un bambino emarginato dai suoi compagni, ma, al contrario, viene stimolato a non arrendersi e anche a prendersi le responsabilità delle proprie azioni, così come dovrebbe essere.
Infatti, tra la difficoltà riscontrata tra i banchi di scuola, e le fatiche, ma anche, la forza trovate in famiglia, grazie alla sua voglia di essere trattato come gli altri  e alla sua tenacia a farsi conoscere per quello che in realtà è, Auggie riuscirà a fare della sua malattia un segno distintivo della sua brillante personalità. È un film bellissimo perché fa riflettere sul fatto che, per quanto una persona apparentemente diversa dagli altri si sforzi e si impegni a farsi conoscere e ad integrarsi, il ruolo fondamentale, un ultima analisi, è giocato dall’ambiente esterno. Bisogna essere predisposti, e non prevenuti, ad accogliere ciò che non conosciamo o che conosciamo poco, andare oltre alla prima impressione è soprattutto essere gentili. Che la diversità esiste, ma esiste per tutti.

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