Non conosco Anna Savini ma conosco molto bene sua cugina Elisa, leggete il libro Buone ragioni per restare in vita e capirete di chi parlo. (Che bello la mia amica Elisa è in un libro!!).
Forse avrei anche potuto conoscere Anna avendo partecipato al matrimonio di Elisa (immagino fosse presente) ma ero troppo impegnata a piangere per il mio “defunto fidanzato”, come direbbe Anna, che era bello come il sole al matrimonio … solo che a differenza di Anna l’ ho stecchito io, ma poi mi sono pentita, ma questa è un altra storia.
Fatto sta che la foto coi cugini me la sono persa, altrimenti forse mi potrei ricordare di Anna.
Fatto sta che non ricordo Anna.
Fatto sta che non conosco Anna.
Fatto sta che dopo aver letteralmente divorato il suo libro è come se la conoscessi perché Anna si presenta al mondo per quella che è, senza maschere.
Faccio la psicologa e scrivo di psicologia ma no, non vi racconterò affatto della malattia di Anna, di quali vissuti può attraversare un malato di cancro, nè di quali reazioni possono avere parenti ed amici e sapete perché?
Perché il suo libro non è un libro sulla malattia ma sulla vita, di Anna e di tutti noi.
Parla di cancro, si anche.
Parla di difficoltà, lacrime, paura e sofferenza, si anche.
Non lo si può di certo negare, ma sin dalle prime pagine quello che porti ti entra nelle viscere è la sua ironia, è il suo genio e soprattutto è la sua forza mascherata da debolezza. Eh sì, perché ad Anna sembra di vivere la malattia molto peggio di tanti altri che incontra sulla sua strada, ma la sua forza traspare in ogni riga. Anna non nasconde le sue debolezze, le consapevolizza e ne fa una grande risorsa.
Per questo mi sento di dire che le sue apparenti debolezze sono la sua forza; lei non le nega, non le nasconde, non le trasfigura … lei le accetta e le condivide con noi lettori.
Questo è, a mio avviso, quello che ti fa amare Anna.
Tutti noi, ogni giorno, ci raccontiamo un sacco di palle (tecnicamente si dovrebbe dire che attuiamo “meccanismi di difesa”, ma il succo non cambia) per paura di affrontare i nostri limiti, per timore di accettare che non siamo perfetti e non lo sono i nostri rapporti, per paura di cambiare situazioni che non ci fanno vivere serenamente.
Anna invece no, di palle se ne racconta poche e quelle poche pare abbiano vita breve.
Lei racconta la sua vita per quello che è, nel bene e nel male … dal rapporto con la mamma, alle amiche immaginarie, dal defunto fidanzato al rapporto con se stessa. La consapevolezza di Anna è ciò che colpisce, una consapevolezza che Anna sa condire con saggia ironia.
… e mentre lei sogna di esser una delle sue amiche immaginarie … io sogno di saper essere come Anna Savini è.
Ps. Vorrei tranquillizzarvi sul mio stato dopo il “defunto fidanzato” … dopo il matrimonio di Elisa mi sono tranquillamente ripresa e a distanza di molti anni posso dire che è stata la scelta giusta, altrimenti oggi non avrei il mio “vivissimo compagno” che no, non cambierei mai e poi mai con qualsivoglia “defunto fidanzato”.
Ps2. Leggete il libro di Anna!
Scritto da Veronica C. Bertarini, Psicologa, Counselor e Mediatrice Famigliare