Pensiero magico e trappole mentali, quando parliamo di una storia che finisce, vanno purtroppo di pari passo. Da qui la necessità di condividere alcune strategie psicologiche, utile a comprendere come, elaborando il vuoto, il dolore di un abbandono può essere superato, soprattutto i pensieri che si alimentano subito dopo l’accaduto. Di seguito, due trappole che facilmente elaboriamo con la mente, dopo la rottura della relazione che stavamo vivendo. Queste, oltre ad allontanare le possibili soluzioni dal nostro spettro visivo, incrementano a loro volta problematiche personali.
# È SOLO COLPA MIA = FALSO
Ciò che era sbagliato non sei tu, ma la relazione (M. G. Tumminello). Ti è mai capitato in questo brutto periodo di ricercare colpe, pensare, riflettere, meditare, ponderare, congetturare, rimurginare… “magari se…” “se avessi…”, “se mi fossi comportata/o così, invece che…” questa è la cosa peggiore che tu possa fare, specialmente nel primo periodo dopo la fine della tua storia. Devi comprendere che, indipendentemente dalle colpe che pensi di avere, l’evoluzione della tua storia sarebbe comunque e ugualmente andata a finire in quel modo. Non fissare un tuo pensiero sull’idea che le colpe da cui deriva la fine del rapporto, siano da imputare a te, alle cose che hai fatto o alle mancanze che hai avuto, altrimenti non riesci a intraprendere il tuo percorso di autoguarigione. Rallenti solo la presa di coscienza. Quando finisce un amore, soprattutto se si è lasciati, soprattutto nella prima fase, chiunque è tentato a compiere una vera e propria analisi di quelle che sono state le cause che hanno portato alla fine. Il più delle volte, se sei stato/a lasciato/a, tende ad attribuirti le colpe, im- putando a propri comportamenti errati la fine della relazione. Questo ti permette di poter sperare che cambiando il tuo comportamento la relazione possa iniziare di nuovo, avendo dall’altro un’altra possibilità. Non vuoi renderti conto che, molto più semplicemente, l’altro/a non ti ama più.
Ricercando le colpe ti blocchi, non fai spazio e il dolore non può passare, non prendi atto che la rottura accaduta è una situazione di cui non è utile capire, in questo momento iniziale, la responsabilità.
# SENZA NON ESISTO = FALSO
Chi, in una relazione, non ha un transfert verso l’altro?
Chi non rispecchia se stesso sul partner, come se quest’ultimo fosse uno specchio?
Tutti. Nessuno escluso!
E’ normale che senza il tuo partner ora ti senta vuoto/a, dentro il nulla. Invece esisti, esisti eccome, ti manca solo un qualcosa attraverso cui rifletterti. L’abbandono ti induce a rompere e sgretolare le abitudini che avevate come coppia, il vostro life project, quindi le tue convin- zioni non fungono più quale base sicura e da rifugio dove poterti cullare e sentire al sicuro, al caldo e immerso/a nell’amore. Cosa accade senza di lui o di lei? Accade che non hai più uno specchio dove riflet- terti e riconoscerti. Immagina la rottura della relazione come la rottura di uno specchio. Il rumore è pungente, tenebroso, il pensiero dei vetri frammentati e taglienti incute timore e raccogliere questi cocci non è semplice, perchè ci si può tagliare. Vetri come rottura del tuo ruolo, o meglio, il ruolo che ti eri costruito/a. Fai attenzione, perchè il tuo mondo non va a pezzi, tu non vai in pezzi, in quanto conservi comunque le tue qualità, i tuoi pregi, le tue potenzialità, la tua unicità e capacità di amare. Ricorda che anche in un piccolo pezzo di specchio riesci a specchiarti, solo non ti vedi completamente. E’ importante che tu focalizzi che da ora puoi gestire di nuovo la tua autonomia e l’opportunità di realizzarti. Quel pezzo di vetro ora puoi reinventarlo per creare, magari, un mosaico bellissimo, colorato, enorme.
Estratto dal libro Ricomincio da me
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